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Ma il tempo appartiene completamente all’uomo?

Non è mai una cosa saggia pensare che non vi sia alcun rapporto tra tempo ed eternità

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L’uomo deve sapersi interrogare sul valore tempo. Una domanda impegnativa a cui chiunque dovrebbe cercare di rispondere in piena serenità d’animo. La prospettiva dell’uso del tempo cambia completamente in base alla certezza o meno di considerarlo dono di Dio, vivendolo nella Parola o fuori di essa. L’uomo crede nell’eternità? Le sue opere sono rivolte ad una dimensione che non sia solo quella terrena? Guardando con attenzione gli sviluppi quotidiani, non è certo difficile imbattersi in quanti sciupino il loro tempo. É evidente che molti lo sprechino per logiche strettamente razionali, ignorando la possibilità di preparare in questa vita una felicità senza confini, da vivere dopo aver lasciato l’esistenza terrena.
In un tale atteggiamento, avverso alla vera essenza umana, abita la stoltezza e l’insipienza dell’uomo di oggi. C’è quasi una gara giornaliera nel consumare in più occasioni il proprio tempo non solo per le cose inutili, effimere, ammantate di vanità, ma anche per finire a tutti i costi nella perdizione eterna. Certo chi non crede non può fare altro che sorridere ad una sottolineatura del genere, continuando a prendersi il meglio di quello che gli ruota intorno, con la classica idea che ogni cosa lasciata, non sia altro che una opportunità perduta per sempre. È necessario principalmente avere una grande fede in Dio, se si vuole vivere e interpretare realmente un suo dono. Qui c’è la chiave di lettura di un mistero che trasforma la storia.
La fede nella nostra sviluppata e avanzata società è purtroppo vaporosa, liquida, inafferrabile nei suoi principi di riferimento, evanescente e non solo! C’è infatti da dire che essa viene in diverse circostanze portata in cattedra con falsità, grazie ad un relativismo che modella persino l’eternità ai bisogni temporali dell’uomo. Entrano in campo così nuovi diritti e inediti rapporti con un Dio che accoglie tutti comunque, nonostante si continui a spazzare via la verità del vangelo. Non è mai una cosa saggia pensare che non vi sia alcun rapporto tra tempo ed eternità!
Scrive mons. Di Bruno nell’editoriale del periodico del Movimento apostolico, avvertendo un pericolo concreto di fondo: ”Non essendo più alcun rapporto tra il tempo e l’eternità, che sarà buona per tutti, ognuno potrà vivere il tempo colmandolo di ogni male: rapina, ozio, vizio, immoralità, dissolutezza, irresponsabilità, disimpegno, misfatti, nefandezze. Questa assenza di dipendenza del dopo dal prima la si sta abolendo anche nelle cose delle terra”.
Non si meraviglia più nessuno, ad esempio, se qualcuno ottiene una promozione senza studiare; se si pretende il sostentamento, pur avendo rifiutato un lavoro sicuro; se si raggiunge un posto di responsabilità, in politica, in economia, nel campo lavorativo, pur non essendo all’altezza del ruolo assegnato. Quali i frutti? Risponde ancora il sacerdote: “Poiché abbiamo sciupato il tempo nel momento opportuno, siamo condannati a produrre solo disastri spirituali, morali fisici. Il dopo è sempre il frutto del prima. Non possiamo pretendere il frutto senza aver piantato l’albero. Purtroppo oggi è mentalità diffusa, vera cultura: non si piantano gli alberi, si vogliono i frutti per diritto”.
Anche se la velocità, impressa a tavolino ad ogni nostra azione terrena, continuasse ad essere sempre di più pilotata dalle regole di mercato e dal pensiero unico ormai in campo, non si potrà continuare a sfidare la realtà temporale senza reagire. Il libro del Qoelet ci viene incontro e nella sua sapienza infinita ci raccomanda il rispetto di ogni tempo. La saggezza biblica supera sempre, modellandola nella verità, qualsiasi filosofia innovativa e incombe su tutto con la sua straordinaria autenticità. Non a caso ricorda direttamente all’uomo, privo spesso di regole e costruttore di una falsa libertà, che c’è un tempo in cui una cosa si può fare e un tempo in cui non si può più fare.
