Mons. Zuppi: “La misericordia è il ‘collirio’ che ci aiuta a vedere la realtà”

Una chiesa “inquieta” e ansiosa di soccorrere gli ultimi: al Meeting di Rimini, l’arcivescovo di Bologna riflette sui frutti del convegno nazionale di Firenze

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Sembra quasi che il tema del Meeting di Rimini di quest’anno sia stato ispirato dai contenuti e dalle discussioni dell’ultimo Convegno Ecclesiale Nazionale, tenutosi a Firenze lo scorso novembre. La simmetria tra i due eventi è stata suggerita dall’arcivescovo di Bologna, monsignor Matteo Maria Zuppi, intervenuto stamattina al Meeting sul tema Mi piace una chiesa inquieta.
La chiesa italiana, ha spiegato il presule, introdotto al pubblico da Davide Perillo, direttore della rivista Tracce, soprattutto a partire dall’assise fiorentina, si sta allineando all’invito di papa Francesco ad essere “in uscita” e sempre meno autoreferenziale.
Un obiettivo non semplice, sulla cui realizzazione pesano ostacoli e pregiudizi, dalla paura al formalismo, fino al più grossolano degli equivoci: l’idea che si possano “proteggere i sani, senza curare i malati”.
Esordendo a partire dal tema del Meeting, Tu sei un bene per me, monsignor Zuppi ha osservato quanto sia importante dire “tu sei un bene per me”, in una fase storica in cui “tutti restiamo prigionieri dell’io” e di un “relativismo che ha una sola ragione pratica: l’egolatria”.
Invece è soltanto nel “tu” che “l’io trova la sua concretezza” e il “bene” lo troviamo “solo guardando gli uomini con gli occhi della misericordia”, la quale è una sorta di “collirio” che aiuta a “vedere la realtà e ci libera dalla diffidenza e dalla paura”. È solo la misericordia che può stabilire una “relazione con un tu”. Molte “patologie” sociali, ha aggiunto l’arcivescovo di Bologna, “nascono proprio dal non saper trovare un tu”.
Monsignor Zuppi ha quindi rievocato la parabola del Figliol Prodigo, in cui, secondo una mentalità cinica e mondana, il Padre Misericordioso può apparire come un “ingenuo”, mentre il fratello maggiore può emergere come un campione di “realismo”, che – a conti fatti – risulta però “rozzo e volgare”. “Io credo che quello che vedeva bene fosse il Padre”, ha aggiunto il presule.
Nel giorno, in cui i soccorritori scavano tra le macerie del terremoto nel Centro Italia, in un paese in cui i più anziani non dimenticano le macerie prodotte dall’ultimo conflitto mondiale, l’epoca moderna presenta tante altre macerie di natura morale, che, sebbene spesso meno evidenti di quelle materiali, sono tutte “figlie della dissennatezza, dell’ignavia, dell’indifferenza, della presunzione, dello stordimento da benessere, del furto non solo di soldi ma di speranza”.
In questo scenario di un’umanità al bivio, la Chiesa per prima deve ritemprarsi con il carburante della misericordia. Come affermava Madeleine Delbrêl, i cristiani non possono farsi modellare da una “misericordia al ribasso”, né ci si può accontentare di essere “onesti”: bisogna sempre ambire a trovare “il volto di Cristo nella sua completezza”.
Poiché l’umanità si trova ad una “svolta epocale”, nessuno si può permettere di rinchiudersi nell’autoreferenzialità della propria privacy. Quando il Papa parla di una “guerra mondiale combattuta a pezzi”, intende che ognuno di quei pezzi riguarda tutti, quindi ogni persona, nel mondo e nella Chiesa, deve essere protagonista.
Nella Chiesa il vero discrimine, ormai, ha sottolineato Zuppi, non è più tra “conservatori” e “progressisti” ma tra una Chiesa del “prima” e una del “dopo-Pentecoste”. Una Chiesa della paura, chiusa tra le mura del suo Cenacolo, e una Chiesa dell’Annuncio, una Chiesa “in uscita”.
A sostegno della “Chiesa in uscita”, l’arcivescovo ha citato anche il papa emerito Benedetto XVI che, poco prima della fine del suo pontificato, celebrando il 50° anniversario dall’apertura del Concilio Vaticano II, parlò di “desertificazione spirituale”, quasi a preludere alle “periferie” bergogliane.
Da parte sua, Francesco ci esorta a “metterci in viaggio e vivere una rinnovata Pentecoste”, evitando quello che lui stesso ha chiamato il “martalismo”, e il rischio che la Chiesa si riduca a un “club” o alla “Croce Rossa” o, ancora, che prevalgano i “profeti di sventura” evocati da San Giovanni XXIII.
L’uomo ferito di oggi, ha proseguito Zuppi, deve sentire su di sé la “maternità della Chiesa”, la quale “non si dà pace prima che ritrova suo figlio”, tenendo sempre a modello il Buon Samaritano, che sente subito il dovere di “curare le ferite”, prima ancora di risolvere le cause delle stesse.
Secondo il presule, il soccorso al sofferente è sempre prioritario rispetto alla sanzione a chi provoca la sofferenza. Così, “il Samaritano sconfiggerà i banditi, perché prima si è fatto carico della sofferenza del viandante”.
Bisogna fuggire, poi, da un’altra tentazione: quella del pensare che la nostra identità sia “garantita da confini o da concetti astratti”, più che dal “volto concreto di Gesù”: se noi “portiamo l’immagine di Cristo dentro di noi, nessuno ci potrà contaminare”.
Solo una Chiesa “inquieta” e che non si accontenta, sopravvive: “È più facile essere meno credibili e sapere a memoria la Summa Theologica”, ha detto a mo’ di esempio il presule. Inoltre, “non dobbiamo avere la preoccupazione di proteggere i sani ma di guarire i malati; è solo guarendoli che i sani saranno al sicuro”, ha detto, con riferimento ad un discorso di papa Francesco ai cardinali.
Monsignor Zuppi ha quindi congedato il pubblico del Meeting con una opportuna citazione di don Giussani, in un suo discorso del 1998, davanti a San Giovanni Paolo II: “Il Mistero come misericordia resta l’ultima parola anche su tutte le brutte possibilità della storia. Per cui l’esistenza si esprime, come ultimo ideale, nella mendicanza. Il vero protagonista della storia è il mendicante: Cristo mendicante del cuore dell’uomo e il cuore dell’uomo mendicante di Cristo”.

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Luca Marcolivio

Roma, Italia Laurea in Scienze Politiche. Diploma di Specializzazione in Giornalismo. La Provincia Pavese. Radiocor - Il Sole 24 Ore. Il Giornale di Ostia. Ostia Oggi. Ostia Città (direttore). Eur Oggi. Messa e Meditazione. Sacerdos. Destra Italiana. Corrispondenza Romana. Radici Cristiane. Agenzia Sanitaria Italiana. L'Ottimista (direttore). Santini da Collezione (Hachette). I Santini della Madonna di Lourdes (McKay). Contro Garibaldi. Quello che a scuola non vi hanno raccontato (Vallecchi).

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