Ieri, mercoledì 18 maggio, è stata inaugurata nel Salone di Raffaello della Pinacoteca dei Musei Vaticani la storica mostra intitolata: «L’icona bielorussa dal XVII al XXI secolo». La delegazione venuta dalla Bielorussia era composta dall’arcivescovo cattolico di Minsk-Mihilev, Tadeusz Kondrusiewicz, dall’archimandrita Fedor Povny, dal direttore del Museo d’Arte Nazionale di Minsk, Vladimir Prokopisov e l’ambasciatore della Repubblica Bielorussa presso il Quirinale e presso la Santa Sede, Sergei Aleinik. Invece il Vaticano era rappresentato dal card. Giuseppe Bertello, presidente del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano, e il prof. Antonio Paolucci, Direttore dei Musei Vaticani. L’esposizione ha luogo nell’anno importante per la Chiesa latina locale che proprio nel 2016 celebra il 25° anniversario della rinascita delle strutture ecclesiastiche dopo tre generazioni di persecuzioni. Nella parte artistica si è esibito un piccolo coro ortodosso-cattolico. Del significato della mostra ZENIT ha parlato con mons. Kondrusiewicz.
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Come è nata l’idea della mostra delle icone bielorusse nei Musei Vaticani?
L’idea è nata circa cinque-sei anni fa, nel corso di un mio incontro con l’allora viceministro degli esteri della Repubblica di Bielorussia, Sergej Alejnik, oggi Ambasciatore della Bielorussia presso la Santa Sede. Successivamente, nell’organizzazione della mostra si è impegnato l’ex Nunzio Apostolico in Bielorussia Monsignor Claudio Gugerotti, oggi Nunzio in Ucraina. Ovviamente, sono stati coinvolti i Direttori dei Musei Vaticani e del Museo Nazionale d’Arte della Bielorussia, e anche il Ministero degli esteri della Bielorussia e Chiese Cattolica e Ortodossa.
Qual è il significato di questa mostra?
Il solo fatto che le icone bielorusse siano per la prima volta esposte nei Musei Vaticani è molto significativo. È un riconoscimento delle buone e costruttive relazioni esistenti tra la Chiesa Cattolica e Ortodossa nella Repubblica di Bielorussia. Oserei dire che sono anche un esempio di realizzazione del sogno di san Giovanni Paolo II, che l’Europa respiri con i due polmoni del cristianesimo occidentale e orientale.
Le immagini sacre hanno un significato particolare nelle Chiese orientali?
Nella società bielorussa, nonostante le divisioni storiche e perfino confessionali, la venerazione dell’icona, in primo luogo l’icona della Madre di Dio, è sempre stata la base spirituale dell’unità nazionale. Sotto il manto della Vergine Purissima, sotto la protezione delle sue sante icone il popolo bielorusso ha sempre cercato e trovato la salvezza. Perciò la mostra ha prima di tutto un significato religioso e spero che contribuisca alla nuova evangelizzazione del mondo odierno, che ha molto bisogno dell’eterna verità del Vangelo.
Il 13 aprile 1991, con un provvedimento di San Giovanni Paolo II venne riorganizzata la Chiesa cattolica di rito latino nelle Repubbliche sovietiche di Bielorussia, Russia e Kazakistan. Perciò la Chiesa cattolica celebra quest’anno il 25° anniversario. Che può dirci in proposito?
Nel 1991, dopo 70 anni di persecuzioni della Chiesa latina, sono state create in Bielorussia le diocesi (allora 3, oggi ce ne sono 4) e nominati i vescovi (allora 2 e oggi 8 vescovi). Per noi è un anniversario importantissimo e siamo contanti che il Santo Padre manda da noi in questa occasione come suo inviato speciale l’arcivescovo di Vienna, card. Christoph Schönborn (1-2 luglio). Abbiamo inserito gli eventi dell’anniversario nelle celebrazioni dell’Anno Santo della Misericordia. Per di più la nostra Chiesa già da tre anni si prepara per il 100° anniversario delle apparizioni a Fatima: l’anno 2014 era un anno di preghiera, il 2015 di penitenza, invece il 2016 è l’anno della speranza.
C’è anche un altro evento importante: a Grodno dal 24 al 26 maggio si svolgerà il Nazionale Congresso Eucaristico. Anche per quella occasione arriverà da noi il legato pontificio, card. Zenon Grocholewski.
Tutta la Chiesa si sta preparando per il GMG di Cracovia. Come vanno i preparativi in Bielorussia?
Secondo le nostre stime circa 3 mila giovani dalla Bielorussia andranno in Polonia. Ogni diocesi ha il suo coordinatore e si stanno facendo dei preparativi per la Giornata. Per i nostri ragazzi è relativamente facile andare in Polonia perché non è lontano. Non ci sono nemmeno i problemi con la lingua perché ci capiamo con i polacchi. Anch’io andrò per il GMG per fare delle catechesi.
Quest’anno c’è anche il 25° anniversario della famosa GMG di Częstochowa dove per la prima volta nella storia delle Giornate parteciparono anche i giovani dall’ex-Unione Sovietica. Come ricorda quella storica GMG?
Allora ero anche vescovo in Bielorussia e Giovanni Paolo II mi ha trasferito a Mosca. Fu un evento memorabile e, direi, storico. Per la prima volta 65 mila giovani dai Paesi dell’ex Unione Sovietica varcarono la frontiera per andare a Częstochowa ad incontrare altri giovani venuti da tutto il mondo. Per tanti giovani era il primo viaggio all’estero, il primo incontro con i giovani venuti dall’Occidente, il primo incontro con il Papa. C’era un entusiasmo indescrivibile. Quante persone mi ringraziarono per quella iniziativa di Giovanni Paolo II, anche gli ortodossi che sono andati con i cattolici. Era una cosa commovente.
Giovanni Paolo II, oggi santo, è venerato in Bielorussia?
Molto. A Minsk la nuova chiesa, che vogliamo costruire, è stata dedicata proprio a san Giovanni Paolo II. Insieme con il parroco, don Igor Laszuk, abbiamo portato la sua immagine all’udienza generale del 18 maggio, proprio nell’anniversario della nascita di questo santo cosi stimato in Bielorussia, per farla benedire da Papa Francesco.
L’Arte che unisce: icone bielorusse nei Musei Vaticani
Inaugurata nel Salone di Raffaello della Pinacoteca dei Musei Vaticani la mostra di immagini sacre bielorusse intitolata: «L’icona bielorussa dal XVII al XXI secolo»