A Mogoro, in Sardegna, il lunedì di Pasqua del 1604, don Salvatore Spiga, parroco della chiesa di San Bernardino, stava celebrando la Messa e dopo la consacrazione cominciò a distribuire la Comunione ai fedeli. A un certo punto vide accostarsi alla Comunione anche due uomini, conosciuti da tutti per la vita dissoluta che conducevano.
Il Parroco diede loro la Comunione ed appena questi ricevettero le Particole in bocca, le sputarono a terra sulla pietra della balaustra. I due uomini si giustificarono dell’accaduto dicendo che le Ostie erano divenute bollenti come dei carboni ardenti e gli avevano bruciato la lingua. Poi, presi dai rimorsi per non essersi confessati prima, scapparono via.
Don Salvatore fece raccogliere le sacre Ostie cadute e vide che nella pietra erano rimaste come scolpite, le impronte delle due Particole. Ordinò allora di lavare accuratamente la pietra, sperando che le impronte potessero essere cancellate. Ma ogni tentativo fallì miseramente.
Numerosi storici, fra cui il sacerdote Pietro Cossu e il Padre Casu, descrivono gli accertamenti fatti dal Vescovo del tempo, Monsignor Antonio Surredo, e dai suoi successori.
Tra i documenti più importanti che confermano il Miracolo, abbiamo l’atto pubblico rogato dal notaio Pedro Antonio Escano il 25 maggio 1686, con cui il Rettore di Mogoro stipulò un contratto per l’erezione di un tempietto di legno dorato sulla sommità dell’altare maggiore, tempietto che alla base doveva contenere una cavità per accogliervi la «pietra del Miracolo», la quale doveva essere conservata racchiusa entro una decorosa scatola e collocata in modo da poter essere vista dai fedeli. La pietra presenta ancora oggi le impronte rotonde delle due Ostie.
***
Per approfondire il tema dei Miracoli Eucaristici, è possibile visitare il sito del Servo di Dio Carlo Acutis: http://www.miracolieucaristici.org/
Disponibile il libro “I miracoli eucaristici nel mondo” (ed. Shalom, 2016): http://www.editriceshalom.it/it/shop/i-miracoli-eucaristici.html
Il Parroco diede loro la Comunione ed appena questi ricevettero le Particole in bocca, le sputarono a terra sulla pietra della balaustra. I due uomini si giustificarono dell’accaduto dicendo che le Ostie erano divenute bollenti come dei carboni ardenti e gli avevano bruciato la lingua. Poi, presi dai rimorsi per non essersi confessati prima, scapparono via.
Don Salvatore fece raccogliere le sacre Ostie cadute e vide che nella pietra erano rimaste come scolpite, le impronte delle due Particole. Ordinò allora di lavare accuratamente la pietra, sperando che le impronte potessero essere cancellate. Ma ogni tentativo fallì miseramente.
Numerosi storici, fra cui il sacerdote Pietro Cossu e il Padre Casu, descrivono gli accertamenti fatti dal Vescovo del tempo, Monsignor Antonio Surredo, e dai suoi successori.
Tra i documenti più importanti che confermano il Miracolo, abbiamo l’atto pubblico rogato dal notaio Pedro Antonio Escano il 25 maggio 1686, con cui il Rettore di Mogoro stipulò un contratto per l’erezione di un tempietto di legno dorato sulla sommità dell’altare maggiore, tempietto che alla base doveva contenere una cavità per accogliervi la «pietra del Miracolo», la quale doveva essere conservata racchiusa entro una decorosa scatola e collocata in modo da poter essere vista dai fedeli. La pietra presenta ancora oggi le impronte rotonde delle due Ostie.
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