Videomessaggio Papa

Screenshot, CTV - Centro Televisivo Vaticano

"Una pedagogia della misericordia". Il Papa per il Giubileo continentale americano

In un videomessaggio ai partecipanti riuniti oggi a Bogotá, Francesco esorta a vivere la misericordia di Dio come “modo concreto di toccare la fragilità” degli altri senza scandalizzarsi

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“Lasciarsi misericordiare“. Francesco usa uno dei suoi tipici neologismi nel videomessaggio rivolto ai partecipanti alla celebrazione continentale del Giubileo straordinario aperta oggi a Bogotá (Colombia) per invitare l’intera Chiesa del suo continente a spalancare il cuore alla misericordia di Dio, vivendola come “un modo concreto di ‘toccare’ la fragilità, di vincolarci agli altri, di avvicinarci tra noi”. Organizzate dalla Pontificia Commissione per l’America latina, insieme con il Consiglio episcopale latinoamericano (Celam), in collaborazione con gli episcopati degli Stati Uniti d’America e del Canada, le giornate giubilari si concluderanno martedì 30 agosto.
Il Vescovo di Roma si rallegra nel sapere che all’evento hanno potuto partecipare tutti i Paesi d’America, perché “di fronte a tanti tentativi di frammentazione, di divisione e di scontro tra i nostri popoli, queste istanze ci aiutano ad aprire orizzonti e a stringerci più e più volte la mano; un grande segno che ci incoraggia nella speranza”.
“Abbiamo l’opportunità di stare qui”, aggiunge, e come San Paolo dire: “Ci è stata usata misericordia. In mezzo ai nostri peccati, i nostri limiti, le nostre pochezze; in mezzo alle nostre molteplici cadute, Gesù Cristo ci ha visti, si è avvicinato, ci ha dato la mano e ci ha usato misericordia con noi. Con chi? Con me, con te, con te, con te, con tutti. Ognuno di noi potrà fare memoria, ripassando tutte le volte che il Signore lo ha visto, lo ha guardato, gli si è avvicinato e lo ha trattato con misericordia”.
Questa – sottolinea Bergoglio – “dottrina sicura: ci è stata usata misericordia”. “Nell’attuale contesto giubilare – esclama il Pontefice – quanto bene ci fa ritornare su questa verità, rammentare come il Signore nel corso della nostra vita si è avvicinato a noi e ci ha usato misericordia, mettere al centro il ricordo del nostro peccato e non dei nostri presunti successi, crescere in una consapevolezza umile e non colposa della nostra storia di distanze — la nostra, non quella altrui, non quella di chi ci sta accanto, e ancor meno quella del nostro popolo —, e tornare a meravigliarci della misericordia di Dio. Questa è parola sicura, è dottrina sicura e non parole vuote”, ribadisce il Santo Padre.
Dunque la misericordia non è una “teoria da sfoderare”, quanto piuttosto “una storia di peccato da ricordare” e “un amore da lodare”. Essa “genera il movimento che va dal cuore alle mani, il movimento di chi non ha paura di avvicinarsi, non ha paura di toccare, di accarezzare; e tutto ciò senza scandalizzarsi né condannare, senza escludere nessuno”.
“Vedendo Dio agire così, ci può succedere quello che è successo al figlio maggiore della parabola del Padre misericordioso – avverte Papa Francesco – ci scandalizziamo per il trattamento che il padre riserva al figlio minore che ritorna. Ci scandalizziamo perché lo ha accolto a braccia aperte, perché lo ha trattato con tenerezza e gli ha fatto indossare gli abiti migliori, poiché era tanto sporco. Ci scandalizziamo perché vedendolo tornare, lo ha baciato e ha fatto festa. Ci scandalizziamo perché non lo ha punito ma lo ha trattato per quel che era: un figlio”.
Il fatto è che “iniziamo a scandalizzarci quando appare l’Alzheimer spirituale; quando ci dimentichiamo di come il Signore ci ha trattati, quando iniziamo a giudicare e a dividere la società”, avverte il Santo Padre. È lì che “c’invade una logica separatista che, senza rendercene conto, ci porta a fratturare ancora di più la nostra realtà sociale e comunitaria. Fratturiamo il presente costruendo ‘fazioni'” tra buoni e cattivi, santi e peccatori. Q
Questa “perdita di memoria” ci fa pian piano dimenticare “la realtà più ricca che abbiamo e la dottrina più chiara da difendere”, e cioè che “anche se siamo peccatori, il Signore non ha smesso di trattarci con misericordia”. Pertanto “capire e accettare ciò che Dio fa per noi — un Dio che non pensa, ama e agisce mosso dalla paura, ma perché confida in noi e attende la nostra trasformazione — deve forse essere il nostro criterio ermeneutico, il nostro modo di operare”, incoraggia il Papa.
