Tutti lavorano, ma nessuno se ne sente particolarmente coinvolto. Alla loro non tenera età non guardano avanti verso un obiettivo, ma si preoccupano sopratutto di non negarsi nuove esperienze. Il simbolo principe di tali incipienti responsabilità costituito dall’impegno di gestire un figlio appena nato, come succede a Adriano (Giorgio Pasotti), che non riesce a condividere con la sua donna le notti di pianto del loro frugoletto e decide di risolvere i suoi problemi unendosi ad altri amici per un lungo viaggio in Africa.
Similmente Carlo (Stefano Accorsi), che vive da tre anni con Giulia (Giovanna Mezzogiorno), ora incinta (sul matrimonio poi si vedrà sente che lo slancio iniziale si è allentato; ecco che non perde occasione per accettare l’ infatuazione di una liceale diciottenne che lo vede come il suo idolo, il suo “unico amore”.
Il riferimento ad American Beauty è palese, ma fra i due vi sono profonde differenze: nel film americano prevale il cinismo, l’egoismo estremo di persone che non si incontrano più, troppo chiuse nel loro egoismo. Nel film di Gabriele Muccino siamo ancora a metà strada: il protagonista va dove la passione lo porta ma è altrettanto forte la lacerazione dell’amore violato, della fedeltà lacerata.
Questo vagare nelle passioni senza bussola, questa fragilità dell’esistere, è espresso anche fisicamente: tutti questi giovani sono molto nervosi, pronti all’ira, pronti a scattare ed a perdere la pazienza.
“A che serve la fedeltà?” dice Alberto (Marco Cocci) Carlo: tu hai seguito la passione per una ragazza più giovane ed hai fatto bene: solo la fedeltà è noia. Vi sono tuttavia alcuni momenti dove si intravede l’ uscita da questa perenne adolescenza:: Carlo, tornato da Giulia, le chiede perdono e la prega di insegnargli ad essere forte; un’altra coppia di amici, gli unici che si sono serenamente sposati, gli chiariscono: il vero eroismo è accettare di vivere le piccole cose di ogni giorno.
Sono piccoli accenni di risposta alla domanda che si pone il padre di Giulia: “se da tanti millenni la gente si sposa, qualche ragione ci deve pur essere”