Oggi viene insegnato esattamente il contrario! Non c’è un ordine prestabilito, esiste solo la ragione del profitto fine a se stesso; il resto non ha alcun valore, diventando causa principale della stoltezza che ci circonda. Manca il senso illuminato dell’equità e della giustizia. Tutto ha una velocità in base ad alcuni interessi di parte forzatamente imposti, rispetto alla naturalezza dei tempi dovuti. Se una cosa non interessa al manovratore di turno, sia in campo amministrativo, lavorativo, familiare, politico, professionale, i tempi, di per se stessi brevi, diventano lunghi e i tempi ragionevolmente lunghi si trasformano per incanto in rapidi e immediati.
Per non parlare poi dei tempi dell’oggettività delle cose che ormai sono ostaggio delle provette o delle leggi inique che stravolgono l’armonia e l’equilibrio da sempre a tutela del vivere umano. È giusto fare in vecchiaia quanto normalmente si fa in giovinezza? In molti chiedono alla scienza che ciò sia reso possibile, violentando di fatto la stessa natura. Aumentano le pratiche all’ordine del giorno, sempre di più sofisticate e incoraggiate che, prima o poi, ci faranno pagare un prezzo salatissimo. Il sano progresso non è mai nella conquista di un futuro artificiale.
L’uomo di “serra” è destinato a fallire e a falsificare la sua vita e il suo tempo, mandando in rovina l’umanità, meritevole di un profilo più alto, in piena obbedienza del suo Dio. La reazione non può tardare. Guai a cadere nelle briglie dell’apatia che tutto passivamente accetta e tutto promuove. Il rischio è dietro l’angolo, già comunque riscontrabile in mille spazi della realtà contemporanea. Necessita la connessione duratura con la potenza dello Spirito Santo, ad ognuno concessa nella ricerca della sapienza evangelica.
Bisogna attrezzarsi per non essere coinvolti in una ipnosi collettiva che falsifica ciò che ci sta attorno. In un contesto del genere vengono artefatti i liberi pensieri; la vera cultura; la modernità; l’immaginazione; i desideri; l’impostazione personale della vita. Il danno è grande e solo considerando il tempo dono di Dio, vivendo tutta la potenza della bellezza che il Signore ha saputo racchiudere nel rispetto dello stesso, si potrà guardare verso un domani di qualità.
Chi volesse contattare l’autore può scrivere al seguente indirizzo email: egidiochiarella@gmail.com. Sito personale: www.egidiochiarella.it. Per seguire la sua rubrica su Tele Padre Pio: https://www.facebook.com/troppaterraepococielo

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Egidio Chiarella

Egidio Chiarella, pubblicista-giornalista, ha fatto parte dell'Ufficio Legislativo e rapporti con il Parlamento del Ministero dell'Istruzione, a Roma. E’ stato docente di ruolo di Lettere presso vari istituti secondari di I e II grado a Lamezia Terme (Calabria). Dal 1999 al 2010 è stato anche Consigliere della Regione Calabria. Ha conseguito la laurea in Materie Letterarie con una tesi sulla Storia delle Tradizioni popolari presso l’Università degli Studi di Messina (Sicilia). E’ autore del romanzo "La nuova primavera dei giovani" e del saggio “Sui Sentieri del vecchio Gesù”, nato su ZENIT e base ideale per incontri e dibattiti in ambienti laici e religiosi. L'ultimo suo lavoro editoriale si intitola "Luci di verità In rete" Editrice Tau - Analisi di tweet sapienziali del teologo mons. Costantino Di Bruno. Conduce su Tele Padre Pio la rubrica culturale - religiosa "Troppa terra e poco cielo".

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