La realtà politica, sociale e religiosa dell’Azerbaigian presenta molte analogie con quella della Georgia: 25 anni di indipendenza, paese multietnico, pluralismo religioso, difficile cammino verso la stabilità e l’unità. Tutte realtà messe in rilievo da Papa Francesco nella seconda tappa della sua visita nel paese caucasico.
Dopo aver pranzato presso il Centro Salesiano di Baku, il Santo Padre si è trasferito in automobile al Palazzo Presidenziale di Ganjilik, per la cerimonia protocollare di benvenuto, dove è stato accolto dal presidente della Repubblica dell’Azerbaigian, Ilham Heydar Aliyev.
Ascoltati gli inni nazionali nel piazzale d’ingresso, i due capi di stato sono entrati nella Sala Dorata dell’edificio, per l’incontro privato, conclusosi con la presentazione dei familiari del presidente il rituale scambio dei doni. Al presidente, il Pontefice ha fatto omaggio di una copia della medesima stampa già donata al presidente georgiano, mentre alla consorte ha regalato un manufatto proveniente dal Messico in rame, tornito e martellato a mano, con, al lato, due tucani, in diverse posture, d’ottone, laminati con la malachite.
Terminata la visita di cortesia, il Papa si è recato in automobile per una breve visita al Monumento ai Caduti per l’indipendenza di Baku, dove ha deposto dei fiori, alla presenza del sindaco della capitale.
Si è poi tenuto l’incontro con i rappresentanti delle Istituzioni, del Corpo Diplomatico e della Società civile, presso il Centro “Heydar Aliyev” di Baku. Ascoltato l’indirizzo di saluto di Ilham Heydar Aliyev, Francesco ha ringraziato la coppia presidenziale per avergli dato la possibilità di contraccambiare la visita da loro compiuta lo scorso anno in Vaticano.
Il Pontefice ha espresso “ammirazione per la complessità e la ricchezza” della cultura azera, “frutto dell’apporto dei tanti popoli che lungo la storia hanno abitato queste terre, dando vita a un tessuto di esperienze, valori e peculiarità che caratterizzano la società odierna e si traducono nella prosperità del moderno Stato”.
L’imminente anniversario dell’indipendenza, che si celebrerà il prossimo 18 ottobre, ha fornito a Bergoglio l’occasione di fare il punto sul cammino fin qui compiuto dal paese caucasico, riconoscendo i “benefici del multiculturalismo e della necessaria complementarità delle culture, in modo che tra le diverse componenti della comunità civile e tra gli appartenenti a differenti confessioni religiose si instaurino rapporti di mutua collaborazione e rispetto”.
L’Azerbaigian ha quindi compiuto uno sforzo nella “costruzione di un’armonia tra le differenze”, che dimostra come sia possibile “testimoniare le proprie idee e la propria concezione della vita senza prevaricare i diritti di quanti sono portatori di altre concezioni e visioni”. Sono quindi da escludere, ha aggiunto il Santo Padre, “atteggiamenti e concezioni che strumentalizzano le proprie convinzioni, la propria identità o il nome di Dio per legittimare intenti di sopraffazione e di dominio”.
Auspicando che l’Azerbaigian prosegua sulla strada della “collaborazione tra diverse culture e confessioni religiose”, il Pontefice ha deplorato “il dramma di tanti conflitti” che si consumano in tutti il mondo e che “trovano alimento nell’intolleranza, fomentata da ideologie violente e dalla pratica negazione dei diritti dei più deboli”. Per arginare tali “pericolose derive” – ha puntualizzato Francesco – è necessario che “cresca la cultura della pace” e del “dialogo”, nella consapevolezza che non c’è alternativa alla “paziente e assidua ricerca di soluzioni condivise, mediante leali e costanti negoziati”.
“Vicinanza” è stata espressa dal Papa a “coloro che hanno dovuto lasciare la loro terra e alle tante persone che soffrono a causa di sanguinosi conflitti”, con l’auspicio che “la comunità internazionale sappia offrire con costanza il suo indispensabile aiuto” e che, “con l’aiuto di Dio”, la regione caucasica possa diventare “una porta aperta verso la pace e un esempio a cui guardare per risolvere antichi e nuovi conflitti”.
Il Pontefice si è compiaciuto della presenza zelante della Chiesa Cattolica in Azerbaigian, nonostante la sua “presenza numericamente esigua”, e delle “cordiali relazioni che la comunità cattolica intrattiene con quella musulmana, quella ortodossa e quella ebraica”.
In conclusione, Francesco ha ribadito che “l’attaccamento ai genuini valori religiosi è del tutto incompatibile con il tentativo di imporre con violenza agli altri le proprie visioni, facendosi scudo del santo nome di Dio”; al contrario, la fede in Dio deve essere “fonte ed ispirazione di mutua comprensione e rispetto e di reciproco aiuto, a favore del bene comune della società”.
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Francesco a Baku: “Nessuno imponga con violenza le proprie idee"
Nel suo discorso alle autorità, dopo la visita al Monumento dei Caduti per l’indipendenza, Francesco indica nell’Azerbaigian un esempio di convivenza multiculturale e interreligiosa