Non poteva mancare la domanda sulla teoria del gender e quella sulla denuncia di “una guerra mondiale contro la famiglia”, espressa durante il viaggio in Georgia e Azerbaigian, nell’intervista concessa dal Papa agli oltre 70 giornalisti che lo accompagnavano sul volo di ritorno da Baku. Parole forti, quasi inedite in questa durezza sulla bocca del Pontefice, il quale ha voluto tuttavia specificare che tali accuse esulano da qualsiasi condanna contro persone omosessuali e transessuali che Bergoglio invita anzi ad accogliere e accompagnare, come egli stesso ha fatto da sacerdote, da vescovo e ora da Papa. Insieme a questi temi, affrontati durante il colloquio anche quelli del conflitto nel Nagorno-Karabakh, delle elezioni presidenziali negli Usa e dei rapporti con la Cina, dei suoi candidati ideali ai Premi Nobel per la Pace e della beatificazione di padre Hamel, come pure dei prossimi Concistori, dei prossimi viaggi allo studio (Fatima, India e Bangladesh) e della prossima visita ai terremotati del Centro Italia.
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Gender, una “cattiveria” sotto forma di indottrinamento
La curiosità dei cronisti si concentra subito sul discorso a braccio pronunciato dal Papa durante l’incontro di sabato con clero, sacerdoti e religiosi nella Chiesa dell’Assunzione, a Tbilisi. In esso Bergoglio stigmatizzava duramente il gender come “il grande nemico del matrimonio”. Un’affermazione mirata contro questa subdola teoria che si insinua nelle case e nelle scuole, che il Pontefice definisce nel colloquio “indottrinamento” e “colonizzazione ideologica”, ma che non include un’accusa alle persone omosessuali. “Io – spiega infatti il Papa – ho accompagnato nella mia vita di sacerdote, di vescovo e anche di Papa persone con tendenze e pratiche omosessuali. Le ho avvicinate al Signore. E mai le ho abbandonate. Le persone si devono accompagnare come le accompagna Gesù. Quando una persona con questa condizione è davanti a Gesù, Gesù non la manda via perché è omosessuale. Quello che ho detto è quella cattiveria che oggi si fa con l’indottrinamento della teoria del gender”.
L’accusa del Pontefice nasce da un’esperienza personale: l’incontro con una famiglia francese, dove il papà raccontava che a tavola, parlando con i figli, aveva chiesto al bambino di 10 anni cosa volesse fare da grande. “La ragazza” aveva risposto il piccolo; così i genitori hanno scoperto che anche nel collegio del figlio si studiava la teoria del gender. “Questo è contro le cose naturali”, afferma Francesco, “una cosa è una persona che abbia questa tendenza, o che cambia il sesso, un’altra cosa è fare l’insegnamento nelle scuole su questa linea per cambiare la mentalità. Io chiamo questo ‘colonizzazione ideologica’”.
“Ho ricevuto un trans in Vaticano. Queste persone vanno accompagnate e integrate”
A proposito di cambi di sesso e di una pastorale di misericordia, Bergoglio racconta di aver ricevuto lo scorso anno la lettera di un ragazzo spagnolo che gli riportava la sua vita sin dall’infanzia. Si trattava in realtà di una ragazza che “ha sofferto tanto perché si sentiva ragazzo” e che per questo aveva fatto l’intervento. In seguito si era rivolto al vescovo che “lo ha accompagnato tanto, ‘perdeva’ tempo per accompagnare quest’uomo”. In seguito si era sposato, aveva trovato un lavoro e cambiato identità civile e abitazione. In quel quartiere il nuovo parroco nel vederlo passare gridava dal marciapiede: “Andrai all’inferno”. Un giorno, il transgender ha scritto al Papa dicendo che sarebbe stata “una consolazione” incontrarlo con la sua sposa. “Li ho ricevuti ed erano contenti”, spiega Francesco, perché “la vita è la vita e le cose si devono prendere come vengono, ma il peccato è peccato. Le tendenze o gli squilibri ormonali creano tanti problemi e dobbiamo essere attenti a non dire: ‘È tutto lo stesso’, no! Ma ogni caso va accompagnato e integrato. Questo è quello che farebbe Gesù oggi”. Bergoglio però chiarisce coi cronisti: “Per favore, non dite: ‘Il Papa santificherà i trans’… Già vedo i titoli dei giornali. Voglio essere chiaro: è un problema di morale, umana, e si deve risolvere come si può, sempre con la misericordia di Dio, con la verità, leggendo tutta l’Amoris Laetitia, ma sempre col cuore aperto”.
