L’inaugurazione della XVIII edizione del Meeting dell’Amicizia tra i Popoli è stata segnata dai messaggi del capo della Chiesa e del capo dello Stato, entrambi incentrati sulla necessità di superare barriere e paure e sull’auspicato trionfo della cultura dell’amicizia e dell’altro.
Nel gremito Salone B3 di Riminifiera, ad accogliere il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, giunto puntuale alle 11.45, c’erano la presidente del Meeting, Emilia Guarnieri, e il presidente della Fondazione Sussidiarietà, Giorgio Vittadini.
Dopo aver dato lettura del messaggio del Santo Padre diffuso stamattina dal cardinale Segretario di Stato, Pietro Parolin, la presidente Guarnieri ha sottolineato la sintonia straordinaria che si è riscontrata tra le ultime edizioni del Meeting e il magistero del pontefice argentino: “Le sue preoccupazioni guideranno questa edizione”, ha detto Guarnieri, ricordando che lo spirito dell’evento riminese rimane animato dalla medesima certezza di sempre: “Il valore di una persona consiste nel suo esserci”.
Da qui, l’idea di dar vita al Meeting ad una mostra dedicata ai 70 anni della Repubblica italiana dal titolo L’incontro con l’altro. Genio della Repubblica. 1946-2016, la cui genesi fu caratterizzata da un ‘rimboccarsi le maniche’ da parte di una generazione che – mettendo da parte le divisioni ideologiche e, dove possibile, operando dei compromessi virtuosi – diede l’abbrivio al periodo di più grande sviluppo sociale, culturale ed economico dell’Italia unita.
Nel 1946 e negli anni seguenti, passò quindi il messaggio che l’io si completava in un noi che stimolava il coraggio e la speranza. Proprio nello spirito del Meeting di quest’anno, il cui tema è Tu sei un bene per me.
Come indicato da Vittadini, la Repubblica italiana ha tracciato delle “indicazioni per la nostra storia” e, nel difficile momento attuale, ci esorta a “recuperare il senso del vivere insieme”, a “trovare impegni comuni e obiettivi condivisi” e a superare la “sterile logia dell’amico-nemico in politica” che ha segnato l’ultimo ventennio.
Il discorso di Mattarella è stato preceduto da un breve saluto del presidente di Comunione e Liberazione, don Julian Carron che ha accolto l’intervento del capo dello Stato come “un bene per tutto il paese”.
“Siamo desiderosi di ascoltarLa e di fare tesoro delle sue parole, dando un contributo al ruolo che Lei svolge per tutta la comunità”, ha detto Carron, rivolto al presidente della Repubblica.
Principali interlocutori della prolusione di Mattarella sono stati i giovani italiani, di cui il capo dello Stato ha riscontrato un virtuoso esempio nei volontari che rendono possibili le giornate del Meeting di Rimini, dimostrandosi una “risorsa preziosa per la nostra società”.
Il presidente della Repubblica ha quindi colto l’occasione per incoraggiare, assieme ai volontari del Meeting, “tutti i giovani che sono disposti a mettersi in gioco per una speranza, per una passione, per una buona causa”.
La “energia vitale di un Paese”, ha aggiunto Mattarella, si riconosce infatti dalla “attitudine dei giovani a diventare protagonisti della propria storia” ed è una variabile che “vale più di qualunque indice economico o di borsa”.
In particolare in tempi di invecchiamento demografico, ha osservato il capo dello Stato, “ci sono rischi oggettivi che le potenzialità dei giovani vengano compresse”.
E di fronte ai cambiamenti epocali attuali, è importante non lasciarsi vincere né dalle “paure antiche”, né da quelle “inedite”, stando attenti a “non cadere nell’errore di ritenere nuove false soluzioni già vissute e fallite nel breve Novecento”, evitando di “alzare muri verso l’esterno” o di elevare “barriere divisorie al nostro interno”.
