Hanno interrotto per un giorno la loro clausura per allietare, con canti e danze, la vita delle detenute di un carcere femminile. È quanto accaduto domenica 22 maggio a Santiago del Cile, dove circa 60 monache di sei istituti hanno incontrato ieri altrettante detenute del centro penitenziario femminile di San Joaquín, nel contesto del Giubileo della vita contemplativa, vissuto nell’ambito dell’Anno santo della misericordia.
Le suore – informa il Sir – hanno preso parte alla Messa presieduta dall’arcivescovo Ricardo Ezzati nel carcere, insieme al vicario per la Vita Consacrata, mons. Jorge Concha. Nell’omelia, il porporato ha sottolineato l’eccezionalità dell’evento: “Non so di preciso se nella storia di Santiago, nei suoi 400 anni, si è visto ciò che abbiamo visto oggi”, ha detto.
“Le monache di clausura sono le braccia levate al cielo della città, per intercedere per tutti noi, specialmente coloro che soffrono di più”, ha aggiunto Ezzati. Ed ha proseguito evidenziando la bellezza di questo incontro “attraverso il quale le sorelle che contemplano il volto di Dio tutti i giorni nella preghiera, lo possono contemplare anche nel volto delle persone che stanno soffrendo, che stanno vivendo un momento difficile della propria vita”.
Alcune monache, alla fine della Messa, hanno intonato e ballato un canto cileno dedicato alla Vergine assieme ad alcune detenute, altre hanno poi giocato con le ospiti del carcere. Un momento di convivenza molto partecipato, dunque, tanto che le donne recluse nel penitenziario hanno chiesto di ripetere questa esperienza.
“Questo ci fa capire che Dio abita nell’animo di ciascuno”, ha dichiarato madre Maria Rosa, delle Carmelitane scalze, ha sottolineato il fatto che l’incontro è avvenuto nella solennità della Trinità. “È stata una grazia condividere la giornata con queste persone, sentirmi loro sorella, sentire il loro dolore e la loro gioia, farci uno con loro”.
Le suore – informa il Sir – hanno preso parte alla Messa presieduta dall’arcivescovo Ricardo Ezzati nel carcere, insieme al vicario per la Vita Consacrata, mons. Jorge Concha. Nell’omelia, il porporato ha sottolineato l’eccezionalità dell’evento: “Non so di preciso se nella storia di Santiago, nei suoi 400 anni, si è visto ciò che abbiamo visto oggi”, ha detto.
“Le monache di clausura sono le braccia levate al cielo della città, per intercedere per tutti noi, specialmente coloro che soffrono di più”, ha aggiunto Ezzati. Ed ha proseguito evidenziando la bellezza di questo incontro “attraverso il quale le sorelle che contemplano il volto di Dio tutti i giorni nella preghiera, lo possono contemplare anche nel volto delle persone che stanno soffrendo, che stanno vivendo un momento difficile della propria vita”.
Alcune monache, alla fine della Messa, hanno intonato e ballato un canto cileno dedicato alla Vergine assieme ad alcune detenute, altre hanno poi giocato con le ospiti del carcere. Un momento di convivenza molto partecipato, dunque, tanto che le donne recluse nel penitenziario hanno chiesto di ripetere questa esperienza.
“Questo ci fa capire che Dio abita nell’animo di ciascuno”, ha dichiarato madre Maria Rosa, delle Carmelitane scalze, ha sottolineato il fatto che l’incontro è avvenuto nella solennità della Trinità. “È stata una grazia condividere la giornata con queste persone, sentirmi loro sorella, sentire il loro dolore e la loro gioia, farci uno con loro”.