Durante il secondo Conflitto mondiale e l’occupazione tedesca che in Polonia durò lunghi cinque anni (1939-45), il giovane Karol Wojtyła lavorava nella fabbrica chimica “Solvay” nel quartiere di Cracovia chiamato Borek Falecki, non lontano dalla collina dove si trovava il cimitero delle Suore della Beata Vergine Maria della Misericordia.
Si fermava lì per pregare presso la tomba di suor Faustina Kowalska morta nel 1938, un’umile suora polacca a cui nel 1935 Gesù ha comandato di predicare il messaggio della misericordia di Dio al mondo. Wojtyła ha continuato le sue visite al santuario di Łagiewniki da sacerdote, da vescovo e da cardinale. Spesso pronunciava omelie sulla Divina Misericordia.
Nel 1965 l’arcivescovo Wojtyła inaugurò il processo informativo relativo alla vita e alle virtù di Faustina Kowalska, dopo di che nel 1968 iniziò a Roma il processo di beatificazione.
Il processo si concluse nel 1992 quando l’arcivescovo che lo iniziò era già Papa. Il 18 aprile del 1993, sulla piazza di San Pietro Giovanni Paolo II ha beatificato suor Faustina e il 30 aprile 2000, anno del grande Giubileo del 2000, l’ha canonizzata.
Il messaggio della Divina Misericordia era molto caro a Giovanni Paolo II e divenne come il filo d’oro del suo pontificato. Il Papa ritenne tale messaggio così importante che decise di consacrargli la sua seconda Enciclica, “Dives in Misericordia” (Dio ricco di misericordia).
Perché il mondo di oggi ha bisogno della Divina Misericordia e gli uomini di tutto il mondo, dalla profondità delle loro sofferenze fisiche e spirituali, delle loro ansie e paure, implorano la misericordia del Padre. Per questo motivo Giovanni Paolo II creò a Łagowniki un santuario della Divina Misericordia dove il 17 agosto 2002 affidò il mondo intero alla Misericordia di Dio. Chiese anche di fondare un simile santuario a Roma nella chiesa di Santo Spirito in Sassia, a due passi dal Vaticano.
Il Papa della Misericordia morì sabato 2 aprile 2005 alle ore 21,37 proprio alla vigilia della domenica della Divina Misericordia. Per me era un momento drammatico, perché quando scompare una persona che per 25 anni (il periodo del mio lavoro in Vaticano) era stato il mio Papa e anche un padre e un punto di riferimento sicuro, lascia un grande vuoto. Io tentavo in vari modi di riempirlo.
Anche intervistando le persone che gli sono state vicine. E così è nato un libro con le interviste degli amici di lunga data di Karol Wojtyła, con i suoi collaboratori, con i testimoni del suo lungo e straordinario pontificato ed anche con le persone che in vario modo erano legate al processo di beatificazione e canonizzazione del Pontefice.
Quando il libro era pronto mi sono reso conto che mancava l’intervista con il più stretto e fidato collaboratore di Giovanni Paolo II, il card. Joseph Ratzinger, allora Prefetto della Congregazione della Dottrina della Fede. Per dire la verità, all’inizio ero perplesso nel chiedere un contributo al Papa emerito per rispettare la sua “clausura” ma mi rendevo conto che senza la sua testimonianza, il libro sarebbe rimasto incompleto. Così ho insistito. Ma la mia era una “felix culpa” grazie alla quale possiamo oggi leggere un bellissimo testo, profondo e commovente.
Il libro è intitolato “Accanto a Giovanni Paolo II. Gli amici e i collaboratori raccontano” ed è stato pubblicato dalle Edizioni Ares, di Milano.
La frase di Benedetto XVI che mi ha colpito di più riguarda la santità di Papa Wojtyla: “Che Giovanni Paolo II fosse un santo, negli anni della collaborazione con lui mi è divenuto di volta in volta sempre più chiaro”.
Giovanni Paolo II - Wikimedia Commons
Il Papa della Divina Misericordia
Giovanni Paolo II raccontato da 22 testimoni