E sottolinea che “il nostro modo di agire verso gli altri allora non sarà mai un’azione basata sulla paura ma sulla speranza che Lui ha nella nostra trasformazione”. Un’azione basata sulla paura, infatti, “l’unica cosa che ottiene è separare, dividere, voler distinguere con precisione chirurgica un lato dall’altro, costruire false sicurezze e quindi costruire recinti”. Perché “pone l’accento sulla colpa, sul castigo, sull’’hai sbagliato'”. Invece, “un’azione basata sulla speranza di trasformazione, sulla conversione, incoraggia, stimola, guarda al domani, genera spazi di opportunità, sprona”. Pone l’accento “sulla fiducia, sull’apprendere, sull’alzarsi; sul cercare sempre di generare nuove opportunità. Quante volte? Settanta volte sette”.
Perciò – rimarca Francesco – “l’atteggiamento misericordioso risveglia sempre la creatività. Pone l’accento sul volto della persona, sulla sua vita, sulla sua storia, sulla sua quotidianità. Non si sposa con un modello o con una ricetta, ma possiede la sana libertà di spirito di cercare il meglio per l’altro, nel modo in cui la persona può capirlo. E questo attiva tutte le nostre capacità, tutto il nostro ingegno, ci fa uscire dal nostro recinto”. 
Nel videomessaggio il Papa denuncia pure le conseguenze della “cultura fratturata” che permea purtroppo il mondo di oggi. “Una cultura viziata dall’esclusione di tutto ciò che può attentare contro gli interessi di pochi” e che “sta lasciando lungo il cammino volti di anziani, di bambini, di minoranze etniche che sono viste come minacce”. “Tutti ce ne rendiamo conto, sappiamo di vivere in una società ferita, nessuno lo mette in dubbio. Viviamo in una società che sanguina e il costo delle sue ferite di solito finiscono col pagarlo i più indifesi”, annota il Papa.
Tuttavia, “è proprio in questa società, in questa cultura che il Signore ci invia: ci invia e ci spinge a portare lì il balsamo della ‘Sua’ presenza”, afferma Bergoglio nel videomessaggio. Egli “ci invia con un solo programma: usarci misericordia, renderci vicini a quelle migliaia di indifesi che camminano nella nostra amata terra americana”. Una misericordia che – ribadisce il Pontefice – “s’impara, perché il Padre continua a perdonarci”.
In questo modo – soggiunge – “si mettono in gioco” le catechesi, i seminari, l’organizzazione parrocchiale, come pure l’azione missionaria e i piani pastorali, le riunioni presbiteriali e il modo di fare teologia: “Nell’imparare ad avere un atteggiamento misericordioso, un modo di relazionarci che giorno dopo giorno dobbiamo chiedere — perché è una grazia —, che giorno dopo giorno siamo invitati a imparare. Un atteggiamento misericordioso tra noi vescovi, presbiteri e laici”.
Tutti siamo, quindi, “missionari della misericordia” e molte volte – osserva Bergoglio – “sappiamo più di ‘cattivi trattamenti’ che di buoni trattamenti. Quante volte ci siamo dimenticati nei nostri seminari di promuovere, accompagnare e stimolare una pedagogia della misericordia e che il cuore della pastorale è l’atteggiamento misericordioso. Pastori che sappiano trattare e non maltrattare”.
Il Papa esorta dunque “per favore” ad essere “pastori che sappiano trattare e non maltrattare”. Perché “trattare con misericordia vuol dire allora ‘imparare dal Maestro a renderci vicini, senza aver paura di quelli che sono stati scartati o che sono ‘macchiati’ e segnati dal peccato”.
“Cari fratelli – conclude il Pontefice nel videomessaggio – questo incontro non è un congresso, un meeting, un seminario o una conferenza. Questo nostro incontro è una celebrazione: siamo stati invitati a celebrare il modo in cui Dio tratta ognuno di noi e il suo popolo”.
Da qui l’auspicio che “questo incontro ci aiuti ad uscire rafforzati nella convinzione di trasmettere la dolce e confortante gioia del Vangelo della misericordia”. In mattinata dal suo account Twitter @Pontifex, Francesco ha espresso la speranza che “un impetuoso vento di santità percorra il Giubileo straordinario della misericordia in tutte le Americhe”.

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ZENIT Staff

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