Lettura
Le parabole di Gesù ci svelano una prospettiva nuova e profonda dell’esistenza umana, e ce la mostrano nella sua grandezza e dignità. Ciò che conta per ogni essere umano, nella ricchezza di diversità dei talenti ricevuti, non è la differenza nelle quantità, ma lo sforzo sincero con il quale avremo messo a frutto i doni di Dio. San Paolo, a sua volta, fa notare proprio che in Dio non c’è preferenza di persone: Egli ci ama tutti ed è capace di fare della piccolezza motivo di gloria.
Meditazione
L’esempio di santa Monica, madre del grande sant’Agostino, si propone proprio come una realizzazione concreta della Parola di Dio nei testi odierni. Ad ogni uomo sono distribuiti sapientemente i doni di Dio. Sta a noi conoscerli, accettarli e metterli in pratica con solerzia, senza pigrizie. È quanto lei ha fatto nella sua vita, perseverando nel compimento della sua missione di madre e sposa, fino ad ottenere il frutto pieno nella sua famiglia, dopo una lunga attesa e non senza lacrime; ma il frutto valeva la pena. Poco prima della sua morte, in una conversazione riferita dallo stesso Agostino, nel libro Le Confessioni, diceva: «Figlio, quanto a me, non trovo ormai più alcuna attrattiva per questa vita (…) Questo mondo non è più oggetto di desideri per me. C’era un solo motivo per cui desideravo rimanere ancora un poco in questa vita: vederti cristiano cattolico prima di morire. Dio mi ha esaudito oltre ogni mia aspettativa, mi ha concesso di vederti al suo servizio e affrancato dalle aspirazioni di felicità terrene. Che sto a fare qui?». E conclude sant’Agostino: «…in capo a nove giorni della sua malattia, (…) quell’anima benedetta e santa se ne partì da questa terra» (IX, 11). Nella parabola dei talenti si insegna che non conta la differenza dei doni ricevuti, ma l’uso che ne facciamo con coraggio e prontezza, secondo le nostre capacità. Ad ognuno dei servi fedeli infatti è detto: “Bene, servo buono e fedele, sei stato fedele nel poco. Prendi parte alla gioia del tuo padrone”. È invece condannata duramente l’indolenza di colui che, per timore, nasconde il talento e si limita a volerlo restituire. Non siamo chiamati in questo mondo come spettatori comodi di fronte agli accadimenti drammatici dell’umanità; ma gli stessi doni posti in noi ci spingono ad essere collaboratori solerti nel campo del mondo, lottatori nell’arena in prima persona, corridori impegnati non solo a raggiungere un traguardo personale, ma a far sì che quanti ci sono stati affidati giungano a quella sponda dove sono premiati coloro che hanno saputo impiegare i talenti ricevuti.
Preghiera:
O Dio, nostra speranza, effondi su di noi la tua misericordia perché, da te sorretti e guidati, usiamo saggiamente dei beni terreni nella continua ricerca dei beni eterni.
Agire:
Oggi cercherò di investire a fondo tutti i talenti donati da Dio, con semplicità e generosità.
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Meditazione a cura di Padre Paolo Cerquitella, L.C., tratta dal mensile Messa Meditazione, per gentile concessione di EdizioniART. Per abbonamenti: info@edizioniart.it.
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I talenti da far moltiplicare
Meditazione della Parola di Dio di sabato 26 agosto 2016 – Memoria di Santa Monica