Giovanni Paolo II e la sofferenza: un mistero vissuto e testimoniato

Nel libro “Giovanni Paolo II e la sofferenza. Un magistero vissuto” (edizioni Cantagalli) don Andrea Mariani parla della sofferenza attraverso l’esempio di Karol Wojtyla

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Il 5 agosto è dedicato alla Madonna della Neve. Festa liturgica della Dedicazione della Basilica di Santa Maria Maggiore. Proprio in tale giorno, nel 1981, Giovanni Paolo II fu operato per la seconda volta, dopo l’attentato subito in Piazza San Pietro il 13 maggio dello stesso anno.
Fu lui stesso a scegliere la data, perché protetto maternamente dalla Vergine Maria il quella particolare occasione (Totus Tuus).
Il Papa della vita”, così è stato definito, ha ricevuto un attentato proprio alla vita. Karol Wojtyla, l’ha sempre difesa (la vita), fin dal concepimento.
L’Enciclica Evangelium Vitae lo evidenzia con forza. La vita è un dono e come tale va difesa e compresa.
Ma la stessa può essere attaccata e messa alla prova, in particolare durante la malattia e la sofferenza.
Come comportarsi? Cosa fare? quale strada percorrere? E poi: che senso ha la sofferenza? Sono domande cui le riflessioni teoriche, o se si vuole, filosofiche, sono insufficienti se pronunciate e mai vissute.
Infatti – scrive don Andrea Mariani – “anche se tutti sanno di essere in grado solo di balbettare qualcosa sull’esistenza, sperimentano che, se si trovano immersi nel dolore, non si ritrovano più.
La sofferenza è un mistero che esige ascolto, silenzio, presenza, stupore, ricerca di senso”.
La sofferenza dev’essere accompagnata dal saper soffrire. Essere disposti e pronti. Come lo è stato Giovanni Paolo II. Lo stesso, dopo averla compresa, raccontata, chiarita, spiegata e direzionata, l’ha anche vissuta e testimoniata in prima persona.
La Lettera Apostolica Salvifici Doloris, introduce l’uomo nella grande realtà del soffrire che, se vissuta con Cristo crocifisso e risorto, si trasforma in bene spirituale per la Chiesa e per l’uomo dischiudendo le ricchezze della Redenzione e della Grazia.
Con esso si sviluppa il Corpo Mistico, si fortifica la Chiesa intera e si sprigiona la testimonianza della verità e dell’amore. La sofferenza è paradossalmente una vocazione di vita. Cosa fare quando la malattia e il dolore ti impediscono di parlare? Karol ha scelto di non nascondersi, ma di mostrarsi e mostrare al mondo, attraverso le televisioni, che parlare è anche stare innanzi ad una folla in attesa e accennare un saluto.
È un linguaggio para-verbale di cui, spesso, non abbiamo consapevolezza. Il Papa della vita lo ha scelto come mezzo di comunicazione principale dell’ultimo periodo del suo pontificato.
Don Andrea Mariani ha raccontato questo spaccato della vita del Papa Polacco, nel libro edito dalle edizioni Cantagalli nel 2011, dal titolo: “Giovanni Paolo II e la sofferenza. Un magistero vissuto”.
Nel testo, introdotto dal Cardinale Stanislaw Dziwisz (Arcivescovo di Cracovia), si rintracciano riflessioni intorno alla sofferenza ed al soffrire, partendo dalla testimonianza del Papa che ha mostrato, attraverso la sua di sofferenza, come la stessa sia un dono. Infatti, al Papa non è stata risparmiata l’esperienza della sofferenza.
Don Andrea Mariani struttura il volume poggiandolo su tre pilastri: la questione antropologica; la questione delle scelte ultime relative alla sofferenza ed il fine vita; la sofferenza in Giovanni Paolo II.
Il libro mira ad aiutare chi è malato e sofferente a compiere una scelta degna della persona di fronte al suo stato di fragilità.
È un invito a compiere un movimento concettuale: passare dal concepire la sofferenza come problema al coglierla come mistero. “Indubbiamente – continua Mariani – nella realtà attuale, che privilegia il piacere fine a se stesso e innalza l’edonismo a sistema unico e universale, implorando forme di morte per sconfiggere il dolore, non ultima la scelta dell’eutanasia, il cristiano è interpellato ad essere testimone della dimensione salvifica del soffrire e a domandare a Cristo il dono di essere in grado di stare vicino a chi è provato nel corpo e nei sentimenti, come la Chiesa ha sempre raccomandato attraverso le opere di misericordia spirituali e corporali”.
L’esperienza di Giovanni Polo II ha insegnato tanto e continua a stimolare la riflessione. La comunità cristiana ha potuto leggere nella sofferenza del Papa, una pagina vivente di Vangelo: il Vangelo della sofferenza.
La malattia per Giovanni Paolo II, non è stata esclusivamente negativa, ma attraverso Cristo, che la priva della dimensione del “non-senso” e la fa emergere alla dimensione di “missione”, diviene come una visita di Dio, un modo per testimoniare amore, servizio, per trasformare la civiltà dell’uomo in una civiltà di dono.
Il Papa, che giganteggia tra i Santi del XX secolo, e non solo, ha saputo testimoniare come la croce di Cristo, portata nella mano durante i numerosi viaggi, è divenuta una croce di carne che doveva mostrarsi, per essere compresa da tutti gli uomini. Nell’ultimo periodo del suo pontificato, ha insegnato che la sofferenza è un’impellente chiamata all’amore. Ed alla sera della vita ciascuno è giudicato sull’amore!

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Domenico De Angelis

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