Nella notte tra il 6 ed il 7 agosto 2014, 125mila cristiani d’Iraq sono stati costretti ad abbandonare le proprie case per rifugiarsi nel Kurdistan iracheno. A due anni esatti dalla cacciata dei cristiani dalla Piana di Ninive, molte famiglie hanno abbandonato l’Iraq, mentre chi è rimasto, non meno di 110mila nella zona di Erbil e Duhok, vive ancora oggi nella condizione di rifugiato.
“In questo penoso anniversario, il terrorismo non è ancora stato sconfitto e le violazioni umane continuano a crescere a diversi livelli – ha scritto il patriarca caldeo Mar Louis Raphael I Sako, in un messaggio inviato ad Aiuto alla Chiesa che Soffre – Ma nonostante tutto i cristiani iracheni continuano a sperare”. Tra i “segni di speranza”, il patriarca Sako annovera anche i progetti sostenuti da ACS in favore delle decine di migliaia di rifugiati che vivono in Kurdistan. Case prefabbricate, scuole, pacchi-viveri, assistenza medica e spirituale per un totale di circa 20milioni di euro dall’inizio dell’avanzata di Isis nel giugno 2014 ad oggi.
Tra i vari progetti, uno in particolare ha ricevuto una donazione da parte di Papa Francesco che attraverso ACS ha voluto sostenere i cristiani iracheni. Si tratta della St. Joseph Charity, una clinica che ogni mese cura e dona medicine gratuitamente a 2800 rifugiati di ogni religione.
In questi due anni, il racconto da parte di ACS della realtà vissuta dai cristiani iracheni è stato continuo. Realtà che la fondazione pontificia porterà quest’anno al Meeting di Rimini in una rassegna che prende il titolo proprio da una frase pronunciata da Papa Francesco nel suo videomessaggio ai cristiani iracheni in occasione del Natale 2014: “la vostra resistenza è martirio, rugiada che feconda”.
Non soltanto immagini a illustrare il dramma iracheno ma anche una testimonianza dal vivo, quella di padre Rebwar Basa, religioso di Erbil che ha ricevuto l’ordinazione sacerdotale nel monastero di San Giorgio a Mosul, oggi in mano allo Stato Islamico. Padre Basa racconterà quella tragica notte di due anni fa e descriverà le attuali condizioni della comunità cristiana d’Iraq.
ACS porterà inoltre al Meeting la propria campagna per richiedere alle istituzioni italiane di riconoscere come genocidio i crimini commessi dallo Stato Islamico contro le minoranze religiose in Iraq e Siria. “Come ha ricordato il Santo Padre nel suo intervento a Villa Nazareth – spiega il direttore di ACS-Italia, Alessandro Monteduro – quello subito dai nostri fratelli nella fede a causa di Isis è martirio. Ovviamente non è competenza delle istituzioni italiane riconoscere il martirio, ma riteniamo che sia un dovere per l’Italia definire ufficialmente questi crimini con il termine genocidio, come già fatto da Unione europea, Stati Uniti e Gran Bretagna”. Ecco perché ACS chiederà ai visitatori della propria esposizione di aderire alla campagna compilando un’apposita cartolina. “Perché i cristiani d’Iraq, a due anni dall’esodo dalla Piana di Ninive, si sentano finalmente sostenuti e considerati dalla comunità internazionale, e non più abbandonati”.
Piana di Ninive: due anni di esodo e martirio
Aiuto alla Chiesa che Soffre sollecita il riconoscimento del genocidio dei cristiani in Kurdistan da parte delle istituzioni italiane