Il divorzio sporca l’immagine di Dio. Oggi tante ‘filosofie’ contro la famiglia
Nello stesso discorso ai consacrati, Bergoglio aveva parlato anche del divorzio come qualcosa che “sporca l’immagine di Dio” di cui a farne le spese sono, oltre alla coppia, soprattutto i bambini. Frasi che sembrano stridere con gli orientamenti emersi nei due Sinodi e l’afflato alla misericordia quale priorità di ogni pratica pastorale. Non è così: “È tutto nell’Amoris Laetitia quando si parla di matrimonio come unione tra uomo e donna come immagine di Dio…”, sottolinea il Santo Padre. Che non manca di rilevare come oggi una certa cultura, certe filosofie e “tanti problemi non ben gestiti” infondono nell’animo umano idee tipo: “Quando mi stanco ne faccio un altro, e poi mi faccio un terzo e poi mi faccio un quarto…”. Proprio questa è la “guerra mondiale contro la famiglia” indicata dal Papa, che chiede di “essere attenti a non lasciare abitare in noi queste idee”, perché quando si distrugge il sacramento del matrimonio “si sporca o si oscura l’immagine di Dio”. Poi è vero che “le debolezze umane esistono e i peccati esistono”; tuttavia, “l’ultima parola non ce l’ha il peccato, ma la misericordia. C’è la rottura, ma anche la redenzione e la cura”, afferma Francesco.
Clinton-Trump: “Studiare bene le proposte, pregare e scegliere in coscienza”
“Il Papa non s’immischia con la politica” aveva detto una volta, sempre in aereo. Per questo, alla domanda su chi un cattolico degli Stati Uniti dovrebbe votare alle presidenziali tra due candidati come Clinton e Trump, con posizioni così distanti da quelle della Chiesa, si limita a dire: “C’è difficoltà nell’uno e nell’altro. Ma in campagna elettorale non dico mai una parola, il popolo è sovrano”. Quello che il Papa raccomanda è però di “studiare bene le proposte, pregare e scegliere in coscienza”. In ogni caso, “quando in un Paese qualsiasi ci sono due, tre, quattro candidati che non danno soddisfazione a tutti, significa che la vita politica di quel paese forse è troppa politicizzata ma non ha troppa cultura politica. Uno dei lavori della Chiesa è insegnare ad avere cultura politica”.
Nagorno Karabakh: “Dialogo sincero o sottomettersi al giudizio di un tribunale internazionale”
In tema di politica, al Vescovo di Roma viene sottoposta la spinosa questione del Nagorno Karabakh. “Credo che l’unico cammino è il dialogo” dice in merito, “il dialogo sincero, faccia a faccia, senza accordi sottobanco… e se non si può arrivare a questo almeno avere il coraggio di andare ad un tribunale internazionale, all’Aia per esempio, e sottomettersi al giudizio internazionale. Non vedo altro”. L’alternativa è sennò la guerra che, ribadisce il Papa, “distrugge sempre” e con la quale “si perde tutto”. I cristiani, da parte loro, hanno anche l’arma della preghiera: “Pregare per la pace – incoraggia Francesco – perché questi paesi intraprendano questo cammino di dialogo, di negoziato o di andare ad un tribunale internazionale”.
Ecumenismo. Le discussioni dottrinali ai teologi, al popolo la preghiera
La stessa intensa preghiera, il Santo Padre la chiede per il progredire del dialogo ecumenico. “Le discussioni lasciamole ai teologi”, dice rispondendo ad una domanda sulle differenze con la Chiesa ortodossa. “Noi popolo dobbiamo pregare gli uni per gli altri” e “lavorare insieme per i poveri, per i migranti… Facciamo le cose del bene per gli altri, insieme, questo possiamo farlo. Questo è il cammino dell’ecumenismo, non solo il cammino della dottrina che è l’ultimo se arriverà alla fine”.
