«Preferisco una famiglia con la faccia stanca per i sacrifici ai volti imbellettati che non sanno di tenerezza e compassione».
Nei giorni del suo viaggio in Messico, lo scorso febbraio, papa Francesco aveva ribadito con forza il bisogno di famiglia. E aveva aggiunto: «Vediamo e viviamo su diversi fronti come essa venga indebolita e messa in discussione.
Si crede che sia un modello ormai superato e incapace di trovare posto all’interno delle nostre società che, sotto il pretesto della modernità, sempre più favoriscono un sistema basato sul modello dell’isolamento». Tutto vero.
Ed ora confermato – anche se non ve n’era necessità – pure dalle statistiche.
Prendiamo l’Italia, quella descritta nel rapporto curato dalla Fondazione nazionale dei commercialisti e dal Forum delle associazioni familiari: nel 2015, nonostante una generale flessione della pressione fiscale, per i nuclei familiari il carico è addirittura lievitato.
E non solo: il numero di famiglie in condizioni di povertà assoluta tra il 2011 e il 2014, in particolare quelle con tre o più figli, è aumentato del 36%, mentre la spesa media mensile è scesa del 6%. In calo anche il reddito lordo disponibile: -8,8% rispetto al 2008.
Insomma, un quadro a tinte fosche, testimonianza della scarsa attenzione che sul piano politico e legislativo è da tempo riservata alla famiglia.
Disinteresse ben noto alla Calabria, che sul piano delle misure concrete poco o nulla fa per la tutela della famiglia. Eppure, un’inversione di rotta è possibile.
Anzi, è già realtà. In Trentino, ad esempio, ogni madre, in media, ha 1,64 figli, a fronte di un dato nazionale di 1,35. Ancora: positivo il tasso di crescita naturale, in calo sia pur leggero il numero di separazioni e divorzi.
Una semplice casualità? Non si direbbe. Piuttosto, una risposta concreta a chi sostiene che cambiare non è possibile perché servirebbero soldi che non ci sono: in Trentino la maggior parte delle iniziative “family friendly” realizzate nell’ultimo decennio sono state a costo zero.
A riprova: le imprese che hanno adottato i protocolli del sistema integrato per la promozione del benessere familiare e della natalità, investendo risorse per la qualità della vita dei propri dipendenti, specie delle donne madri, sono stati ampiamente ripagati in termini di riduzione delle ore di malattia e straordinario, con correlata crescita della produttività.
Certo, il paradiso terrestre non esiste neppure in terra trentina, dato che i problemi non mancano neppure dalle parti di Trento e Bolzano.
Tuttavia, quanto lì accade dimostra che la buona politica sa mettere in atto – tra l’altro – buone pratiche per la famiglia esistono e possono essere attuate senza spendere milioni di euro: bastano lungimiranza e buona volontà per umanizzare le relazioni interpersonali, rendere più accogliente la società e non lasciare indietro nessuno, men che meno i figli.
Perché, come ricordava Madre Teresa di Calcutta, «l’amore comincia a casa: prima viene la tua famiglia, poi il tuo paese o la tua città».
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SOS famiglia
Un’inversione di rotta è possibile