Alla Stazione di Trento aspettava il treno con me un giovane di colore che, con sorprendente naturalezza, teneva in mano e faceva scorrere fra le dita, con abilità e speditezza, una grande “corona”. Mi incuriosiva che un giovane tenesse in mano, senza ostentazione, né imbarazzo alcuno, uno strumento di preghiera. Mi avvicino e, guardandolo con simpatia, gli domando cosa avesse in mano e che cosa stesse mormorando con le labbra.
“Una corona di 99 grani”, mi risponde. Poi mi precisa che la tiene in mano il più a lungo possibile, per pregare. Confessa che, stringendo grano dopo grano, la gira varie centinaia di volte al giorno. Con un atteggiamento di chi sta facendo la cosa più ovvia al mondo, aggiunge che lui è musulmano, nato da una famiglia, da tanto tempo ben radicata nella religione islamica.
Alle mie domande risponde che si chiama Abramo, ha 29 anni, è laureato in ingegneria ed in lingue; e il suo lavoro è di ricercatore in una università italiana. Visto che il rapporto con lui si faceva sempre più semplice, capii che gli potevo liberamente rivolgere domande ancor più personali.
“Cosa dici ad ogni grano che ti passa tra le dita e per centinaia di volte al giorno?”. Il suo volto si fa particolarmente luminoso, quasi a tradire la soddisfazione di poter manifestare anche la sua anima. “Mi rivolgo a Dio e gli dico per una corona intera: “Dio mio perdonami…Dio mio perdonami”.
Oppure per un altro giro di corona ripeto: “Ti ringrazio e ti lodo mio Dio…Ti ringrazio e ti lodo mio Dio.” Questa è la mia giaculatoria preferita, perché quando prego, e prego più a lungo possibile, quasi unicamente ringrazio. Svegliandomi…subito gli dico: grazie! Da Lui riceviamo la vita sempre e tutto il resto.”
Poi, quasi a coinvolgermi nella sua certezza appassionata, afferma che bisogna pregare molto…; la preghiera ti dà tanta pace, ti infonde coraggio per andare avanti. “Io – soggiunge – prego per me, ma mi sembra molto importante pregare per gli altri”.
Conclude dicendomi che “la preghiera fa bene a tutti gli uomini, perché tutti, musulmani, buddisti, ebrei, cattolici, siamo tutti figli dello stesso Padre”. L’arrivo del treno ci divise. Lo salutai con un sorriso riconoscente: “Grazie, Abramo! Mi hai insegnato a pregare”.
Ciao Padre Andrea Panont
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Grazie, Abramo!
La preghiera fa bene a tutti gli uomini, perché tutti, musulmani, buddisti, ebrei, cattolici, sono figli dello stesso Padre