Visita ai terremotati e viaggi nel 2017
Sfogliando l’agenda dei suoi prossimi appuntamenti, Papa Bergoglio ribadisce che andrà presto in visita dai terremotati del Centro Italia (seppur non abbia ancora scelto una data tra le tre proposte) e che lo farà “privatamente da solo, come sacerdote, come vescovo e come Papa” per sentirsi vicino alla gente. Poi conferma che quasi sicuramente si recherà in Portogallo, a Fatima, in India e in Bangladesh nel 2017. Previsto anche un nuovo viaggio in Africa ma “non è ancora sicuro il posto”. Dipende dal clima e dalle guerre.
Viaggio in Colombia: “Dipende dal referendum…”
Incerta invece la visita in Colombia, scenario, lo scorso 26 settembre, della firma di uno storico Accordo di pace tra Governo e Farc. “Ho detto che se il processo di pace riesce, quando tutto sarà blindato, se vince il plebiscito, quando tutto sia sicuro e non si può tornare indietro, potrei andare. Ma se è instabile no. Tutto dipende da quello che dice il popolo, che è sovrano”, informa il Pontefice. (La risposta è stata data prima di conoscere il risultato del plebiscito ndr)
“Mi piacerebbe andare in Cina, ma non bisogna fare le cose in fretta”
Per quanto riguarda la Cina rimarca invece: “Mi piacerebbe andare, ma non penso ancora… Si parla, ci sono delle commissioni, io sono ottimista. Le relazioni tra Vaticano e Cina si devono fissare in un buon rapporto, ci vuole tempo. Le cose lente vanno bene, quelle fatte in fretta non vanno bene. Il popolo cinese ha la mia stima”.
Prossimi cardinali: “Ci sono 13 posti. Li farò un po’ dappertutto perché la Chiesa è in tutto il mondo”
Al Papa viene chiesto anche quando creerà i nuovi cardinali e quali criteri seguirà per le nomine. “I criteri saranno gli stessi dei due Concistori precedenti” è la risposta. “Li farò un po’ dappertutto perché la Chiesa è in tutto il mondo. Sto ancora studiando i nomi. La lista è lunga ma ci sono soltanto 13 posti. Mi piace che si veda nel collegio cardinalizio l’universalità della Chiesa, non soltanto il centro europeo. Dappertutto, nei cinque continenti. Potrà essere alla fine dell’anno, ma c’è il problema dell’Anno santo, o all’inizio dell’anno prossimo”.
Padre Jaques Hamel Beato? “L’intenzione c’è”
Francesco precisa anche la dichiarazione di poche ore fa del vescovo di Rouen, secondo il quale il Pontefice avrebbe autorizzato il processo di beatificazione di padre Jaques Hamel, il parroco sgozzato dai terroristi, derogando l’attesa di 5 anni. “Ho parlato col cardinale Amato (prefetto della Congregazione per le cause dei santi, ndr), faremo degli studi”, spiega Bergoglio. “L’intenzione è fare le ricerche necessarie per vedere se ci sono le ragioni per farlo Beato. Si devono cercare testimonianze, non perdere le testimonianze fresche, quello che ha visto la gente”.
Pace. “Bambini e invalidi sotto le bombe: un peccato contro Cristo!”
L’ultima domanda è sul prossimo premio Nobel per la Pace che conta circa 300 candidati: dal popolo dell’isola di Lesbo ai caschi bianchi della Siria, dai volontari che tirano fuori la gente dalle macerie al presidente della Colombia e il comandante delle Farc. Il Papa chi spera che vinca? “C’è tanta gente che vive per fare la guerra, per la vendita delle armi, per uccidere. Ma anche c’è tanta gente, tanta, tanta che lavora per la pace. Non saprei dire quale persona scegliere fra tanta gente, è difficile”, replica Francesco.
E auspica “che a livello internazionale ci sia un ricordo, una riconoscenza, una dichiarazione sui bambini, sugli invalidi, sui minorenni, sui civili morti sotto le bombe delle guerre. Credo che quello sia un peccato! – rimarca – Un peccato contro Gesù Cristo, perché la carne di quei bambini, di quella gente ammalata, di quegli anziani indifesi, è quella di Gesù Cristo. Bisognerebbe che l’umanità dicesse qualcosa sulle vittime delle guerre. Gesù ha detto, su coloro che fanno la pace, che sono beati. Ma dobbiamo dire qualcosa sulle vittime delle guerre: buttano una bomba su un ospedale e su una scuola e fanno tante vittime!”.