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Tavola rotonda dei vertici IOR con Radio Vaticana e Osservatore Romano

Il presidente de Franssu e il direttore generale Mammì rispondono a tutte le domande sull’Istituto: dagli scandali del passato, alla lotta al riciclaggio del presente e ad un futuro di maggiore trasparenza

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In occasione della pubblicazione del Rapporto Annuale 2015 dello Ior, il presidente dell’Istituto Jean-Baptiste Douville de Franssu e il direttore generale Gian Franco Mammì si sono confrontati in una tavola rotonda con Giuseppe Fiorentino dell’Osservatore Romano e Alessandro Gisotti della Radio Vaticana, sui dati del rapporto, l’opera di rinnovamento della struttura e il futuro dell’Istituto per le Opere di Religione:
Rispondendo ad una domanda sul perché il Vaticano e la Chiesa abbiano oggi bisogno dello Ior e quali servizi esso offra alla Chiesa, il presidente de Franssu ha spiegato: “Innanzitutto dobbiamo ricordare che il Vaticano essendo uno Stato sovrano ha una sua economia, e come ogni Stato sovrano che ha un’economia ha bisogno di un’istituzione a cui ci riferiremmo tradizionalmente come un’istituzione finanziaria che consenta il trasferimento dei pagamenti e che permetta ai differenti agenti economici di operare. Questo è il ruolo primario dello Ior”.
Inoltre, ha aggiunto de Franssu, lo Ior ha sviluppato un servizio di gestione del patrimonio: esso aiuta congregazioni, istituzioni e diocesi a “gestire i propri asset” e “i propri soldi”. Quindi, ha ribadito, sono due le principali attività: pagamenti e servizi gestionali. “Penso che il ruolo che svolge per la Santa Sede e lo Stato della Città del Vaticano, sia di grande importanza perché permette ai diversi elementi della economia del Vaticano di funzionare”, ha detto il presidente.
È stato dunque chiesto al direttore generale Mammì se si può dire che oggi lo Ior sia completamente trasparente e come sono potuti accadere gli abusi che si sono verificati nel passato: “È comunque una comunità di uomini e sicuramente – ha osservato Mammì – l’assenza di regole, di un ordinamento e di una serie di norme stringenti ha consentito questo. Posso dire con certezza che oggi lo Ior è assolutamente ‘pulito’, se dobbiamo utilizzare questo termine. È stata fatta una grande attività di riordino di tutta la clientela, sulla base di una regolamentazione oggi molto precisa che ha determinato procedure e regole certe, con griglie normative e procedurali assolutamente efficaci. Diciamo che è stato costituito finalmente un presidio, dal quale sarà impossibile poter tornare indietro”.
In passato l’Istituto per le Opere di Religione è stato collegato ad una serie di scandali ed è stato riportato anche che la mafia lo ha usato per il riciclaggio di denaro. Al riguardo, de Franssu risponde che tali punti negativi “non hanno nulla a che fare con lo Ior”, in quanto il suo obiettivo principale “è aiutare il Santo Padre, aiutare la Chiesa e la sua opera”. “Il focus su cui ci siamo concentrati e che abbiamo sviluppato ancora di più dall’arrivo di Gian Franco Mammì come direttore generale, è di essere una istituzione il più possibile pulita e rigorosa”, spiega il presidente. E sempre a proposito degli abusi del passato, assicura che “è stata compiuta una grande mole di lavoro per comprendere cosa sia successo e perché” in modo da “restituire alla Chiesa” qualsiasi cosa sia stata portata via all’Istituto.
De Franssu sottolinea inoltre che ogni “istituzione finanziaria che non abbia una forte governance, dei seri controlli, e una solida disciplina e organizzazione è, inevitabilmente, esposta a potenziali abusi perché non si possono servire due padroni. E i soldi rappresentano una tentazione”. Quindi, soggiunge, negli ultimi anni è stata messa in campo un’opera che faccia sì che “non succeda mai più quanto successo in passato”. Anzi, “lo Ior – ha affermato – è un’istituzione finanziaria che difficilmente potrebbe essere più trasparente ed efficiente di quanto lo sia oggi”.
