Valerio Gelfusa

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Roma Popolare. Gelfusa: "Partecipazione dei cittadini, unica strada percorribile per Roma"

L’Amministratore Unico del Centro Radiologico e Fisioterapico “Raphael” si candida per dare “un esempio concreto ai nostri figli ed un gesto d’amore alle future generazioni”

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“Una catarsi che partirà dal basso, dai cittadini, dalle associazioni, dalla parte migliore della nostra società”. Così Valerio Gelfusa, imprenditore 40enne, descrive l’obiettivo che si prefigge la lista civica “Roma Popolare – per Marchini sindaco”.
Amministratore Unico del Centro Radiologico e Fisioterapico “Raphael”, Gelfusa ha deciso di entrare in politica candidandosi come consigliere comunale. Per smuovere i romani dall’apatia e dalla rassegnazione suscitati dal degrado della città e dagli scandali dell’amministrazione, Gelfusa è convito che serva quella “rivoluzione delle competenze” evocata dai promotori di Roma Popolare, il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, e Stefano De Lillo, ex senatore.
Nell’intervista che segue, Gelfusa spiega come vuole mettere a disposizione dei romani le sue competenze, pone l’accento sull’importanza della sussidiarietà e delle iniziative per promuovere la prevenzione delle malattie.
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Come è maturata la scelta di candidarsi nella lista “Roma Popolare – per Marchini sindaco”?
Ho avuto molto da questa città, sia in termini personali che professionali, e ritengo che per troppi anni sia stata svilita e depredata nell’indifferenza generale. Indifferenza che ha colpito gli stessi cittadini romani i quali hanno iniziato a percepire il degrado ed il malaffare come fossero cose normali, come una terribile assuefazione. Roma Popolare ha chiesto la mia disponibilità per favorire un cambiamento di rotta, cambiamento che può avvenire solo partendo dal basso, dalle persone comuni, come me. In questi anni le soluzioni imposte dall’alto, dalle direzioni dei partiti politici, si sono rivelate fallimentari e spesso dannose. Con la nostra lista civica Roma conoscerà una catarsi che partirà dal basso, dai cittadini, dalle associazioni, dalla parte migliore della nostra società.
Lei è Amministratore Unico del Centro Radiologico e Fisioterapico “Raphael”. Qual è il bagaglio d’esperienza che porterà in Campidoglio, qualora venisse eletto?
Ho sempre puntato sulla formazione. La formazione dei miei collaboratori, poiché ritengo che l’aggiornamento scientifico rappresenti il punto focale di una sanità d’eccellenza e la formazione dei pazienti che afferiscono alla nostra organizzazione. Mi rendo conto che appaia abbastanza anomalo parlare di formazione dei pazienti, ma ritengo che sia il punto nodale del sistema sanitario. È necessario che i cittadini interiorizzino l’importanza della prevenzione, che comprendano fino in fondo l’assoluta necessità di condurre una vita sana tenendo sotto controllo quelle patologie che hanno l’incidenza maggiore sulla popolazione. Questo aspetto assume una rilevanza notevole anche sotto il profilo economico per il Servizio Sanitario Nazionale, curare una patologia è enormemente più costoso che prevenirla.
Organizza spesso dei corsi di disostruzione per genitori. In che modo un’amministrazione comunale può promuovere questo tipo di iniziative?
Torniamo al punto precedente, quello relativo alla formazione dei cittadini. Non molto tempo fa, presso il Centro Commerciale Bufalotta, un bambino ha perso la vita per ostruzione delle vie respiratorie. Erano presenti migliaia di persone e nessuno è stato in grado di eseguire una manovra semplicissima che avrebbe salvato una vita. I luoghi di formazione per antonomasia sono gli istituti scolastici ed è lì che l’amministrazione dovrebbe svolgere il proprio ruolo formativo non solo per gli alunni, ma anche per i genitori stessi. Sarebbe sufficiente coinvolgere in questo progetto le decine di associazioni di volontariato, formate da personale infermieristico specializzato, che di buon grado organizzerebbero dei corsi, a costi irrisori, presso le scuole. Se saremo capaci di lavorare sulla formazione del singolo individuo, produrremo una crescita dell’intero tessuto sociale.
Prima ha parlato di “terribile assuefazione” dei romani rispetto alla crisi e agli scandali che hanno colpito il Comune di Roma. Lei sta incontrando molte persone per la campagna elettorale. In che modo è possibile riaccendere la speranza?
Il sentimento comune tra i cittadini oggi è la rabbia. Sentimento più che comprensibile vista la situazione. In questi mesi il mio lavoro e quello della squadra che collabora con me si è basato essenzialmente su un concetto: la partecipazione dei cittadini alla cosa pubblica. Questo concetto è l’elemento fondante di Roma Popolare. Le soluzioni imposte dall’alto hanno trasformato il cittadino in oggetto dell’amministrazione, amplificando i problemi e producendo uno scollamento tra le istituzioni e la società civile. Se riusciremo a cambiare questo sistema ed a trasformare il cittadino in soggetto attivo nella gestione della cosa pubblica produrremo un effetto positivo e propositivo nell’animo di ciascuno di noi e le soluzioni produrranno un impatto straordinariamente efficace. Sono sicuro del fatto che la partecipazione trasformerà la rabbia in amore per Roma.
Quanto è importante a suo avviso il principio di sussidiarietà e come ritiene si possa sviluppare in una città come Roma?
Il principio di sussidiarietà, basato sulla partecipazione delle entità sociali minori, prime fra tutte famiglie ed associazioni, è l’unica strada percorribile per Roma. Questo si ottiene mediante un fattivo sostegno economico, istituzionale e legislativo da parte delle istituzioni al Terzo Settore. Perciò la pubblica amministrazione deve astenersi dall’intervenire in determinati settori per non ostacolare chi potrebbe soddisfare un determinato bisogno meglio della pubblica amministrazione stessa (si presuppone, infatti, che le libere aggregazioni di persone conoscano certe realtà periferiche meglio degli amministratori pubblici di livello più alto). In questa maniera si favorirebbe la lotta all’inefficienza, allo spreco, all’assistenzialismo e ad un eccessivo centralismo burocratico. In buona sostanza, l’applicazione razionale del principio di sussidiarietà produrrebbe tre effetti positivi: un notevole risparmio economico da parte dell’amministrazione comunale nell’erogazione di alcuni servizi al pubblico; una maggiore efficienza dei servizi stessi poiché erogati in maniera aderente alle caratteristiche del singolo quartiere; la partecipazione dei cittadini produrrebbe un notevole aumento del senso civico in ciascuno di noi, dando, inoltre, un esempio concreto ai nostri figli ed un gesto d’amore alle future generazioni.

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ZENIT Staff

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