Con le Paralimpiadi di Rio de Janeiro (7-18 settembre 2016), si rinnoverà la proficua collaborazione tra Comitato Paralimpico Italiano (CIP) e Santa Sede. Dopo la felice esperienza di Believe to be Alive (2014), il CIP, allestirà infatti la Casa Italia Paralimpica, presso la parrocchia dell’Immacolata Concezione, sita nell’arcidiocesi carioca.
Si tratta di un sodalizio non estemporaneo ma destinato ad essere duraturo e finalizzato, tra le altre cose, alla definizione di un’attività di riqualificazione, nell’area limitrofa alla parrocchia di San Geraldo, con un‘attenzione particolare alla situazione delle barriere architettoniche. Un obiettivo è la realizzazione di un impianto sportivo completamente accessibile ai disabili.
L’iniziativa è stata illustrata stamattina in Sala Stampa Vaticana alla presenza dei massimi rappresentanti del Pontificio Consiglio per la Cultura e del Comitato Paralimpico.
Il cardinale Gianfranco Ravasi, presidente del dicastero vaticano, ha motivato il proprio interesse istituzionale per le discipline sportive, in quanto cultura e sport sono “linguaggi universali”; inoltre lo sport ha sempre avuto una “dimensione sacrale”, che affonda le radici nelle prime olimpiadi dell’Antica Grecia, come ben testimoniano anche i versi di Pindaro.
La definizione di “paralimpiadi”, ha osservato ancora il cardinale, pone questa manifestazione sullo stesso livello e dignità delle olimpiadi praticate dagli atleti normodotati, portando una “bellezza diversa” e la diversità, ha sottolineato Ravasi, è spesso sinonimo di “creatività”.
Il presidente del Pontificio Consiglio per la Cultura ha poi citato Ignazio Silone che nel suo romanzo Vino e pane (1936), scrive: “L’uomo non esiste veramente che nella lotta contro i propri limiti”. Ciò significa che “lo sport moderno è il tentativo di superare il limite, di tentare l’infinito – ha commentato Ravasi -. È una tensione verso l’oltre. Se ciò vale per le Olimpiadi, tanto più è così per le Paralimpiadi”.
Da parte sua, Luca Pancalli, presidente del Comitato Paralimpico Italiano, ha parlato di un “sogno” avveratosi grazie alla “fattiva collaborazione” della Santa Sede e dell’arcidiocesi di Rio. È la prima volta, ha sottolineato Pancalli, che una Casa Paralimpica viene ospitata da una parrocchia e questa operazione è destinata a “lasciare un segno tangibile sul territorio, un segno tangibile alla città di Rio del nostro passaggio”, ha commentato.
La collaborazione con le varie rappresentanze ecclesiali, dunque, darà vita ad una iniziativa in cui la Casa Paralimpica presterà attenzione “più nella sostanza che nella forma”, ha detto Pancalli. “È uno dei più bei segnali che possono arrivare dal mondo dello sport”, ha aggiunto.
Il capodelegazione del Comitato Paralimpico Italiano a Rio, Marco Giunio De Sanctis, ha comunicato che l’inaugurazione della Casa Paralimpica avverrà il 6 settembre, un giorno prima dell’apertura dei giochi, sottolineando anche la prossimità fisica della Casa con il Villaggio Paralimpico (6 km), che agevolerà così l’attività degli atleti.
De Sanctis ha quindi annunciato “serate a tema” anche in campo culinario, con la collaborazione di Chef Rubio, al secolo Gabriele Rubini, che, sia agli atleti che agli ospiti, illustrerà le specialità italiane, offrendo un momento di aggregazione.
Il sodalizio tra Comitato Paralimpico Italiano e chiesa brasiliana è stato salutato con grande favore da padre Leandro Lenin Silva Tavares, sacerdote dell’arcidiocesi di Rio de Janeiro, che ha ricordato come, già durante la GMG del 2013, celebrata nella metropoli brasiliana, papa Francesco avesse “benedetto, per la prima volta, le bandiere Olimpiche e Paralimpiche, rafforzando ulteriormente i legami tra l’evangelizzazione e il mondo dello sport”.
Le Olimpiadi e la Paralimpiadi, quindi, saranno “un momento opportuno per l’evangelizzazione, per la proclamazione dei valori cristiani e dei valori olimpici e lo sviluppo, umano”, nonché l’occasione per sviluppare una collaborazione “con i volontari e responsabili religiosi dell’Ebraismo, dell’Islam, dell’Induismo, del Buddismo e con altri Cristiani non cattolici”.
Parallelamente ai giochi, si svilupperà a Rio il progetto Rio Se Move, con lo scopo di “evidenziare un vero ed umano sviluppo sociale di un tale evento. Il miglioramento delle infrastrutture della città, per noi necessario, è un’importante prova per sottolineare lo sviluppo umano e sociale, con azioni mirate come quelle di un’integrazione ed un’attenzione a coloro che ora hanno deciso di investire e di portare il loro contributo a Rio”, ha aggiunto padre Tavares.
Anche monsignor Melchor José Sánchez de Toca y Alameda, Sotto-Segretario del Pontificio Consiglio della Cultura, ha sottolineato il rapporto particolarmente virtuoso tra Chiesa e sport, elogiando in modo particolare il modello italiano degli oratori, una “pecurialità” del nostro paese, degna di essere “esportata”.
È infine intervenuta, per un breve saluto, Martina Caironi, campionessa paralimpica a Londra 2012 sui 100 metri piani, scelta come portabandiera italiana per Rio 2016. “È un grande onore, avrò l’onore di essere la prima ad aprire le danze”, ha commentato l’atleta, apprezzando in modo particolare la scelta di collocare la Casa Italia in una parrocchia: “Mi è sembrata una scelta umana e un messaggio di vera inclusione, rappresentata anche dal logo dei giochi, un abbraccio che include”, ha detto Caironi.
Presentazione Casa Paralimpica Italiana (foto ZENIT - HSM)
Rio 2016: la Casa Paralimpica Italiana sorgerà in un parrocchia
L’iniziativa realizzata in collaborazione della Santa Sede e dell’arcidiocesi carioca