Catacombe San Callisto (ZENIT - RR)

Catacombe San Callisto (ZENIT - RR)

Catacombe: tanti luoghi comuni da sfatare

L’archeologo Alessandro Bertolino svela i segreti di San Callisto e di altri luoghi che hanno fatto la storia del cristianesimo

Print Friendly, PDF & Email
Share this Entry

Il fascino esercitato dalle catacombe sui cristiani di ogni epoca resiste ancora oggi, come testimonia il flusso ininterrotto di visitatori, che tutto l’anno, sia d’estate che d’inverno, giungono dall’Italia e dall’estero: circa 300mila persone, di cui la metà italiani ed europei, circa il 25% americani e altrettanti dal resto del modo.
Queste cifre, approssimate per difetto, appartengono al complesso delle Catacombe di San Callisto, amministrate con cura dall’Istituto Salesiano e situate all’interno del rigoglioso Parco dell’Appia Antica, al civico 110, al termine di un lungo filare di cipressi, che dona pace interiore sin dal primo sguardo.
Una distesa verde di 30 ettari, dove carovane di bambini in gita scolastica, sorridono tra un panino e un calcio al pallone, subito dopo aver visitato le più antiche catacombe romane. Di questo noi di Zenit abbiamo parlato con l’archeologo Alessandro Bertolino, esperto di epoca cristiana e classica, che per un decennio è stato anche professore ordinario di Archeologia Cristiana presso la Facoltà di Teologia del Ponteficio Ateneo “Regina Apostolorum”, e che, da oltre vent’anni, presta servizio come accompagnatore ufficiale presso le catacombe di San Callisto.

Alessandro Bertolino (ZENIT - RR)

Alessandro Bertolino (ZENIT – RR)

Professor Bertolino, che cosa sono le catacombe e a che epoca risalgono?
Le catacombe sono un cimitero cristiano; principalmente, a Roma sono state rinvenute circa 60 catacombe, tra quelle di grandi dimensioni, come San Callisto, che conta circa 20 km di gallerie, e piccoli ipogei, cosiddette piccole “cripte” familiari, che risalgono alla fine del II e all’inizio del III secolo. In origine furono rinvenute anche sepolture giudaiche e pagane, che cessarono già nel corso del III secolo. La funzione di tipo sepolcrale e funeraria terminerà, al contrario, nel V secolo, in concomitanza con il calo demografico e il collasso dell’Impero romano, dove si preferiranno i cimiteri nella città, che sorgeranno intorno alle chiese. Sarà allora che le catacombe assumeranno il ruolo di santuario, come nel caso delle tombe dei martiri.
È dunque da sfatare il mito che i primi cristiani perseguitati si riunissero nelle catacombe per celebrare la messa?
Sì, si tratta di un falso mito. La liturgia si svolgeva nelle case private le cosiddette domus ecclesiae, spesso appartenenti ai più ricchi. Si celebravano negli ipogei, invece, messe in suffragio per i defunti e riti funebri. Si è molto radicata questa credenza popolare per cui le catacombe fossero luoghi segreti e clandestini ma la realtà è ben altra: erano note alle autorità e anche tollerate, a parte alcune brevi epoche di persecuzione più intensa.
Ad esempio, quali?
Ci fu nel 258 d.C. la persecuzione dell’imperatore Valeriano, che proclamò un editto contro i cristiani che portò all’uccisione di tutti i vescovi della Chiesa e, proprio in quest’area, di Papa Sisto II e in seguito la persecuzione, tra il finire del III e l’inizio IV secolo, da parte dell’imperatore Diocleziano. È dunque qui, che sono sepolti i primi martiri e i Papi. Assurgendo a “cimitero ufficiale della chiesa romana”, san Callisto ospita, infatti, anche il sepolcro di S. Cecilia, Santa protettrice dei musicisti.
Statua Santa Cecilia morente (ZENIT - RR)

Statua Santa Cecilia morente (ZENIT – RR)

