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La Polonia a difesa della vita

Ampio sostegno popolare alla proposta di legge per il divieto totale di aborto. Soprattutto i giovani sostengono l’iniziativa che vuole anche aiutare le madri in difficoltà

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Mentre pure San Marino abdica alla difesa del bambino non ancora nato, la Polonia lancia una proposta di legge per abolire totalmente l’aborto.
La cosa non è molto gradita alle istituzioni europee che stanno pensando a come reagire a questa alzata di testa polacca, nonostante ogni Stato membro sia sovrano su certi temi.
Una musica fuori dal coro dei 27 Paesi Ue dove l’aborto è lecito, anche se con limiti diversi, esclusa Malta.
Gregor Puppînk, presidente dell’European Centre for Law and Justice (Eclj) e membro  del comitato esecutivo della Federazione ONE of Us, segnala un recente studio del prof. Marcin Kulczik, ricercatore di Eclj, su questa proposta di legge, frutto di un’iniziativa popolare.
“L’iniziativa legislativa dei cittadini per la totale abolizione dell’aborto” chiarisce Puppînk citando il sommario dello studio, “consegnata al Parlamento polacco il 5 luglio 2016, ha come fine quello di assicurare a tutti i bambini, prima e dopo la nascita, eguali diritti e la protezione della vita e della salute”. Ne scaturisce una conseguenza inevitabile: il divieto di aborto.
Le argomentazioni sui cui si basa la proposta di legge sono solide, secondo Kulczik: la Costituzione polacca e la giurisprudenza del Tribunale Costituzionale. La proposta di legge “intende dare una definizione legale di bambino concepito e di momento del concepimento”, spiega Puppînk. Così il nascituro “può essere considerato come paziente alla luce delle leggi sui diritti del malato”.
L’intento dell’iniziativa è quello di modificare la legge del 7 gennaio 1993 sulla pianificazione familiare, la protezione del feto umano e le condizioni per terminare la gravidanza e il codice penale del 1997.
“Vogliamo che la Polonia raggiunga il gruppo di Paesi dei 2/3 del mondo che oggi proteggono il nascituro meglio di noi”, ha dichiarato Jerzy Kwaśniewski uno degli autori del progetto di legge. “Effettivamente gli standard di protezione della vita umana sono più alti in 123 Paesi (sui 196 esistenti) che in Polonia”, scrive Kulczik.
Il disegno di legge propone la rimozione delle tre circostanze in cui attualmente è permesso l’aborto, in applicazione del principio di proporzionalità. È garantito l’aborto come “trattamento medico necessario per salvare la vita della madre, anche se le conseguenze fossero fatali al bambino”. Si suggerisce anche la re-introduzione di una norma sanzionatoria per l’aborto illegale, a condizione della non punibilità totale o di una punibilità assai mitigata per la madre.
“Il disegno di legge” evidenzia Puppînk “non è focalizzato soltanto sul divieto di aborto ma anche sul dovere positivo delle autorità pubbliche verso le famiglie, particolarmente verso le madri, coinvolte in gravidanze problematiche”. L’iniziativa propone di garantire  un sostegno statale alle famiglie con figli portatori dì handicap e a quelle dove i bambini sono stati concepiti in situazioni problematiche.
Vengono proposte regolamentazioni pratiche a livello statale per l’assistenza. Di conseguenza “fanno da contraltare all’attuale offerta abortiva, lo sviluppo della cura perinatale, di quella pediatrica a casa, l’assistenza materiale e psicologica e le procedure che danno la possibilità di adottare”, sottolinea Puppînk.
“Questa attitudine positiva in favore della vita umana si sposa con le numerose e concrete iniziative dirette a sostenere le famiglie in circostanze difficili”, afferma Puppînk. Inoltre, “nell’Agenda del governo polacco c’è il Programma Nazionale per la Procreazione che intende istituire la cura generale della salute riproduttiva, inclusi i metodi di procreazione maturale come la NaProTechnology”.
“Il futuro di questo progetto di legge sull’aborto dipende dal Parlamento polacco. Dopo la prima lettura, la proposta è stata mandata alla Commissione di Giustizia e Diritti Umani il 23 settembre scorso, qui sarà ulteriormente discussa”, continua Puppînk. Quindi la versione finale potrebbe esser sostanzialmente differente dal progetto iniziale.
L’aborto in Polonia è stato introdotto per le donne polacche per la prima volta dal regime nazista di Hitler durante l’occupazione della Polonia tra il 1943 e il 1945. Viene poi legalizzato dal regime comunista nel 1956, che lo permette su indicazioni mediche, in caso di violenza, in caso di condizioni di vita difficili. “In pratica l’aborto era permesso a richiesta”, commenta Kulczik.
