Mother and son

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Viva la mamma!

“Teniamocele strette, le madri, e festeggiamole per come meritano. A loro dobbiamo tutto”. Una riflessione per la Festa della mamma dell’arcivescovo di Catanzaro-Squillace

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«Un mondo fondamentalmente maschile nel quale la donna non ha alcuna funzione è sempre più un mondo senza Dio, poiché senza madre Dio non può nascervi».
Nel giorno della festa della mamma non potrebbe esservi pensiero migliore da offrire al palato dell’intelligenza del cuore di quello espresso dal poeta Pavel Evdokimov. Certo, sfogliando le pagine della letteratura è facile imbattersi nell’ironia e persino nel disprezzo che fluisce da penne di uomini convinti del loro primato arrogante, così come non mancano donne che si sono allineate a questo stile intriso di spavalderia e prevaricazione, imitando il maschio. E non è probabilmente un caso che la sessualità sbrigativa e consumistica delle attuali relazioni spenga la raffinatezza dei legami personali. Anche nei rapporti sociali più generali, d’altra parte, è la grossolanità a dominare: alla gentilezza si sostituisce la rozzezza e persino nella religiosità si è inclini a guardare con sospetto la devozione semplice e spontanea. Per fortuna, però, il mondo non è solo questo. È anche autenticamente – pur se per molti versi inconsapevolmente – femminile. E proprio per questo il mondo non è senza Dio.
Esiste uno sguardo sull’essere, sulla vita, sull’esperienza che è solo delle donne. Ce lo ricorda Papa Francesco, quando afferma che «le madri sono l’antidoto più forte al dilagare dell’individualismo egoistico. Sono esse a odiare maggiormente la guerra, che uccide i loro figli. Una società senza madri sarebbe una società disumana, perché le madri sanno testimoniare sempre, anche nei momenti peggiori, la tenerezza, la dedizione, la forza morale».
Nulla di più vero: le mamme tremano ma non disperano, hanno paura ma non si rassegnano, piangono ma non soccombono. E se a volte danno l’impressione di sparire dalla vita di un figlio è solo per farsi trovare più forti un attimo dopo, come quei torrenti carsici che s’inabissano per poi riaffiorare impetuosi poco più in là. Pure per questo intimamente gli uomini le temono. Ad una donna basta uno sguardo per piegare delinquenti di vecchia data. Non perchè più prestante fisicamente, ma per un prevalere della forza del cuore. Perché la donna, a maggior ragione se madre, spinge il mondo un passo oltre le capacità dell’uomo. E gli uomini lo sanno poichè, anche a dispetto di quel che i cultori della scienza elevate a divinità assoluta vogliono far credere, è nel grembo materno che Dio ha deposto la custodia della vita. In ogni mamma, in effetti, abita l’inimitabile capacità di unire la quotidianità con l’eternità, il profumo della farina con le lacrime di nostalgia, la ricetta del minestrone con l’alfabeto della misericordia, lo sgranare la corona del rosario con il rimboccarsi le maniche in fronte a una cella.
Teniamocele strette, le madri, e festeggiamole per come meritano. A loro, come scriveva anche Enzo Biagi, dobbiamo tutto: «Le verità che contano, i grandi principi, alla fine, restano due o tre. Sono quelli che ti ha insegnato tua madre da bambino».
 
 

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Vincenzo Bertolone

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