“Ogni nuovo caso di malattia di Hansen è di troppo, lo è anche ogni forma residua di stigma per questa malattia. Di troppo è ogni legge discriminante i malati affetti dal morbo di Hansen, così come ogni tipo di indifferenza”.
Ecco in sintesi le conclusioni e raccomandazioni del Convegno Internazionale sulla Lebbra dal titolo “Per una cura olistica delle persone affette dal Morbo di Hansen rispettosa della loro dignità”, che si è tenuto presso l’Auditorium dell’Istituto Patristico Augustinianum di Roma il 9 e il 10 giugno 2016.
Il simposio di due giorni, con 45 nazioni rappresentate e 42 relatori, è stato organizzato dal Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari, con la Fondazione Il Buon Samaritano e la Fondazione Nippon, in collaborazione con la Fondazione Raoul Follereau, il Sovrano Ordine di Malta e la Fondazione Sasakawa Memorial Health.
Nel presentare le conclusioni, il prof. Michele Aramini, docente di Teologia presso l’Universitá Cattolica del Sacro Cuore di Milano, si è rallegrato per la collaborazione tra il Pontificio consiglio per gli operatori sanitari – Fondazione Buon Samaritano e la Fondazione Nippon, la Fondazione Sasakawa, la Fondazione Follereau e il Sovrano Ordine di Malta.
“Raccogliere i molti stimoli ricevuti durante il Simposio Internazionale – ha sottolineato – richiederà un lungo e serio lavoro”. I numeri relativi alle persone affette dalla malattia “sono in declino”, ma questo potrebbe nascondere “una minore attività nella ricerca dei nuovi casi”, quindi è essenziale “mirare alla precocità della diagnosi”, così come è necessario creare “borse di studio finalizzate alla specializzazione sulla malattia”.
“Lo stigma è spesso associato alla visione religiosa della vita – ha aggiunto, – ma è l’insegnamento di Cristo che ha spinto i cristiani, soprattutto negli ultimi due secoli, a sviluppare una grande opera di assistenza e cura per le persone affette” dal Morbo di Hansen.
In merito alla presenza di gravi forme di discriminazione in varie parti del mondo, il Prof. Aramini ha continuato lanciando un appello affinché si arrivi “all’abrogazione delle leggi discriminatorie”, un punto questo “urgentissimo e non più rinviabile”.
“L’ignoranza circa la malattia e lo stigma connesso – ha fatto notare – contribuiscono a ritardare la diagnosi e la cura” con gravi ripercussioni per i malati che vengono così segnati indelebilmente dal Morbo.
A tal proposito è anche importante “utilizzare un nuovo linguaggio”, visto che è stato messo in evidenza durante i lavori come “le vecchie percezioni della malattia continuano ad essere rinforzate da un linguaggio inappropriato”.
Sono quattro le raccomandazioni conclusive.
“Dato il loro ruolo è importante che i leader di tutte le religioni, nei loro insegnamenti, scritti e discorsi contribuiscano all’eliminazione della discriminazione contro le persone colpite dal Morbo di Hansen”.
In merito ai Principi e Orientamenti approvati dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite nel 2010 per l’eliminazione della discriminazione contro le persone malate e i membri delle loro famiglie, “è necessario incoraggiare gli Stati a fare grandi sforzi”, concretizzando i principi “con specifici piani attuativi, che coinvolgano le persone malate”.
La terza raccomandazione ribadisce la necessità di cambiare le politiche “familiari, lavorative, scolastiche, sportive e di ogni altro genere che discriminano direttamente o indirettamente” queste persone. Infine è fondamentale “implementare la ricerca scientifica per sviluppare nuovi farmaci” e ottenere “migliori strumenti diagnostici”. Per questo occorre “unire le forze tra tutte le Chiese, le comunità religiose” e tutte le maggiori istituzioni.
Superare le discriminazioni per vincere la lebbra
Conclusioni e raccomandazioni del Convegno Internazionale sulla Lebbra svoltosi all’Augustinianum