Pixabay CC0 - kloxklox_com, Public domain

Inviati perché accolti

Meditazione quotidiana sulla Parola di Dio — Gv 13,16-20

Print Friendly, PDF & Email
Share this Entry

Lettura
La liturgia di questi giorni ci porta a riflettere sul discorso di Gesù nell’ultima cena (Gv 13 – 17). Gesù stesso spiega il senso della lavanda dei piedi che ha scandalizzato i suoi. Un atto servile nella notte che celebra la liberazione dalla schiavitù. Come racconta san Paolo, Gesù «pur essendo nella condizione di Dio, non ritenne un privilegio l’essere come Dio, ma svuotò se stesso assumendo una condizione di servo» (Fil 2, 6-7). Questa scelta di svuotamento è modello e paradigma per i suoi: «un servo non è più grande del suo padrone, né un inviato è più grande di chi lo ha mandato».
Meditazione
La scena della lavanda dei piedi è la prefigurazione simbolica della Passione che sta per avvenire. Si può dire che tutta la missione di Gesù si condensa in quel gesto che racchiude il senso della discesa del Figlio di Dio tra gli uomini. Non si può comprendere il sacrificio di Cristo, se non si sperimenta lo smarrimento che hanno provato i discepoli davanti ad un gesto così umile e da servo che fa esclamare a Pietro: «Signore, tu lavi i piedi a me?». La conversazione amichevole che segue la lavanda dei piedi manifesta una profonda intimità, ma anche la tensione del dramma che si sta consumando nell’annuncio del tradimento da parte di «colui che mangia il mio pane» e che «ha alzato contro di me il suo calcagno». Il brano evangelico odierno descrive il servizio come segno esemplare per tutti i discepoli di Cristo rivelandone l’identità e la missione. Comprendere il dono di sé, del farsi servo di tutti è la chiave che spiega la radice della vera beatitudine, della felicità: «Sapendo queste cose, siete beati se le mettete in pratica». Questa logica sovverte l’istintività umana tragicamente segnata dalla ferita del peccato. Anche tra i suoi, infatti, serpeggia la tentazione di seguire un Messia glorioso e di rifiutare il servizio. Gesù avverte: «Ve lo dico fin d’ora, prima che accada, perché, quando sarà avvenuto, crediate che Io sono». La rivelazione di Gesù realizza quella ascoltata da Mosè davanti al Roveto Ardente: è lui l’Io sono, la Presenza di Dio tra gli uomini, legittimata dal Padre e che legittima la missione di ogni discepolo: «Chi accoglie colui che io manderò, accoglie me; chi accoglie me, accoglie colui che mi ha mandato». Ognuno di noi è inviato per raccontare, con la vita, la propria esperienza di fede.
Preghiera
Il tuo Spirito, Signore, illumini questa mia giornata e mi renda capace di attingere all’esempio di Cristo-Servo. Fa’ che possa scoprire, nel dono di me e nel servizio ai fratelli, la vera felicità. Che io sappia accogliere la Parola, viverla in un autentico discepolato fatto di semplicità e concretezza.
Agire
Oggi, dedicherò una parte del mio tempo all’incontro personale con un amico che ho trascurato, o cercherò di mettermi a servizio dei più bisognosi con cuore umile e felice.
Meditazione del giorno a cura di monsignor Francesco Giovanni Brugnaro, Arcivescovo di Camerino – San Severino Marche, tratta dal mensile “Messa Meditazione”, per gentile concessione di Edizioni ART. Per abbonamenti info@edizioniart.it

Print Friendly, PDF & Email
Share this Entry

ZENIT Staff

Sostieni ZENIT

Se questo articolo ti è piaciuto puoi aiutare ZENIT a crescere con una donazione