Lettura
Sempre nel contesto dell’insegnamento sulla preghiera, e dopo il Padre nostro – che è il cuore di questo insegnamento –, nel brano di oggi, con il racconto di questo ospite che noi abbiamo definito “inopportuno”, Gesù ci insegna la perseveranza e la fiducia. Come sempre, a partire dal comportamento di noi uomini, il Signore ci vuole aiutare a capire, invece, quanto di più e di meglio fa Dio per noi, cosa ci dà di buono e come ce lo dà con gioia e generosità.
Meditazione
Il Vangelo di oggi ci propone un ulteriore insegnamento sulla preghiera cristiana. Per fare questo Gesù si serve di un racconto che analizza tutta una serie di relazioni. Esse ci aiutano a capire meglio cos’è la preghiera secondo Dio, e non secondo noi. È una relazione di amicizia: tra uno di noi e un amico che giunge all’improvviso a mezzanotte. È la relazione tra un padre e suo figlio: un padre che dà sempre, e non può che dare cose buone al figlio. È soprattutto la relazione tra il Padre celeste e ciascuno di noi, che dà quanto di meglio ci può donare, perché non ci dà cose ma Se Stesso. La prima relazione è attraversata da una difficoltà. L’amico non è atteso, giunge a mezzanotte, la porta è chiusa, tutti sono a letto e per le condizioni di allora era difficile alzarsi, aprire e dare il pane richiesto. Alla fine, più che l’amicizia può l’insistenza o il fastidio. Per questo ci viene comandato di chiedere, cercare, bussare con insistenza e perseveranza, per ricevere una risposta e avere aperta la porta. Nella seconda relazione, emerge la bontà del padre terreno che dà sempre cose buone al figlio. Nella terza relazione è in azione, invece, Dio, il Padre celeste. E allora interviene quel quanto più che fa sempre la differenza tra l’uomo e Dio, tra ciò che diamo noi e ciò che dona Lui. Quanto più Dio è buono e ci dà sempre cose buone, quanto più Dio è disponibile, ci ascolta, ci apre e ci risponde. Quanto più Dio sa di cosa abbiamo veramente bisogno e ci dà sempre, accanto o al posto di quello che gli chiediamo noi, sicuramente il suo Santo Spirito: il massimo che possiamo ricevere. Perché lo Spirito ci fa capire quanto Egli si prenda cura di noi, e con quanto amore ci nutre anche attraverso quella storia che spesso non capiamo.
Preghiera:
Signore, insegnaci a pregare come sai fare tu e come vuoi che facciamo noi. Insegnaci a chiedere, a cercare e a bussare alla tua porta con perseveranza e fiducia, ma soprattutto con amore. Insegnaci a domandare, ad attendere e ad accogliere non solo quanto ti chiediamo, ma il fuoco e la forza del tuo Santo Spirito. E fa’ che lo facciamo sempre, e innanzitutto con il cuore.
Agire:
Se Dio mi dà sempre cose buone, anch’io voglio dare anche solo un po’ di amore in più a chi penso non lo meriti, o non posso aiutare in altro modo.
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Meditazione a cura di mons. Calogero Peri, vescovo di Caltagirone, tratta dal mensile MessaMeditazione, per gentile concessione di EdizioniART. Per abbonamenti: info@edizioniart.it.
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Nel segno dello Spirito
Meditazione della Parola di Dio di giovedì 6 ottobre 2016 – XXVII settimana del Tempo Ordinario