Fenditure e ferite

In ogni tipo di dolore è nascosto il segreto per la nascita, per la rinascita della vita spirituale di ogni uomo

Share this Entry

Non ti è mai capitato di sorprenderti di fronte a un fiorellino sbocciato dalle fessure dei gradini di marmo? Oppure notare delle righe d’erba nata dalle screpolature dell’asfalto? O ammirare in montagna il raponzolo delle vette, fiore giallo spuntato dalla fenditura d’una roccia?
Fenditure, fessure, spaccature, screpolature, squarci, sono tutti, mi sembra, sinonimi di ferita nella quale nasce e cresce l’erba, spunta un fiore, fiorisce la vita.
Da ogni tipo di ferita può nascere la vita.
La stessa terra della campagna subisce una ferita: per farvi nascere la vita, la devi ferire; la devi arare. Dalla ferita del solco il frumento, il grano, l’erba che alimenta l’uomo e gli animali. La ferita dice accoglienza e possibilità di trasformazione del seme. La ferita della terra assicura fertilità, è sede di vita. La stessa potatura è una ferita che assicura maggior frutto. Anche l’innesto avviene solo tra due rami scorzati, feriti.
Ci sembra ovvio concludere che la vita nasce dalle ferite, dal dolore. Dal dolore di una donna, dalle doglie del parto nasce ogni figlio, nasce ogni uomo. “In dolore paries – partorirai nel dolore”. Eva, la madre di tutti i viventi, ha ricevuto da Dio queste parole.
Anche la nascita, la rinascita spirituale di tutti gli uomini è soggetta alla legge del dolore. Ecco perché la nuova Eva, Maria, è diventata Madre mia, tua, di tutti gli uomini quando la spada del dolore le ha ferito il cuore, trapassandolo.
Dalla più grande ferita, dal più grande dolore di tutti i tempi è nata l’umanità: dal grido straziante dell’uomo Dio: “Dio mio perché mi hai abbandonato?” E ’ stato questo dolore dalle dimensioni infinite che ha assicurato il culmine dell’amore infinito e ha dato speranza di salvezza e certezza di vita eterna ad ogni uomo che nasce e muore in questo mondo.
Da quando è stato vissuto questo dolore, da quando si è squarciato il velo del tempio, da quando una lancia sul calvario ha ferito il cuore dell’uomo – Dio, ogni dolore umano, materiale, morale, spirituale, fisico, psicologico, sociale è destinato a produrre la vita.
La spiga nasce dal chicco di grano che marcisce e muore. Che male ha fatto per passare questo tormento? Nessuno se lo domanda, perché è nella logica delle cose; il buon vino esce dal grappolo stritolato, calpestato, dilaniato. Non chiederti perché all’acino d’uva è riservata simile sorte. Come non ci si domanda che male ha fatto Gesù per aver sofferto così: è nella logica dell’amore.
Ecco perché nell’eucarestia, Gesù si è fatto pane e vino. Solo i grani triturati e trasformati in farina possono diventare pane; solo gli acini d’uva che hanno conosciuto il buio e il martirio del torchio possono trasformarsi in vino: pane e vino per la vita dell’uomo.
Non mi domando più che male ho fatto per soffrire così; ma mi stupisco, nella fede, che in ogni ferita, in ogni tipo di dolore è nascosto il segreto per la nascita, per la rinascita della vita spirituale di ogni uomo.

Share this Entry

Andrea Panont

Sostieni ZENIT

Se questo articolo ti è piaciuto puoi aiutare ZENIT a crescere con una donazione