In questa “epoca dell’io”, pur riconoscendo la positività del “primato” e della “centralità dell’individuo o, meglio, della persona”, Mattarella ha ricordato che “l’io ha bisogno del tu come l’aria per respirare”, fino a diventare quel “noi”, condizione necessaria ma non sufficiente per lo sviluppo della “democrazia”.
Il momento attuale, ha proseguito il capo dello Stato, richiede di “spezzare la catena dell’autoreferenzialità” e dell’“egoismo”, che “non genera riscatto civile”.
Mattarella ha anche messo in guardia dalla “tentazione dell’isolamento”, che si riscontra anche nella “tendenza di molti di collegarsi sul web soltanto a quelli che la pensano come loro, in circuiti ristretti e chiusi”, riversando su chi la pensa diversamente “solo astio e livore”.
“Quando l’io perde l’opportunità del noi, tutta la società diventa più debole e meno creativa”, ha aggiunto.
Da questo punto di vista, la Repubblica italiana ha avuto il merito di realizzare una serie di conquiste significative che vanno dalla “crescita del Meridione” alle “concrete opportunità di lavoro per i giovani”, fino al “contrasto alle povertà e alle diseguaglianze” e “all’occupazione femminile”.
Il traguardo più significativo è stato però individuato da Mattarella nella “istruzione diffusa e generalizzata”, laddove “all’inizio degli anni Sessanta quasi la metà degli italiani non aveva neppure il diploma di scuola elementare”.
Molte delle problematiche italiane, ha spiegato il presidente della Repubblica, si riproducono su vasta scala anche in una Europa, oggi “impaurita”, “lenta” e con una ridotta “capacità di politica lungimirante e coraggiosa”, a fronte di cui, però, “è una pericolosa illusione rifugiarsi nella dimensione nazionale, sperando così, velleitariamente, di difendersi dal mondo globalizzato”.
Dinnanzi alle sfide del terrorismo e dell’arrivo di milioni di profughi, “senza Europa, da solo, neppure il Paese più forte può farcela a garantire la sicurezza e lo sviluppo che i suoi cittadini chiedono”.
“Con la nostra civiltà – ha proseguito il capo dello Stato – e senza rinunciare ad essa, sconfiggeremo anche i terroristi. Che seminano morte per tentare di cambiare i nostri cuori e le nostre menti”.
Riguardo ai migranti, Mattarella ha raccomandato “umanità verso chi è perseguitato, accoglienza per chi ha bisogno e, insieme, sicurezza di rispetto delle leggi da parti di chi arriva”; al tempo stesso “occorre severità massima nei confronti di chi si approfitta di essere umani in difficoltà”.
In conclusione, il presidente della Repubblica si è nuovamente rivolto ai giovani: “Usate la vostra libertà per costruire un futuro migliore. Non restate a guardare. La casa comune, in realtà, è già la vostra”.
Prima del congedo, Mattarella ha risposto alle domande di tre studenti universitari milanesi. Al primo, che ha domandato in quali elementi si possa individuare l’unità di un paese così eterogeneo come il nostro, il capo dello Stato ha indicato il grande spirito creativo degli italiani, invitando anche a coltivare un “senso dell’unità” che non sia “né geloso, né esclusivo”.
Nei successivi botta-e-risposta, il presidente della Repubblica ha esortato a non “idealizzare il presente” e trovare un modo virtuoso di “inverare” i valori della propria cultura nel passaggio da una generazione all’altra.
Di fronte alle sfide della crisi economica, ha infine chiesto di “mettere insieme visione e realismo, concretezza e coraggio”, tenendo a mente l’“impegno comune” dei nostri avi che, nella neonata Repubblica, seppero superare le “distruzioni della guerra” e i “sentimenti d’odio” che ne erano conseguiti.
ZENIT - LM
Mattarella ai giovani: “Non restate a guardare, costruite un futuro migliore”
Intervenendo al Meeting di Rimini, il capo dello Stato mette in guardia dalla tentazione di “alzare muri” verso l’altro e indica nella “creatività” degli italiani una grande risorsa in tempi di crisi