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Gerusalemme: al via, dal 1° maggio, i lavori al Santo Sepolcro

I lavori di restauro della tomba di Cristo saranno documentati da uno staff di circa 30 professori della National Technical University di Atene e di esperti cattolici e armeni

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A Gerusalemme, i lavori al Santo Sepolcro per il restauro della tomba di Cristo cominceranno dopo le celebrazioni della Pasqua ortodossa, che quest’anno ricorre il 1° maggio. Lo rende noto il sito della Custodia di Terra Santa, informando che i lavori saranno continuamente documentati da uno staff di circa 30 professori della National Technical University di Atene e di esperti di parte cattolica e di parte armena.
Il restauro di conservazione partirà grazie all’accordo raggiunto tra le Chiese greco-ortodossa, cattolica (rappresentata dai francescani) e armena, le tre principali confessioni cui è affidata la custodia della basilica della Resurrezione tra quelle che vi coesistono. Ai finanziamenti delle tre confessioni cristiane si aggiungeranno quelli del Governo greco, del Fondo Mondiale per la conservazione dei monumenti (World Monuments Fund, WMF), di benefattori privati e del re di Giordania Abdallah II, nella sua veste di Custode dei luoghi santi di Gerusalemme Est.
Si interverrà, spiega il portale, smontando l’edicola del Santo Sepolcro per ricostruirla identica. Saranno sostituite soltanto le parti troppo fragili o rovinate, le lastre di marmo, in buono stato di conservazione, saranno ripulite mentre la struttura che le supporta verrà consolidata. Durante il cantiere, il Luogo Santo sarà comunque accessibile al culto e alla devozione dei fedeli. L’avanzato stato di degrado della tomba di Gesù, situata al centro della rotonda del Santo Sepolcro, è frutto di diversi fattori tra i quali difetti strutturali dell’edificio, datati dall’epoca della costruzione, e l’imponente frequentazione di pellegrini e turisti.
La causa principale della torsione dei blocchi di marmo è provocata dall’alterazione delle malte a sua volta dovuta all’umidità crescente prodotta dalla condensa del respiro dei visitatori. L’uso delle candele, consumate per ore a pochi centimetri dall’edicola che custodisce il luogo della deposizione del Crocifisso, ha poi provocato forti pressioni termiche sul marmo e i fumi hanno dato vita ad un accumulo di depositi neri e oleosi, che hanno alterato il marmo e creato le condizioni di reazioni fisico-chimiche che hanno accelerato l’ossidazione e il deterioramento delle superfici architettoniche.
 
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ZENIT Staff

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