L’incredibile sta accadendo. Vescovi degli Stati Uniti e Ayatollah iraniani hanno firmato e pubblicato una dichiarazione congiunta per la promozione della cultura dell’incontro, del dialogo e della pace. La notizia è apparsa sul sito della Conferenza Episcopale statunitense. Nel documento si condannano l’uso e lo sviluppo di armi di distruzione di massa, si respinge il terrorismo che utilizza il fondamentalismo religioso, e si chiede alla comunità internazionale il rispetto delle tradizioni religiose e dei diritti umani.
È dalla fine del 1979 che i rapporti tra Iran e Stati Uniti sono stati conflittuali. Solo nel gennaio di questo anno, in seguito all’accordo sul nucleare, le sanzioni contro l’Iran sono state revocate. Quella sottoscritta tra Vescovi e Ayatollah è una dichiarazione comune che non ha precedenti.
La dichiarazione è stata preparata nel corso di un incontro che ha avuto luogo a Roma dal 5 al 10 giugno, durante il quale si è cercato di costruire un dialogo per una maggiore comprensione reciproca e un impegno comune costruttivo. Si è discusso dei principi morali che caratterizzano le due religioni soprattutto per quanto riguarda i diritti umani, le armi di distruzione di massa e il terrorismo.
I rappresentanti della Conferenza statunitense dei Vescovi Cattolici (USCCB) che hanno partecipato al dialogo e che hanno sottoscritto la dichiarazione sono Monsignor Oscar Cantú Vescovo di Las Cruces, New Mexico, presidente della Commissione Episcopale di Giustizia e Pace e Il cardinale Theodore McCarrick, arcivescovo emerito di Washington.
Al dialogo ed alla elaborazione della dichiarazione congiunta hanno contribuito anche monsignor Richard Pates Vescovo di Des Moines, Iowa e monsignor Denis Madden, vescovo ausiliare di Baltimora. Da parte iraniana la dichiarazione è stata firmata dall’Ayatollah Ali-Reza A’arafi, membro anziano del Consiglio Supremo della Società del Seminario di studi di Qom (Supreme Council of the Society of Qom Seminary Scholars) e presidente della Università Internazionale Al-Mustafa. Firmatario della Dichiarazione congiunta anche il Dr. Abdul-Majid Hakim-Elahi, direttore dell’Ufficio affari internazionali della Society of Qom Seminary Scholars. Nel corso dei colloqui la delegazione iraniana è stata guidata dagli Ayatollah Mahdi Hadavi Moghaddam Tehrani e dall’ayatollah Abolghasem Alidoost.
Nella dichiarazione congiunta firmata il 18 e resa pubblica il 24 agosto è scritto che: “Cristianesimo e l’Islam condividono l’impegno di amore e rispetto per la vita, la dignità e il benessere di tutti i membri della comunità umana”. “Entrambe le tradizioni religiose rifiutano trasgressioni e ingiustizie come gesti riprovevoli, si oppongono a tutte le azioni che mettono in pericolo la vita, la salute, la dignità o il benessere degli altri. Noi ci costituiamo per un impegno comune finalizzato alla convivenza pacifica ed al rispetto reciproco”.
“Noi consideriamo lo sviluppo e l’uso di armi di distruzione di massa e gli atti di terrorismo come immorali. Insieme stiamo lavorando per un mondo senza armi di distruzione di massa. Chiediamo a tutte le nazioni di rifiutare l’acquisizione di tali armi e le invitiamo a lanciare appelli per liberarsi di questi ordigni comprese le armi chimiche, biologiche e nucleari. ” “Ci opponiamo a tutti gli atti di terrorismo, in particolare quelli che colpiscono direttamente i civili innocenti (…) rifiutiamo anche sanzioni indiscriminate e le altre politiche che danneggiano civili innocenti ed in particolare i più vulnerabili”.
“Restiamo profondamente preoccupati per la diffusione di ideologie estremiste, spesso alimentate da letture superficiali ed erronee di testi religiosi, che negano il valore intrinseco e la dignità di ogni persona, a prescindere dal credo religioso- Chiediamo ai leader religiosi di contrastare la diffusione di tali ideologie che inducono al settarismo e alla violenza.”
La dichiarazione indica il terrorismo e la violenza estremista come una “perversione dell’autentica fede religiosa”. Inoltre “la responsabilità degli atti terroristici non deve essere assegnata ai membri di un’intera religione, nazionalità, cultura, razza o gruppo etnico”. C’è bisogno di una “ferma determinazione e cooperazione” per contrastare l’estremismo violento e “affrontare le sue cause profonde”. “La famiglia umana deve collettivamente e realmente confrontarsi con la povertà, la disoccupazione, l’idolatria del denaro, l’ignoranza, la discriminazione, l’occupazione armata, l’aggressione militare, l’ingiustizia, la cultura di intolleranza e l’impunità”.
Vescovi e Ayatollah affermano che “la coesistenza pacifica si basa su equità e giustizia. Chiediamo a tutti di lavorare per lo sviluppo di una cultura dell’incontro, della tolleranza, del dialogo e della pace che rispetta le tradizioni religiose degli altri”. I capi religiosi si sono impegnati “a sostenere, il dialogo interreligioso attivo che trascende i governi e i confini nazionali, serve il bene comune di tutta la famiglia umana e riflette i valori condivisi”.
Un incontro tra i Vescovi Usa e gli Ayatollah iraniani si era già svolto a Qom nel marzo 2014, con l’obiettivo di realizzare un mondo libero dalle armi nucleari. Monsignor Cantù ha spiegato che la Dichiarazione congiunta “è il frutto di un dialogo sincero tra le due religioni, unite nella loro preoccupazione per la salvaguardia della vita e per il rispetto della dignità della persona umana”. “Insieme – ha concluso – ci impegniamo a continuare il dialogo sulle questioni più urgenti per la difesa della famiglia umana, come la povertà, l’ingiustizia, l’intolleranza, il terrorismo e la guerra”.
Il testo integrale della dichiarazione congiunta è disponibile qui
Vescovi Usa e Ayatollah iraniani insieme per la pace
Firmata una dichiarazione congiunta per contrastare guerre e terroristi che strumentalizzano la religione