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Stepchild adoption: via libera della Cassazione

Confermata una sentenza della Corte di Appello di Roma sull’adozione del figliastro. Sacconi: “Sovversione antropologica, necessario un referendum popolare”

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La Cassazione ha detto sì all’adozione del figliastro in una coppia omosessuale, ossia la stepchild adoption. È stata infatti confermata una sentenza della Corte di Appello di Roma con la quale è stata accolta una domanda di adozione di una bambina, nata in Spagna con la fecondazione assistita nel 2003, proposta dalla compagna della madre.
La prima sezione civile della Cassazione ha motivato la sentenza spiegando che la stepchild adoption “prescinde da un preesistente stato di abbandono del minore e può essere ammessa sempre che alla luce di una rigorosa indagine di fatto svolta dal giudice, realizzi effettivamente il preminente interesse del minore”.
La Cassazione precisa anche che la stepchild adoption “non determina in astratto un conflitto di interesse tra il genitore biologico e il minore adottato, ma richiede che l’eventuale conflitto sia accertato in concreto dal giudice”.
Inevitabili le polemiche. “La decisione con cui una sezione della Cassazione ha confermato la sentenza della Corte d’appello di Roma in favore della stepchild adoption conferma purtroppo i timori sulla deriva giurisprudenziale conseguente alla legge ideologica sulle unioni civili disegnate come simil-matrimoni”, ha commentato il presidente della commissione Lavoro del Senato, Maurizio Sacconi. Secondo l’esponente Ncd “continua il processo di sovversione antropologica incoraggiato dalla sinistra al quale sarà necessario opporre la possibilità per il popolo tutto di esprimersi attraverso un referendum sulla genitorialità omosessuale”.
L’avvocato Giancarlo Cerrelli, esperto in diritto di famiglia, già vicepresidente dell’Unione Giuristi Cattolici, ultimamente ascoltato dalla Commissione Giustizia della Camera dei Deputati per un’indagine conoscitiva circa una riforma dell’adozione e dell’affido, dopo la sentenza della Cassazione, ha espresso la sua contrarietà alla sentenza della Cassazione.
“Mi riservo di leggere la motivazione, ma ritengo che la Suprema Corte abbia tradito il diritto. Diritto significa: dare a ciascuno il suo”, dichiara Cerrelli.
“Con la stepchild adoption – prosegue l’avvocato – è negato a un bambino il diritto di godere della ricchezza e della bellezza di poter essere educato, allevato e accarezzato da due figure complementari e differenti sessualmente, quali sono un papà e una mamma e ciò solo per soddisfare il desiderio degli adulti”.
“È subumano tutto ciò, perché a un bambino non possono bastare la cura e l’affetto, ma ha bisogno di vivere in una vera famiglia, non di un simulacro di famiglia”, sottolinea Cerrelli.
“Con la pretesa di superare discriminazioni in base all’orientamento sessuale, si compiono discriminazioni ben più gravi quando è negato a un essere umano innocente di poter godere di una vera famiglia e tutto ciò per soddisfare logiche culturali, politiche e economiche che ripugnano al buon senso”, conclude il giurista.
Da parte sua, il presidente del Movimento per la Vita, Gian Luigi Gigli, ha ricordato quanto la sentenza della Cassazione fosse notevolmente prevedibile e prevista.
“Avevamo detto e scritto che, approvata la legge che equipara di fatto le unioni civili al matrimonio, a permettere le adozioni per le coppie gay ci avrebbero pensato i giudici e l’Europa – ha dichiarato l’on. Gigli -. È passato solo un mese ed è già arrivata la sentenza, con buon pace dei cattolici del Pd, del Ministro Alfano e degli altri esponenti del Ncd che avevano ingoiato la legge, soddisfatti per lo stralcio della stepchild adoption”.
“Tutto come da copione. La Cassazione sdogana la stepchild adoption, naturalmente con l’ipocrita giustificazione che essa sia fatta nell’interesse del minore. L’Italia ora sarà pure un paese più ‘civile’, ma lo diventa sulla pelle dei bambini”, conclude poi il presidente del Movimento per la Vita.
Per il direttore del Centro Studi Livatino, Mauro Ronco, la sentenza odierna si pone in contrasto con quel “superiore interesse del minore” che ha costituito finora il pilastro dell’ordinamento, e che “in tal modo viene scardinato”.
La Cassazione, quindi, ha inflitto “una ulteriore sconfitta della tutela dei minori: che può essere rimediata solo da un approfondito e coraggioso rilancio delle ragioni della famiglia e dei figli”, conclude Ronco.
Secondo Massimo Gandolfini, presidente del Comitato Difendiamo i Nostri Figli, la Cassazione apre “all’adozione per le coppie gay” ed offre “i presupposti giuridici per la programmazione di bambini orfani di madre o di padre concepiti tramite la barbara pratica dell’utero in affitto”.
La recentissima sentenza della Cassazione ha quindi dimostrato “l’inclinazione ideologica del suo operato”, assimilabile, del resto, ad “altre sentenze dei tribunali locali che si sono espressi a favore della stepchild almeno un anno e mezzo prima delle unioni civili”.
Anche Gandolfini ha riconosciuto che sono stati “smentiti tutti quei parlamentari della maggioranza che hanno votato le unioni civili dicendo che l’esclusione della stepchild adoption dalle legge avrebbe senz’altro arginato l’ondata di giurisprudenza creativa”. [F.C. – L.M.]
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ZENIT Staff

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