Un cammino di purificazione nella Chiesa di Calabria

Con la pubblicazione del documento “Dalla liberazione alla comunione” riprendono le processioni nella diocesi di Oppido-Mamertina-Palmi, sospese dopo lo spiacevole episodio del luglio 2014

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Il 27 marzo 2016, domenica di Pasqua, è entrato in vigore con pubblicazione sul sito diocesano il decreto “Dalla Liberazione alla Comunione. Principi e norme su Feste e Processioni nella Diocesi di Oppido Mamertina – Palmi”, firmato il 19 marzo, solennità di San Giuseppe, patrono della Chiesa Universale, consegnato successivamente ai sindaci e presentato e discusso pubblicamente a Gioia Tauro lo scorso 15 aprile.
Il Decreto stabilisce la ripresa delle processioni in Diocesi sospese da mons. Francesco Milito, vescovo della Diocesi, in seguito ad uno spiacevole episodio accaduto il 2 luglio 2014 durante la processione della Madonna delle Grazie di Tresilico ad Oppido Mamertina. L’episodio aveva scatenato diverse polemiche ed opinioni contrastanti sovraesponendo anche mediaticamente l’intera Diocesi.
La decisione del vescovo, disposta il 10 Luglio 2014, con il Messaggio “Un atto d’amore per la nostra Chiesa tra passato e futuro” di sospendere le processioni è stata quindi quanto mai necessaria, un gesto temporaneo di cautela con cui Sua Eccellenza ha richiamato tutti alla riflessione, al silenzio e particolarmente alla preghiera.
Il titolo dato al documento non poteva essere in tal senso più esplicito. Sì, perché il percorso di questi due anni ha di certo voluto rappresentare una liberazione intesa come “purificazione da tutto ciò che non mette in comunione con la Chiesa ed ancor prima con il Mistero della Pasqua che è fonte di ogni festa”.
Al posto della processione come alternativa esperienza orante è stata inserita l’Adorazione Eucaristica. Questo ha rappresentato certamente un valore aggiunto per l’intera comunità poiché ha concesso ad ognuno di entrare in contatto diretto con il Signore favorendo una preghiera personale, più intima, lasciando riscoprire la bellezza del dialogo profondo con Gesù Eucaristia da cui tutto ha origine e compimento.
Questo cammino di purificazione ha avuto inizio nello scorso anno con la pubblicazione del sussidio “Benedetto Colui che viene nel nome del Signore (Mt 21, 9). Guida per le celebrazioni, i pii esercizi e le processioni della Settimana Santa”, che rappresenta una parte assolutamente complementare di questo nuovo documento e ne diventa un completamento, una conferma dei passaggi fondamentali ed un più ampio e profondo sviluppo degli aspetti principali.
L’idea madre che li accomuna è quella che il Mistero Pasquale si pone a fondamento per comprendere i santi, che diversamente e senza un continuo richiamo a Cristo non potrebbero essere realmente compresi nella loro specialità e nelle forme devozionali a loro legate.
La liberazione è pertanto base di comunione per una devozione limpida che diviene evangelizzatrice per chi dal mondo della fede si pone a distanza.
Il testo è frutto di un lungo iter redazionale maturato in una collegialità di interventi e nello studio di un’apposita Commissione che, su volere di Mons. Milito, continuerà a seguire l’applicazione delle norme e la recezione dei principi di base nelle singole comunità. Un ciclo di tre incontri seminariali ha avviato un percorso di comune recezione a livello ecclesiale.
Il documento inoltre è “ad experimentuum” fino alla pasqua di aprile 2019. Ciò non significa,  tiene a precisare S.E., che dopo decade ma piuttosto che vi sono aspetti che necessitano di essere lentamente assimilati. Il testo del documento si divide in due parti: la prima, e più corposa, fondativa, dedicata ai Principi teologici e liturgici, la seconda alle conseguenti Norme per la disciplina delle Feste e delle Processioni.
Per questo è importante  “ assimilare la parte fondativa per osservare quella normativa”. Questa gradualità impegna direttamente e personalmente tutto il popolo di Dio che, guidati dai Parroci della comunità, sapranno far proprie le norme indicate, rispettandole.
Ciò che la Diocesi di Oppido Mamertina – Palmi ha vissuto e dovuto fronteggiare non è tuttavia cosa nuova così come viene testimoniato dalle forti riserve dei Vescovi calabresi che già nel 1916 hanno scritto una Lettera pastorale collettiva  per riconsiderare evangelicamente il senso della pietà popolare della quale pur riconoscendone un importante valore dichiarano inaccettabili quegli “abusi inqualificabili […] che rendono le processioni non solo profane ma scandalose e ridicole […]”.
