Se i bombardamenti in Siria continueranno al ritmo attuale, “Aleppo est sarà totalmente distrutta entro due mesi o due mesi e mezzo, e migliaia di persone saranno morte mentre noi festeggeremo il Natale”. È quasi un ultimatum l’allarme lanciato nei giorni scorsi da Staffan de Mistura, inviato speciale dell’Onu in Siria, che ha reso noto che dal 25 settembre al 5 ottobre oltre 370 persone – dei quali almeno 120 bambini – sono morte e 1226 ferite a causa dei raid delle ultime due settimane, che hanno colpito anche ospedali e forni nella parte orientale di Aleppo.
È lì che la morsa dei combattimenti continua a stringersi sempre di più, con i governativi di Assad che hanno ormai accerchiato i ribelli e preparano l’attacco finale. Da una parte, quindi, i miliziani qaedisti del Fronte Fatah ash Sham (ex Al Nusra), composto da non più di 900 unità (su 8mila ribelli), che devono lasciare l’area assediata e dirigersi verso Idlib; dall’altra, le forze siriane e russe a cui si chiede di cessare i bombardamenti e permettere il loro passaggio e l’arrivo degli aiuti.
Intanto il segretario di Stato americano, John Kerry, ha annunciato che gli Usa chiederanno una indagine per crimini di guerra commessi in Siria dalla Russia e dal regime siriano. E l’amministrazione statunitense ha accusato ufficialmente Mosca di aver sferrato attacchi hacker contro la campagna elettorale americana. Accuse respinte dal Cremlino che ha replicato che “il sito del governo russo è attaccato tutti i giorni da decine di migliaia di hacker che possono essere ricondotti agli Stati Uniti”.