Roberto Bignoli: un canto ininterrotto per Maria

Quando la malattia, la droga, il carcere vengono sconfitti dall’amore di Dio

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La vita del cantautore Roberto Bignoli è essa stessa testimonianza di fede e amore per la vita e per l’intera umanità. A un anno, contrae la poliomielite e inizia il suo percorso a ostacoli: disabilità, collegi, rancori e chiusura in se stesso. La droga e il carcere sono le conseguenze di questo suo disagio interiore e di questa incapacità di accettarsi totalmente.
Sarà allora l’incontro con la Vergine Maria, a Medjugorje, a infondergli fiducia in se stesso, nel suo talento musicale e la fede in Dio a incoraggiarlo. E da quel lontano 1984 a oggi sono davvero tanti i riconoscimenti ottenuti nella christian music : dodici album, concerti in tutto il mondo, per ben cinque volte insignito del UCMVA, il premio USA della musica cristiana internazionale e vincitore del Golden Graal, dedicato all’evangelizzazione.
La sua canzone Ballata per Maria è la sigla mondiale dell’emittente internazionale Radio Maria. Ed ora è un marito e padre felice e ha ancora tante idee e nuove proposte per diffondere il messaggio di luce, che Maria insegna. A Zenit, l’artista ha raccontato “la sua scommessa del cuore”.
Roberto Bignoli, cosa pensa della Vergine Maria?
La mia prima canzone dedicata a Maria, credo sia l’esatta espressione di cosa penso e sento di Maria come madre mia e dell’umanità. Eccone un estratto: “Se tu sapessi quanto è bello, è il sorriso di Maria, se tu potessi solo vederlo il sorriso di  Maria,  è un sorriso di tenerezza, è un sorriso di bontà [..]; se tu vedessi che splendore sono gli occhi di Maria, se tu vedessi quanta luce negli occhi di Maria, sono occhi che ti cercano, sono occhi che ti chiamano [..].
Qualche strofa per affermare che Maria è veramente quella perla del Paradiso che entra nei cuori e li cambia per portarli a suo figlio Gesù, è quella madre che non ti lascia mai, quell’amore puro che ti chiama; è la persona che ha saputo dire un sì, per sempre, a Dio senza alcun timore, ed è da lei che dobbiamo imparare e attingere forza.
Che idea ha della spiritualità e quanto conta per un musicista?
La spiritualità è una grande fonte di ispirazione per un musicista e artista, ancora di più quando è arricchita dalla preghiera, dai sacramenti e dalla vicinanza alla Chiesa. Assume così un valore aggiunto, perché illumina la vena artistica e gli conferisce quella grazia speciale capace di toccare il cuore delle altre persone.
Qual è la sua opinione su Papa Francesco?
Sicuramente si tratta di un uomo chiamato a un compito arduo: riprendere in mano le redini della Chiesa, in una congiuntura storico-politico sociale sfavorevole.  Si tratta di un Papa molto diverso dai precedenti, talvolta può sconcertare, altre volte disarmare, ma lo fa con uno scopo ben chiaro: adempiere una missione, a noi ancora ignota. In tutta sincerità è per me indelebile il ricordo di un altro Pontefice: Papa Giovanni Paolo II, che ho avuto l’onore di incontrare in quattro occasioni. Porto nel cuore ancora le sue parole e il suo incoraggiamento a diventare testimone del Vangelo nella musica. Con emozione rammento, quando sotto il suo Pontificato, ho inaugurato a Toronto la veglia della GMG. Papa Francesco, invece, lo vidi nel 2014, in compagnia della mia famiglia, per consegnargli in omaggio il mio ultimo libro Il mio cuore canta, edito da Piemme-Mondadori. Lo avevo già incontrato, una prima volta, a Buenos Aires, a un mio concerto per la pastorale giovanile in Argentina, quando era ancora Cardinale.
Ci racconti la storia della sua conversione, in che modo è stato illuminato dalla Vergine?
L’incontro con Maria è stato un incontro semplice, umile, come è lei, in una terra lontana, la Bosnia Erzegovina, nel santuario di Medjugorje, nel 1984. In Italia, si parlava molto delle presunte apparizioni della Madonna lì e allora mosso dalla curiosità, ho deciso di partire, accompagnato da alcuni amici. Una volta arrivato, piano piano ho visto cambiare il cuore – a me non interessava la guarigione fisica ma quella interiore – e chiesi alla Vergine di trasformarmi da uomo indurito dai dispiaceri e dai rancori, a uomo nuovo, capace di amare. Ed è così che ho intrapreso la strada del Vangelo, scoprendo le vere ricchezze spirituali, interiori e il valore autentico della vita. Maria mi ha aiutato a rinascere, a ritrovare il cordone ombelicale che porta alla luce, facendomi capire che l’importante è riporre fiducia in Dio e grazie alla sua intercessione, tutto può succedere. E proseguire così nel percorso della conversione, anche se non è lineare, ma è l’unico che conduce alla vera gioia.
La musica si può definire il linguaggio dell’anima per eccellenza?
Sì, la musica lo è senz’altro. Il talento di saper comporre e suonare è un dono che il Signore mi ha concesso e vorrei usarlo sempre a fin di bene, con spirito missionario, umile e devoto. E quindi anche la musica che compongo è contagiata dal mio spirito di fede, dalla preghiera e assume quella grazia che le consente di entrare più facilmente nel cuore delle persone. Si tratta di un linguaggio universale, arricchito dal messaggio divino, che va a stimolare la fede, la gioia di credere, il desiderio di Dio, diventando uno strumento nelle mani del Signore.
Progetti ai quali sta lavorando, sia in campo musicale che in altro?
Ce ne sono diversi. Un nuovo cd, del quale sto scrivendo i testi e le canzoni insieme a Marco Ferrara, il mio arrangiatore; un progetto cinematografico ispirato alla mia vita: In fondo alla salita e infine una possibile tournée in America Latina e America Centrale.
Ai giovani che non credono in Dio e si rifugiano nei paradisi artificiali, che messaggio vuole dare?
Voglio dirgli che la loro vita è preziosa e che sono chiamati a essere dei protagonisti nel bene. Per essere autentici, bisogna sapersi guardare dentro e cercare il senso della vita. Non è scappando dalla realtà, tramite le droghe, che si trova pace: questi sono solo i tranelli – ispirati dai falsi modelli sociali – che conducono al baratro e alla disperazione. La chiave vincente sta nel sapersi mettere in gioco, per scoprire il bene e nell’avere quindi il coraggio di dire di sì all’amore vero. Quindi cari giovani, se volete amare davvero, cercate la croce: inginocchiatevi davanti al Signore, che tutto ha dato per noi e chiedetegli la grazia. Non vi deluderà e la vostra vita diventerà veramente un dono per voi e per chi vi è accanto. Come è capitato anche a me.

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Rita Ricci

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