Si parla di almeno 11 civili morti e di altri 20 feriti per un raid nello Yemen compiuto lunedì contro un ospedale di Medici senza frontiere (Msf) in una località sotto il controllo dei ribelli sciiti huthi e attribuito alla coalizione araba a guida saudita. È il quarto attacco contro una struttura gestita da Msf in meno di un anno in questo Paese, come sottolinea Alessandra Vellucci, portavoce del segretario generale delle Nazioni unite, Ban Ki-moon, che si è detto “profondamente turbato” da questi episodi.
Il bombardamento – spiega L’Osservatore Romano – compiuto sull’ospedale di Abs, nella provincia settentrionale di Hajjah, è avvenuto due giorni dopo un altro raid che, secondo fonti degli huthi e operatori umanitari, ha colpito una scuola nella provincia di Saada uccidendo almeno dieci bambini tra gli 8 e i 15 anni, ferendone numerosi altri.
Riguardo a questo episodio la coalizione a guida saudita ha affermato invece che quello preso di mira era un centro di addestramento e ha accusato i ribelli sciiti di reclutare bambini come soldati. La stessa coalizione araba, tuttavia, aveva ammesso di avere ucciso civili in raid “non volontari” durante la campagna aerea che conduce da quasi un anno e mezzo contro gli huthi, alleati dell’Iran.
Per quanto riguarda l’ospedale, la coalizione ha detto che sta conducendo un’inchiesta sull’accaduto. Msf ha definito “inaccettabile” l’attacco sull’ospedale di Abs, affermando che le coordinate gps della struttura erano state comunicate a tutte le parti in conflitto.
“Nonostante la recente risoluzione dell’Onu che chiede di porre fine agli attacchi contro le strutture mediche e nonostante le dichiarazioni di alto livello perché sia rispettato il diritto internazionale umanitario — ha dichiarato la responsabile dell’unità di emergenza in Yemen, Teresa Sancristoval — non sembra venga fatto nulla perché le parti coinvolte nel conflitto rispettino il personale medico e i pazienti. Senza azioni, questi gesti pubblici restano privi di significato per le vittime di oggi. Sia che si tratti di intenzionalità che di negligenza, tutto questo è inaccettabile”.
Intanto il bilancio del conflitto si aggrava. Sono infatti almeno 6400 i morti, metà dei quali civili, di questa guerra che dal 2014 contrappone i ribelli sciiti huthi, alleati con le truppe ancora fedeli al deposto presidente Ali Abdullah Saleh, al Governo riconosciuto a livello internazionale del presidente Abd Rabbo Mansur Hadi, vicino all’Arabia Saudita.
E a far aumentare il numero delle vittime è arrivato ieri anche il lancio di un razzo da parte dei ribelli yemeniti huthi sul territorio dell’Arabia Saudita. L’ordigno è caduto nella cittadina di Najran, vicino al confine, uccidendo sette civili. Ne ha dato notizia il sito di Al Arabiya, citando la protezione civile saudita, secondo cui si tratta del maggior numero di vittime in un singolo attacco dei ribelli da quando Riad è intervenuta militarmente insieme ai Paesi sunniti del Golfo. Finora, ricorda Al Arabiya, nel Regno ci sono stati circa 100 fra militari e civili morti, vittime di attacchi missilistici e di scontri armati al confine con lo Yemen.