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Fallire Cristo è la fine per l’uomo

Meditazione quotidiana sulla Parola di Dio — Mt 10,7-13

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Lettura
La didattica del Maestro, prima dell’evento della Pentecoste, è quella di inviare già i suoi apostoli in missione, ma con alcune precise raccomandazioni: non entrare nelle case dei pagani e dei Samaritani, ma rivolgersi soprattutto “alle pecore perdute della casa d’Israele”. Nel Vangelo di Matteo il termine “Israele” – è usato dodici volte, quante erano le tribù – oltre al significato etnico e geografico, assume anche un senso escatologico e universale, per indicare tutti quelli che in Gesù riconoscono il Messia.
Meditazione
La fede è una cosa molto seria. Non la si può né comperare, né vendere, ma si può perdere e, nel caso, ritrovare, se il lume dell’intelletto e del cuore, presente in ogni uomo, non viene meno. Ogni dono è sempre il segno di una relazione, e questa, quando si tratta della fede, non è tanto gratuita quanto gratificante. L’uomo non è solo abilitato ad incontrarsi con Dio, ma a possedere in Lui la vita in pienezza, a partire da quella terrena che acquista un senso positivo. Dio ama l’uomo e desidera la sua salvezza. Per questo vuole una Chiesa missionaria, che “strada facendo” parli e dica a tutti che “il regno” di Dio non solo è “vicino”, ma è “dentro” il cuore di tutti, anche in chi dice di non credere. Il senso religioso, infatti, si identifica con la natura stessa del nostro io che si esprime con le domande di tutti i tempi: «Cos’è l’uomo? Qual è il significato del dolore, del male, della morte? Cosa ci sarà dopo questa vita?» (Gaudium et Spes, 10). Alla Chiesa spetta quindi di non fermarsi mai, di andare dappertutto e di parlare, senza paura, senza compromessi, con chiarezza e carità. Non deve preoccuparsi né della penuria di mezzi umani, né della mancanza dei beni materiali, dai quali deve tenere il cuore distaccato. Il Signore benedice e aiuta chi lavora e si fida della Providenza. Nonostante tutto il male, sempre più pervasivo e prepotente, l’uomo di fede è sereno. Scrive sant’Agostino: «Abbiamo dentro di noi il Cristo come maestro. Qualunque cosa non riusciate a comprendere per difetto della vostra intelligenza e della mia parola, rivolgetevi dentro il vostro cuore a Colui che insegna a me ciò che dico e distribuisce a voi come crede. Chi sa dare e sa a chi dare, si farà incontro a chi domanda e aprirà a chi bussa. E se per caso non dovesse dare, nessuno si consideri abbandonato» (In Joannis Evangelium, 20,3). Ma occorre tenere il cuore aperto al dono: fallire Cristo è la fine per l’uomo.
Preghiera
O Signore, in un mondo confuso e ostile vuoi che la Chiesa sia un luogo di annuncio del Vangelo. Il tuo Spirito dia a tutti i credenti la fede necessaria per non mancare di essere testimoni credibili e coraggiosi della tua Parola.
Agire
Mi propongo di dire sempre una buona parola a quelle persone che incontro per strada e con le quali mi intrattengo.
Meditazione del giorno a cura mons. Alberto Maria Careggio, vescovo emerito di Ventimiglia – San Remo, tratta dal mensile “Messa Meditazione”, per gentile concessione di Edizioni ART. Per abbonamenti info@edizioniart.it

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ZENIT Staff

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