Come si articola il percorso interno a San Callisto?
Dopo un corridoio di gallerie con tanti ipogei generici, si accede alla Cripta dei Papi, dove ne furono sepolti nove, tra cui il noto e venerato Papa Sisto II (martirizzato il 6 agosto 258). È proprio in virtù di questo che l’area divenne un luogo di devozione e fu abbellita da due colonne corinzie e da un altare per officiare le celebrazioni liturgiche in onore dei Papi, alla cui memoria fu dedicato un poema in esametri. Si entra, poi, nella Cripta di Santa Cecilia, un ambiente spazioso dove era tumulata la tomba della martire del III secolo, oggi vuota, al cui posto si trova la statua, realizzata dallo scultore seicentesco Stefano Maderno, che raffigura fedelmente Cecilia nel momento del martirio, con un taglio sul collo a indicare la decapitazione e la posizione delle mani a simboleggiare la Trinità e la sua fede in Dio. Anche questa cripta assurse ben presto a meta di pellegrinaggi e fu adornata con un vasto affresco, con immagini di santi e papi e da altri, posteriori, in stile bizantino, che raffigurano la martire in preghiera.
 Nelle catacombe, quindi, si trovano anche raffigurazioni di valore artistico?
Sì, certamente. Il visitatore può apprezzarne non solo il valore storico documentale ma anche quello artistico. Sia nelle cripte che nei cubicoli (cappelle familiari) compaiono affreschi con raffigurazioni sacre: immagini bibliche di Jonas, Abramo e Isacco e il battesimo di Gesù. Tutte testimonianze dell’arte cristiana del III e IV secolo, vere e proprie pennellate di luce nell’oscurità.
È vero che questi dipinti spesso celavano una vera e proprio simbologia cristiana?
Sì, è così. Ad esempio l’effige di Jonas, che simboleggia la Resurrezione, mentre quella del Buon Pastore è per raffigurare la carità di Gesù. Ma c’è altro, come dimostrano gli antecedenti nell’arte pagana e classica, che indicavano la pietas e l’humanitas, valori basilari della civiltà occidentale. Anche la rappresentazione del pesce, era utilizzata dai primi cristiani, per simboleggiare Cristo il Salvatore. Non mancano, inoltre, le annotazioni accanto alle lapidi, veri messaggi rivolti al defunto: dichiarazioni di affetto, gioia e di dolore, rivelatori di sentimenti interreligiosi e atemporali.
 A proposito di pietas, è vero che durante la seconda Guerra Mondiale, i padri salesiani salvarono la vita a più ebrei, nascondendoli qui?
Sì, è senz’altro vero, come testimoniano gli archivi dei salesiani che registrano il numero delle famiglie ebree romane, che furono nascoste a San Callisto, nei momenti più duri, dell’occupazione nazista. Ma non solo, si parla anche di molte famiglie di partigiani, tra cui si annovera il nipote di Garibaldi.
Catacombe San Callisto (ZENIT - RR)

Catacombe San Callisto (ZENIT – RR)

Cosa rappresentano invece oggi le catacombe?
Per i cattolici costituiscono un momento d’incontro con i fratelli che li hanno preceduti: per rinnovare il mistero sacramentale della morte e della resurrezione e la devozione per i primi santi martiri della Chiesa, tra cui Santa Cecilia patrona della musica che, secondo la tradizione, cantava inni a Dio Padre, mentre veniva decapitata.
A quali funzioni sono preposte oggi?
La funzione principale è quella di accogliere il turista e il devoto e illustrargli i misteri degli ipogei. Un’ulteriore scopo è salvaguardare e arricchire il patrimonio storico scientifico sia attraverso nuovi scavi che attraverso il restauro. Recentemente sono stati ritrovati altri giacimenti funerari su via Latina e anche in altre vie consolari romane.
Cripta Papi catacombe San Callisto (ZENIT - RR)

Cripta Papi catacombe San Callisto (ZENIT – RR)

Esistono catacombe che sono diventate chiese?
No, anche quest’altro è un mito da sfatare, non esistono catacombe trasformate in chiese ma santuari sorti sopra le catacombe. In questi casi, la tomba rimane ipogea (sotterranea) e al di sopra vi sorge la struttura, come per le basiliche di San Sebastiano e quella di Marcellino e Pietro sulla Casilina.
Senza tempo è la suggestione esercitata dalle catacombe, come dimostrano i due racconti che vi ha ambientato. Vuole parlarcene?
Sì, certo. Dalmatius racconta la vita quotidiana di un banchiere dell’epoca, realmente esistito e sepolto a San Callisto e la sua giornata tipica, a contatto con tanti personaggi di spicco della Roma del IV secolo d.C.; Theodolus invece è un giallo ambientato in epoca costantiniana, ispirato alla vita di un custode anch’egli realmente vissuto, che svolgeva il ruolo di investigatore nei “cold case” dell’epoca. Un modo per insegnare la storia, attraverso il gioco letterario.
 
 

Print Friendly, PDF & Email
Share this Entry

Rita Ricci

Sostieni ZENIT

Se questo articolo ti è piaciuto puoi aiutare ZENIT a crescere con una donazione