Il fatto che l’aborto, in quanto tale, venga introdotto da due regimi (la Russia comunista nel 1920 è stato il primo Paese in assoluto ad introdurre l’aborto) dovrebbe fare riflettere.
“Attualmente la legge polacca ammette l’aborto in tre circostanze: quando la vita o la salute della donna sono messe in pericolo se la gravidanza prosegue, quando la gravidanza è la conseguenza di un’azione criminosa, quando il feto è seriamente malformato”, spiega Kulczik.
Questa legge del 1993 è a sua volta il “frutto di un grande sforzo per il rispetto della vita umana fin dal concepimento, ispirato e supportato particolarmente dalla Chiesa cattolica durante il papato di Giovanni Paolo II”, ricorda Kulczik. Presentata spesso come un “compromesso “, la legge del 1993 secondo l’Eclj è stato un primo passo verso la protezione onnicomprensiva della vita umana, dal concepimento alla morte naturale.
“Sfortunatamente l’aborto è presentato troppo spesso come unica soluzione”, sottolinea Kulczik. Dal 2000 al 2014 l’aborto in Polonia è aumentato da 139 aborti a 971 annui.
Kulczik ritiene che le elezioni polacche dell’ottobre 2015 che hanno portato ad un cambiamento sostanziale del panorama politico, abbiano creato il terreno favorevole per questa proposta di legge e per le iniziative a favore della famiglia.
L’iniziativa legislativa cittadina è una forma di democrazia partecipativa, prevista dall’art.118 par.2 della Costituzione polacca. Una legge può essere introdotta da un gruppo di almeno 100mila cittadini aventi diritto di voto. La proposta viene inviata al Sejm che è la “Camera bassa” del Parlamento polacco. Per questa iniziativa a difesa del nascituro le firme raccolte sono state oltre mezzo milione.
La bozza e la base giuridica di questo atto sono state preparate da Ordo Juris insitute For Legal Culture in collaborazione con un dispiegamento di associazioni pro famiglia e pro vita. “La notizia dell’istituzione di un comitato per l’iniziativa legislativa ‘Stop Aborcji’ (Basta aborto, ndr) è stata presentata il 14 marzo scorso al Sejm”, si legge nell’introduzione dello studio di Kulczik. Nasce da lontano questa proposta di legge, perché le associazioni pro vita e non solo polacche sono state molto attive fin dal 1989 nel proporre studi e iniziative a favore del riconoscimento del diritto del bambino prima e dopo la nascita.
I movimenti pro-vita sono stati incoraggiati nel proseguire il loro lavoro anche dalle parole dell’attuale presidente, Andrzej Duda, che nel discorso tenuto durante la campagna elettorale del 2015 disse: “L’assoluta protezione della vita, specialmente dell’indifeso, il bambino non ancora nato, deve essere introdotta in Polonia. Questo richiede tempo ma non è possibile alcun compromesso… Per me la difesa della vita è parte della difesa della società polacca, della difesa della famiglia polacca. Non ci può essere la Polonia senza una generazione di polacchi. Inoltre ognuno deve avere la possibilità di nascere. Non c’è discussione. Io sono un forte difensore della protezione della vita”.
La popolazione polacca sembra essere sempre più in linea con queste dichiarazioni del suo presidente. Lo rivela un sondaggio del marzo 2016 della Cbos, Centro Ricerca sull’Opinione Pubblica, secondo cui il sostegno all’aborto in tutti i tre casi è sceso dal 1992 ad oggi: dal 71 al 53% in caso di aborto per malformazioni del feto; dall’88 all’80% quando la vita della donna è minacciata; dall’80 al 73% in caso di violenza o incesto”. L’81% dei polacchi ritiene inaccettabile l’aborto a richiesta. Un altro sondaggio, condotta dalla Ibris, Istituto per la ricerca sociale e di mercato, che chiedeva espressamente l’opinione sul divieto assoluto di aborto, escluso il pericolo di vita della madre, ha dato questo risultato: il 58,4% dei polacchi (donne 57,9%, uomini 59,5%) è d’accordo con la totale abolizione dell’aborto, mentre solo il 30% è contrario. I maggiori sostenitori dell’iniziativa sono stati i giovani che si sono espressi al 79,2% a sostegno di “Stop Aborcji”. Dati importanti, che indicano un cambiamento di rotta di una società. Certo Giovanni Paolo II, il “Papa della Vita”, in tutto questo ha qualche ruolo.

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Elisabetta Pittino

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