Era la mattina in cui venivo ricoverato all’ospedale. Mi danno il letto in una stanza dove saluto un signore proprio nel momento in cui stava togliendosi il pigiama per riprendere il vestito borghese e aggiustarsi finalmente la cravatta. In questa cerimonia sempre emozionante era aiutato dalla moglie, appena arrivata per accompagnarlo a casa; era dimesso dall’ospedale.
Ultimata l’operazione, chiusa la valigia, entra l’infermiera con la lettera delle dimissioni che consegna alla moglie complimentandosi con lei: “se lo porti a casa, signora, e lo curi bene; suo marito è una perla sia come uomo, sia come malato”.
Appena uscita l’infermiera, sento dire, a bassa voce: “una perla, tu una perla?!…e che razza di perla! E tu ti lasci sbrodolare da chi non ti conosce”.
Ovviamente umiliato e silenzioso il marito mi fa cenno d’un saluto ed escono.
Avrei voluto saltar giù dal letto, inseguire quella signora per dirle: Lei pensa che l’infermiera stimi e lodi suo marito solo per il fatto che non lo conosce. Ma, secondo me, è più indovinata la lode di chi non lo conosce che il biasimo e il disprezzo di chi, come lei, presume di conoscere suo marito.
Provi, signora, ad ascoltare ciò che Dio dice di suo marito; scopra l’immensa stima che Lui ne ha. Allora concluderà che nessuno conosce il prossimo, marito o moglie che sia, se non inforca gli occhiali di Dio innamorato pazzo di lei, di me, di lui, di ciascuno. I difetti che lei nota nel prossimo denunciano la sua forte miopia.
Siamo perle preziose agli occhi di Dio…Perle che Lui è venuto a cercare e trovare perdendo se stesso, imbrattandosi nel fango in cui eravamo immersi e sommersi.
Ciao da p. Andrea
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Ostrica / Pixabay CC0 - moritz320, Public Domain
È una perla
Siamo perle preziose agli occhi di Dio, perle che Lui è venuto a cercare e trovare perdendo se stesso