Pixabay - CC0

Fiori sulla terrazza

Ogni persona, uomo o donna, giudeo o greco, buddista o musul­mano… è un potenziale contenitore dei doni di Dio

Share this Entry

Sulla terrazza della casa vicina, dalla mia finestra osservavo spesso Camillo coltivare tre vasi di fiori. Ogni giorno dedicava loro tutte le sue cure: potava, annaffiava, concimava la terra dei vasi, li pro­teggeva dall’eccessivo calore e dal freddo pungente.
Da oltre un mese però Camillo non si affacciava sul suo terrazzo: era assente per impegni di lavoro ed i fiori da lui amorosamente coltivati, giorno dopo giorno,  si sono seccati.
A mezzo metro di distanza dalle piante inaridite, tra due mattonelle sconnesse, vedevo intanto spuntare, crescere e fiorire, sgargiante, una bocca di leone. Subito penso ai giuochi della Provvidenza e alla potenza della vita. Quel seme seminato dal vento è cresciuto tra le in­temperie come i “gigli del campo”, per di più indesiderato, destinato prima o poi ad essere strappato come erbaccia che rovina il lastrico.
Non mancavo di additare quel prodigio a chiunque guardasse con me dal­la finestra, e le considerazioni di tutti erano di sorpresa, di mera­viglia e di rispetto di fronte a ogni germe di vita che Dio ha messo nel creato e che va sempre coltivato e assecondato nella sua forza vi­tale.
A me, cristiano e sacerdote, diceva che i semi della parola di Dio, i semi del Verbo, che è Dio stesso, vanno seminati e coltivati in qua­lunque creatura, ma soprattutto scoperti e agevolati sotto ogni lati­tudine in tutte le persone, anche apparentemente indegne, nelle quali il vento di Dio li ha già generosamente profusi.
Giorni fa ricevo una telefonata: Camillo mi preannuncia il suo ritorno. Lo informo della fine delle sue piante e del fiore sbocciato spontanea­mente: “bisogna strapparlo subito ‑ mi raccomanda ‑ prima che danneggi il terrazzo”. Procedendo con la massima delicatezza, riesco a svellere il fiore indesiderato con tutta la radice e lo pianto in un vaso  che, tornato Camillo, metto bene in mostra sul suo tavolo. Camillo, colpito dalla magnificenza del fiore, vuole saperne la provenienza. “È il fio­re portato dal vento, ‑ risposi sorridendo ‑ che mi avevi raccomandato di strappare”. Mi guarda stupito e mi ringrazia di averlo trasformato in un dono che gli rallegra la stanza.
Insieme riflettiamo come i doni di Dio, i carismi portati  dal vento dello Spirito Santo alla sua Chiesa, nascono dove e come Dio vuole e provengono da ogni parte perché “lo Spirito soffia dove vuole”;  non sono necessariamente legati ad un territorio, ad una cultura, ad una razza.
Ogni persona, uomo o donna, giudeo o greco, buddista o musul­mano… è un potenziale contenitore dei doni di Dio. Ma, da qualsiasi parte vengano questi doni, sono destinati ad allietare, ad abbellire, a fortificare la tua vita; tutti sono doni che Dio profonde per te. Ricevili e ringrazia.
Ciao da padre Andrea
 

Share this Entry

Andrea Panont

Sostieni ZENIT

Se questo articolo ti è piaciuto puoi aiutare ZENIT a crescere con una donazione