La visita di Giovanni Paolo II al Ceis di Roma - Foto Copyright Twitter Account @CeIS_Roma

Sei anni fa la scomparsa di don Mario Picchi. Il Papa: "Un apostolo della Misericordia"

Domani mattina, nella Chiesa di Sant’Anna al Laterano, una Messa commemorativa del fondatore del Centro italiano di solidarietà

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Sei anni fa, il 29 maggio 2010, tornava alla Casa del Padre don Mario Picchi, fondatore del Centro italiano di solidarietà, oggi a lui intitolato. Per ricordarlo domani, domenica 29 maggio, alle 11.30, sarà celebrata una messa nella Chiesa di Sant’Anna al Laterano (via Merulana, 177). Papa Francesco ha voluto sottolineare il lavoro svolto da don Mario come “apostolo della misericordia” nella visita che ha compiuto, il 26 febbraio scorso, alla comunità di recupero del Ceis che ha sede nel comune di Marino.
Un evento che rientra nei “Venerdì della misericordia” durante i quali ogni mese Bergoglio compie un gesto di carità in favore delle persone che sono oggetto della “cultura dello scarto” da parte della società. In quell’occasione, con i 60 ragazzi della comunità di recupero, “il Papa ha voluto porre l’accento sulla necessità di avere costante fiducia nella forza della misericordia, che continua a sostenere il pellegrinaggio di ogni uomo e che, accompagnandoci anche nelle ore più fredde, fa sentire il calore della sua presenza e riveste l’uomo della sua dignità”.
Un’opera della quale, come ha sottolineato Bergoglio, si è fatto interprete autorevole don Mario con la sua filosofia, da lui chiamata semplicemente “Progetto Uomo”, per il recupero di ogni persona da qualsiasi forma di dipendenza. Anche il Segretario di Stato vaticano, il cardinale Pietro Parolin, ha voluto ricordare “don Mario Picchi, tanto stimato dal beato Paolo VI e da san Giovanni Paolo II, che è stato il buon samaritano della parabola di Gesù. Lo è stato ieri, salvando tante vite precipitate nella spirale della droga e lo è anche oggi, dopo la sua scomparsa, per coloro che vivono nelle strutture del Ceis dove tutto parla di lui e del bene che ha fatto e che, attraverso le mani di tanti volontari e operatori, oggi continua a compiere”.
Guardando indietro alla sua lunga e proficua vita don Mario si domandava: “Cosa rimarrà? Credo che di me rimarranno i gesti concreti di amore e di quella solidarietà che spezza l’egoismo e proietta verso l’alto. La mia capacità di offrire speranza agli smarriti di cuore. Le occasioni da me colte per essere un promotore di pace e di giustizia”.
 
 

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ZENIT Staff

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