In questa prima parte del testo si colloca quindi la differenza tra “Sacro”, “Santo” e “Festa” una sorta di catechesi sul senso del sacro ricollocato all’interno di una riflessione anzitutto cultuale oltre che culturale, che vuole evidenziare la necessità che i simboli ed i segni della fede e della devozione portino il fedele ad acquisire una sana devozione verso chi ha vissuto in pienezza il Mistero pasquale nella propria vita e cioè la Beata Vergine Maria ed i Santi.
Papa Paolo VI nell’Enciclica Evangelii Nuntiandi, sosteneva riguardo la religiosità popolare che questa “rischiava di essere penetrata di superstizioni” e che per tale motivo aveva bisogno di essere evangelizzata, ritenendo che una religiosità popolare “ben orientata” è ricca di valori e può considerarsi un’espressione del sensus fidei.
Questa per essere autentica deve essere in stretto rapporto non solo con la Chiesa locale ma con quella universale, con i suoi Pastori, con il Magistero nonché possedere un grande ardore missionario.
Infine, nelle norme che regolano le feste e le processioni è fondamentale l’importanza della dies dominicus attorno al quale si sviluppa il concetto di festa principale del cristiano. La prima festa è sempre stata il giorno del Signore: la domenica. Questo documento si pone quindi come riferimento per l’educazione del Popolo di Dio alle origini, a quel senso di festa che permette alla comunità intera di crescere nell’Eucaristia.
Nella parte delle Norme si esaminano pertanto, le tipologie delle feste, la compilazione del Programma e lo Svolgimento delle processioni rivisitate alla luce, oltre che della maturazione dei tempi, anche in considerazione degli “Orientamenti pastorali per le chiese di Calabria” emanati dalla C.E.C. nel documento “Per una Nuova Evangelizzazione della Pietà Popolare” il 30 Giugno 2015 e pubblicati il 3 settembre 2015.
Particolare attenzione viene posta alla preparazione dei membri dei Comitati festa e dei portatori che «sono chiamati ad essere formati e consapevoli del prezioso contributo che essi danno per il decoro e la crescita della comunità di appartenenza» nella misura in cui «si lasciano guidare dalle norme e dalle indicazioni della Chiesa» per comprendere che «il primo servizio è sapersi esaminare onestamente e farsi avanti con animo retto e coscienza pura», evitando «presenze improvvisate e pretendenti ruoli ai quali non si è debitamente preparati» fino ad arrivare ad una vera e propria ‘spiritualità del portatore’, che faccia maturare il proprio cammino di fede. Per ciò le processioni «devono ispirarsi a quella del Corpo e Sangue del Signore» per consentire «raccoglimento, devozione e fervore» così da far diventare «ogni festa popolare in festa del Popolo di Dio in cammino».
Occorre, ora – come sostiene Mons. Milito – “accompagnare con benevolenza e pazienza questo cammino come fa un genitore nei confronti del proprio figlio. Siamo partiti con un concepimento voluto: dopo la gestazione serena, il bambino è nato e adesso ha bisogno di cure.
Può accadere, come nei “primi giorni che contano”, che qualcosa in questa prima fase di crescita lasci involontariamente a desiderare: anche questo è comprensibile. I bambini, crescendo, vanno incontro a difficoltà e presentano sorprese: sta ai genitori avere comprensione, pazienza, educare, correggere e far sì che si mettano sulla buona strada.
Occorre per questo, coltivare un positivo atteggiamento di benevolenza accompagnata non di indici puntati e di accusa. E l’accompagnamento non è debolezza, né concessione di eccezione è intelligenza amicale per le conquiste desiderate”.
L’esperienza avviata può aiutare particolarmente la nostra fede, quella più semplice e più autentica, per riscoprire una sempre più convinta adesione alla persona, all’insegnamento, alle opere di Cristo. Una fede che, guardando alla testimonianza di Maria e dei Santi, diventi imitazione della loro vita.
È certamente questo un tempo favorevole in cui, con l’aiuto di Dio e la volontà dell’uomo, si può restituire alla fede la sua anima più bella e nelle sue manifestazioni di farla cogliere pienamente.

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Maria Rosaria Tomas

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