Sempre il presidente ha quindi risposto ad una domanda riguardo investimenti dell’Istituto in compagnie di carburanti fossili, se questo suona strano dopo la pubblicazione della Laudato Sì: “Prima di tutto attualmente la percentuale di azioni nel portafoglio dello Ior è molto limitata: l’1,7%. E in questo 1,7% non c’è alcuna società che faccia qualcosa contro l’insegnamento della Laudato Si”. Il presidente dello Ior ha rammentato che gli ultimi 12 mesi sono stati un periodo molto difficile per i mercati finanziari e quindi è stata molta ridotta la quota azionaria nel portafoglio dello IOR. Quando si potrà riaumentare questa quota, ha aggiunto, gli investimenti dovranno essere in società che non siano contrarie agli insegnamenti del Santo Padre
Ancora il presidente de Franssu ha risposto sulla sorte del VAM, il Vatican Asset Management, il cui concetto “era tra le raccomandazioni di Cosea”, dunque un argomento “completamente separato” dallo Ior. Poi ha affermato che “è impossibile riciclare denaro allo Ior”, anche grazie al lavoro di persone “leali e orgogliose di ciò che fanno ogni giorno” per cui “lo Ior probabilmente non sarebbe ciò che è oggi”.
Inoltre, ha aggiunto, “nel momento in cui si ha una definizione molto precisa di quale cliente possa avere un conto allo Ior – e noi, in base al diritto canonico, abbiamo una definizione molto precisa – non tutti possono aprire un conto. Le regole sono molto severe e tutto il team allo Ior è stato addestrato a conoscere, comprendere, rispettare e seguire queste regole”.
Secondo, ha proseguito de Franssu, “quando si mette in atto una serie di accordi fiscali – cosa che stiamo facendo – con vari Paesi, dove i clienti sono domiciliati, allora chiunque volesse usare un conto per riciclare del denaro, l’ultimo posto in cui vorrebbe andare, sarebbe lo Ior”.  Dunque la ‘banca vaticana’ è ora un’istituzione impegnata nel “combattere il riciclaggio di denaro” che “non nasconde informazioni alle autorità fiscali, ma cerca piuttosto una piena trasparenza” riguardo alle informazioni sul cliente.
Sulla chiusura dei conti, Mammì sottolinea che non tutti quelli chiusi (4935) erano “conti ‘sospetti’ ai fini della normativa AML (Anti Money Laundering-Antiriciclaggio)”. “Le posizioni sospette – spiega – sono state tutte denunciate dall’Istituto alle Autorità competenti. La chiusura delle migliaia di conti cui si faceva riferimento è avvenuta prevalentemente per altri motivi: o perché conti non più rientranti nelle nuove categorizzazioni dei clienti a tutela del sistema; o perché conti ‘dormienti’ ovvero inattivi da decine di anni o perché conti di importi modesti”.
Ancora, il direttore generale Mammì ha risposto alla domanda se lo Ior abbia perso clienti e se sì per quale ragione, se per esempio sia a motivo dell’accordo fiscale con l’Italia. “Nella maggior parte dei casi – spiega il direttore generale dello Ior – la chiusura dei conti è stata decisa dall’Istituto, a motivo del nuovo corso improntato a criteri di maggiore severità e attenzione. Per contro, molte altre posizioni sono state aperte. Nel caso invece di quei clienti che hanno deciso di chiudere le loro posizioni, ci sarà stato pure qualcuno che avrà perso la fiducia ma, non dimentichiamo, che gli anni che ci lasciamo alle spalle sono stati anni particolarmente difficili. È altrettanto vero, però, che stiamo assistendo a un ritorno di clienti, del quale siamo particolarmente soddisfatti. La nostra clientela ha un grande rapporto di fiducia con l’Istituto e con le persone che conosce da molti anni”.
Circa i rapporti tra Ior e Segreteria per l’Economia e quelli con il Consiglio per l’Economia, de Franssu sottolinea che “non c’è un rapporto tra lo Ior e la Segreteria per l’Economia”; invece “dobbiamo fornire informazioni al Consiglio per l’Economia su base annua”. Quindi, il più alto organismo di supervisione dello Ior è la Commissione dei Cardinali, con la quale “c’è un buon rapporto e un sempre più stretto coordinamento”.
[S.C.]
 
 
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ZENIT Staff

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