Mama Antula

Beatificata in Argentina Mama Antula, "pellegrina del bene"

Centinaia di fedeli, oggi, a Santiago del Estero per la cerimonia presieduta dal card. Angelo Amato

Print Friendly, PDF & Email
Share this Entry

“Pellegrina del bene”. Con questa semplice immagine il cardinale Angelo Amato ha sintetizzato la figura di María Antonia de San José, conosciuta da tutti in Argentina come Mama Antula, durante la sua omelia per la cerimonia di beatificazione che si è svolta oggi a Santiago del Estero.
Centinaia di migliaia i fedeli giunti nel grande parco cittadino di Aguirre per rendere omaggio a questa “donna straordinaria e coraggiosa” che, nella seconda metà del 700, supplì all’allontanamento dei gesuiti dal Paese attraversando l’Argentina per invitare all’avvicinamento a Gesù attraverso la pratica degli esercizi spirituali ignaziani.
Anche Papa Francesco ha espresso la sua vicinanza “a tutto il popolo santiagueño”  inviando “un affettuoso saluto” al vescovo, mons. Vicente Bokalic, in cui prega e rende grazie a Dio “per aver benedetto la nostra terra con questa donna coraggiosa, piena di amore per Gesù Cristo, che insegna il cammino, l’unico cammino della salvezza”. “Chiedo a lei – scrive il Papa – che vi benedica e faccia crescere tutti nell’amore a Dio e nell’amore fra voi tutti. Per favore non dimenticatevi di pregare per me. Che Gesù vi benedica e la Vergine santa abbia cura di voi”.
Nella sua omelia – riportata in stralci da L’Osservatore Romano – il card. Amato ha tratteggiato invece la vicenda biografica e spirituale di Mama Antula che “a 15 anni veste l’abito di beata gesuita ed emette i voti privati, prendendo il nome di María Antonia di San José. Si dedica alla preghiera, alla penitenza e all’apostolato, insegnando il catechismo ai bambini e distribuendo le elemosine ai poveri”.
Dopo l’espulsione dei gesuiti nel 1767, la ragazza “iniziò l’apostolato degli esercizi spirituali, prima a Santiago del Estero e dintorni e poi a Buenos Aires, dove aprì la prima casa di esercizi nel 1780”, dove fondò il Beateario destinato a dare continuità alla sua opera.
L’impatto della sua predicazione fu notevole grazie alla “straordinaria intraprendenza apostolica e vita santa”, ha detto Amato: María Antonia de San José, “donna sconosciuta, senza nessun potere e credito, si sentì ispirata a continuare l’opera dei padri, consacrandosi con tutte le sue forze a chiamare i fedeli alla conversione mediante la pratica degli esercizio spirituali. Scalza, con indosso una semplice tunica e un cilicio e con un bastone a forma di croce, viaggiava per valli e monti esortando alla penitenza”.
Lei fu un’instancabile “missionaria e pioniera della formazione dei laici e dei sacerdoti”, seguita da un numero straordinario di fedeli. “Le sue lettere tradotte in italiano, francese e latino vennero conosciute e diffuse in tutta Europa a edificazione di religiosi e laici”, ha detto il cardinale, ricordando che la Beata viveva di elemosine con le quali manteneva anche coloro che seguivano gli esercizi spirituali. “In tal modo – ha spiegato  – il rinnovamento spirituale da lei promosso si estese da Santiago del Estero a Jujuy, Salta, Tucumán, Catamarca, La Rioja, fino a Córdoba” dove, all’inizio del 1778, “in tre mesi e mezzo parteciparono agli esercizi, dando buoni frutti, circa 3000 persone, uomini e donne, giunte anche da parrocchie lontane”.
Tuttavia fu Buenos Aires, “il teatro privilegiato della sua testimonianza di carità”. Qui fondò nel 1797 la Santa casa di esercizi spirituali e, 7 marzo 1799 all’età di 69 anni, “sfinita dalla fatica e gravemente inferma”, tornò alla Casa del Padre. Il suo corpo riposa ora nella basilica di Nostra Signora della Pietà.
Il rappresentante del Papa si è poi concentrato sulla spiritualità della beata, “nutrita di grande fede in Dio e nella sua provvidenza”. Anche i sacerdoti, ha ricordato il cardinale, “uscivano trasformati» dall’incontro con lei. Non solo: lei “metteva pace nelle controversie familiari e intraecclesiali”, dava conforto ai carcerati, “trattava allo stesso modo i grandi e i piccoli, il nobile e il plebeo”, e infondeva a tutti “fiducia e serenità”. “In lei sembrava che rivivesse lo spirito di Sant’Ignazio” e gli esercizi da lei predicati, ha detto il porporato, “furono la terapia miracolosa che guarì schiere di laici e di sacerdoti dalla tiepidezza, trasformandoli in fedeli discepoli di Cristo e in apostoli del suo Vangelo”.
Insieme al beato Gabriel Brochero — che sarà canonizzato il prossimo 16 ottobre — Mama Antula, ha concluso il prefetto della Congregazione per le Cause dei Santi, “è un altro gioiello prezioso della corona dei santi argentini che sono stati missionari instancabili del Vangelo”.

Print Friendly, PDF & Email
Share this Entry

ZENIT Staff

Sostieni ZENIT

Se questo articolo ti è piaciuto puoi aiutare ZENIT a crescere con una donazione