Per un’etica eucaristica

Il saggio di don Andrea Mariani evidenzia l’aspetto indissociabile tra Corpo di Cristo ed esistenza cristiana

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L’Eucaristia è il cuore pulsante della Chiesa. È la fonte ed il culmine dell’amore cristiano. È stato il nutrimento di tutti i Santi. È il compendio e la somma della nostra fede (CCC 1327). È un dono di Dio all’uomo. Un dono troppo grande per sopportare ambiguità e diminuzioni.
La riflessione e la letteratura sull’argomento non è mai mancata (anche se non si tratta di un tema teologico da studiare, ma di un Volto da contemplare!), ogni contributo ha uno specifico taglio, cogliendo un aspetto, una specificità, una caratteristica della ricchezza che la Chiesa custodisce nel proprio grembo sull’esempio di Maria.
Il libro di don Andrea Mariani, dal titolo “Si alzò da tavola…” Per un’etica eucaristica (If Press), con prefazione di mons. Piero Marini (Presidente del Pontificio Comitato per i Congressi Eucaristici Internazionali), coglie lo specifico aspetto del rapporto indissociabile tra Eucaristia ed esistenza cristiana. Per capire bene il rapporto proposto dall’autore, è necessario comprendere che l’Eucarestia non dev’essere considerata come un rito a se stante, separato dal resto della vita, ma è intrinsecamente connesso con la vita quotidiana.
Gesù eucaristia è la sorgente che fa scaturire nella vita dell’uomo un’autentica tensione morale. Chi si nutre dell’Eucaristia è chiamato a testimoniare la fonte della gioia nella vita di tutti i giorni. Anche perché – afferma don Mariani – la vita cristiana non è un capitolo a parte della vita umana, che si aggiunge agli altri, per cui il cristiano è uno che vive la vita umana come gli altri ed, in più, ha una vita cristiana; ma è vero proprio il contrario: la vita cristiana è l’assumere tutta la vita umana dentro il rapporto che l’uomo vive con Cristo.
Gesù ama senza limiti l’uomo, ed in pienezza si dona con amore, senza limiti, in ogni Eucaristia, perché chi lo riceve faccia altrettanto. L’Eucaristia è sacrificio e simultaneamente convito. In quanto sacrificio si ripresenta il dramma della croce. In ciò è dato al credente la possibilità di partecipare al mistero pasquale di Cristo come se fosse presente ai piedi della croce. In tal senso si fa memoria di un evento passato che viene rinnovato in tutta la sua verità, realtà ed efficacia nel momento della celebrazione sacramentale.
L’essere convito rimanda al momento dell’istituzione dell’Eucaristia. Il convito dev’essere letto all’interno dello spazio culturale tipico del mondo biblico, nel quale “mangiare assieme” significava accogliere la persona nella sua realtà, senza alcuna pretesa di violarne l’identità. Il tutto si svolge in una logica di servizio. Gesù si tolse il mantello, prese un asciugamano e lavò i piedi ai discepoli.
La Chiesa, fin dalle sue origini, fa memoria del Cristo Risorto, con le stesse parole pronunciate in quella Cena. Il Concilio Vaticano II afferma: “Il nostro Salvatore nell’ultima cena, la notte in cui veniva tradito, istituì il sacrificio eucaristico del suo corpo e del suo sangue, col quale perpetuare nei secoli, fino al suo ritorno, il sacrificio della croce, e per affidare così alla diletta sposa, la Chiesa, il memoriale della sua morte e risurrezione: sacramento di pietà, segno di unità, vincolo di carità, convito pasquale, nel quale ricevere Cristo, l’anima viene ricolmata di grazia e viene dato il pegno della gloria futura” (Sacrosanctum Concilium, 47).
Nell’Eucaristia, Cristo è presente realmente, sostanzialmente e personalmente. L’autore ricorda nel volume due documenti pontifici molto importanti, considerati come pietre miliari. Il primo di san Giovanni Paolo II, che, nella sua enciclica Ecclesia de Eucharistia, ha affermato: “nell’Eucaristia abbiamo Gesù, abbiamo il sacrificio redentore, abbiamo la sua risurrezione, abbiamo il dono dello Spirito Santo, abbiamo l’adorazione, l’obbedienza e l’amore al Padre. Se trascurassimo l’Eucaristia, come potremmo rimediare alla nostra indigenza?”.
Mentre il secondo è di Benedetto XVI, che attraverso l’Esortazione apostolica Sacramentum Caritatis volle richiamare l’attenzione alla liturgia. La quale dev’essere decorosa, richiamando la bellezza del mistero. La corretta applicazione di alcune norme liturgiche, diviene garanzia di ortodossia e quindi di trasmissione chiara del messaggio salvifico mediato dalla celebrazione. Nella stessa, in particolare la terza parte dell’Esortazione, si coglie come l’Eucaristia sia presenza da vivere (Sac, 70-93).
Da ciò, don Mariani afferma che il discepolo che si nutre di Cristo-Eucaristia non può sottrarsi al suo impegno di incarnare i valori evangelici nella storia. Infatti – continua l’autore – il discepolo, operando nel mondo, è chiamato a riportare l’ordine voluto da Dio. In un’espressione: oggi non è più il tempo della fuga e della rinuncia; è l’ora del coraggio e del servizio generoso.
Nel volume sono presenti interessanti riflessioni circa la logica intrinsecamente comunitaria dell’Eucaristia e dell’insegnamento che il cristiano è chiamato a trarne. In un tempo impregnato di individualismo, infatti, un’etica eucaristica può insegnare a vivere e vivere in comunione, secondo la logica del Vangelo. Un libro davvero interessante, che invita il cristiano ad avere un atteggiamento eucaristico – di dono totale di sé – affinché sia testimone di gioia e di vita.

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Domenico De Angelis

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