La maggior parte dei conflitti nel mondo sono dovuti essenzialmente al “dio denaro”, mentre gli sforzi umanitari messi in campo per limitarli, in molti casi falliscono per il condizionamento “commerciale ed ideologico”.
Lo ha ricordato papa Francesco, nel suo messaggio indirizzato al segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, in occasione dell’apertura del Vertice Umanitario Mondiale, che si tiene ad Istanbul oggi e domani.
Nel messaggio, letto oggi pomeriggio al Vertice, dal cardinale Segretario di Stato, Pietro Parolin, recatosi a Istanbul come capo della delegazione vaticana, il Santo Padre saluta l’evento come una “occasione di svolta per le vite di milioni di persone che necessitano di protezione, cura ed assistenza, e che cercano un futuro più dignitoso”.
Nella speranza che gli sforzi dei soggetti convenuti a Istanbul possano contribuire ad “alleviare le sofferenze” dei milioni di meno fortunati, il Pontefice auspica anche che “i frutti del vertice possano essere dimostrati attraverso una sincera solidarietà e un vero e profondo rispetto per i diritti e la dignità” di chi patisce per “conflitti, persecuzioni, violenza e disastri naturali”, ovvero quei contesti dove le vittime sono “più vulnerabili” e vivono “in condizioni di miseria e sfruttamento”.
Secondo il Papa è innegabile che “oggi molti interessi prevalgano sulle soluzioni ai conflitti” e che le “strategie militari, economiche e geopolitiche” impongano il “dio denaro” e il “dio potere”. Al tempo stesso, ha denunciato Francesco, “gli sforzi umanitari sono frequentemente condizionati da costrizioni commerciali ed ideologiche”.
Per tutte le ragioni elencate, si rende necessario un “rinnovato impegno” a “proteggere ogni persona nella propria vita quotidiana”, assieme alla sua “dignità” e ai “diritti umani”, alla sua “sicurezza” e ai “bisogni globali”, altrimenti si condannano tali persone all’“isolamento”.
Principi come “non lasciare indietro nessuno” e “fare il meglio per tutti”, richiedono che “non ci arrendiamo e che ci assumiamo la responsabilità per le nostre decisioni ed azioni riguardo alle vittime”, ha aggiunto il Santo Padre.
Ognuno di noi, in tal senso, può fare qualcosa “in modo personale”, così come molto si può fare “insieme”, coordinando gli “forze e iniziative”, a seconda delle abilità di ognuno, purché evitando sempre di “discriminare” ma, piuttosto, “accogliendo”.
In termini concreti, ha puntualizzato il Pontefice, “non dovrebbero mai esserci famiglie senza casa, rifugiati non accolti, persone private della dignità, feriti non soccorso, bambini senza infanzia, giovani senza futuro, anziani senza una vecchiaia dignitosa”.
Bergoglio ha salutato il Vertice di Istanbul anche come una “occasione per riconoscere il lavoro di chi serve il prossimo e contribuisce a consolare le sofferenze delle vittime della guerra e delle calamità, degli sfollati e dei rifugiati, e di chi ha a cuore la società, specie attraverso scelte coraggiose a favore della pace, del rispetto, della cura e del perdono. Questo è il modo in cui le vite umane vengono salvate”.
Nessuno di noi, ha osservato il Papa, “ama un concetto” o “un’idea” ma tutti “amiamo le persone”, attraverso il “sacrificio di se stessi, l’autentico dono di sé”, che si esprime verso “uomini e donne, figli e anziani, persone e comunità… facce, quelle facce e quei nomi che riempiono i nostri cuori”.
La sfida lanciata da Francesco ai partecipanti al summit è quella di “ascoltare il grido delle vittime e dei sofferenti”, permettendo loro di darci una “lezione di umanità” e di “cambiare i nostri stili di vita, le scelte politiche ed economiche, i comportamenti e le attitudini di superiorità culturale”.
È soltanto “imparando dalle vittime e da quelli che soffrono”, che “saremo in grado di costruire un mondo più umano”, ha poi concluso il Santo Padre, prima di invocare la benedizione sui partecipanti al summit di Istanbul.
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Il Papa: “Aiuti umanitari pregiudicati da ideologie ed interessi economici”
Nel suo messaggio in occasione del Vertice di Istanbul, Francesco lancia un accorato appello per la dignità umana: “Mai più rifugiati non accolti, bambini senza infanzia, giovani senza futuro…”