Pope Celebrates Mass at Casa Santa Marta - 4 May

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Santa Marta: "Essere docili allo Spirito. Questo manda avanti la Chiesa…"

Nella Messa mattutina, il Papa spiega che non bisogna essere “fedeli alla legge” ma docili allo Spirito perché esso “possa agire e andare avanti per costruire la Chiesa”

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“Essere docili allo Spirito”, perché questa docilità “fa sì che lo Spirito possa agire e andare avanti per costruire la Chiesa”. È questa l’esortazione che il Papa rivolge ai fedeli nell’omelia della Messa di oggi a Santa Marta.

Uno scenario differente rispetto a quello dei giorni scorsi in cui il Pontefice rifletteva sul “dramma” di coloro che, per una “cosiddetta fedeltà alla legge”, chiudevano il cuore allo Spirito Santo. “Nei giorni passati, la Chiesa ci ha proposto il dramma della resistenza allo Spirito: i cuori chiusi, duri, stolti, che resistono allo Spirito”, osserva il Santo Padre. Questi “vedevamo le cose – la guarigione dello storpio fatta da Pietro e Giovanni nella Porta Bella del Tempio; le parole e le cose grandi che faceva Stefano… – ma sono rimasti chiusi a questi segni dello Spirito e hanno fatto resistenza allo Spirito. E cercavano di giustificare questa resistenza con una cosiddetta fedeltà alla legge, cioè alla lettera della legge”.

Oggi invece “la Chiesa ci propone l’opposto: non la resistenza allo Spirito, ma la docilità allo Spirito, che è proprio l’atteggiamento del cristiano”. Lo fa attraverso una delle pagine più affascinanti degli Atti degli Apostoli, quella in cui Filippo evangelizza l’etiope. Né l’apostolo né l’alto funzionario della regina Candace sono i protagonisti di questa vicenda – sottolinea il Papa – ma proprio lo Spirito “che fa le cose”, che “fa nascere e crescere la Chiesa”.

Filippo, infatti, è “indaffarato come tutti i vescovi e quel giorno sicuramente aveva i suoi piani di lavoro”, ma lo Spirito stravolge tutto suggerendogli di lasciare quanto programmato e andare dall’etiope per annunciargli il Vangelo e il suo messaggio di salvezza. “E lui obbedì”.

Intanto lo Spirito, spiega Francesco, “lavorava nel cuore dell’etiope”, gli offre “il dono della fede e questo uomo sentì qualcosa di nuovo nel suo cuore”, tanto da chiedere alla fine di essere battezzato. L’eunuco è stato, quindi, “docile” allo Spirito Santo e per questo prosegue la sua strada con gioia: “la gioia dello Spirito”

In questi due uomini, “un evangelizzatore e uno che non sapeva niente di Gesù”, lo Spirito “aveva seminato la curiosità sana e non quella curiosità delle chiacchiere”, commenta il Santo Padre. Se quindi, nei giorni scorsi, “abbiamo sentito cosa fa la resistenza allo Spirito; oggi abbiamo un esempio di due uomini che sono stati docili alla voce dello Spirito”. E “il segno è la gioia”, perché “la docilità allo Spirito è fonte di gioia. ‘Ma io vorrei fare qualcosa, questo… Ma sento che il Signore mi chiede altro. La gioia la troverò là, dove c’è la chiamata dello Spirito!’”, assicura il Papa.

Che spiega come questa docilità sia dunque “una grazia” da chiedere al Signore. Una bella preghiera per farlo è quella che il sacerdote Eli suggerisce al giovane Samuele, che nella notte sentiva una voce che lo chiamava: “Parla Signore, che il tuo servo ascolta”.

“Questa è una bella preghiera che possiamo fare noi, sempre: ‘Parla Signore, perché io ascolto’”, dice Francesco. “La preghiera per chiedere quella docilità allo Spirito Santo e con questa docilità portare avanti la Chiesa, essere gli strumenti dello Spirito perché la Chiesa possa andare avanti. ‘Parla Signore, perché il tuo servo ascolta’”.

“Preghiamo così, tante volte al giorno”, esorta il Santo Padre. Preghiamo così “quando abbiamo un dubbio, quando non sappiamo o quando semplicemente vogliamo pregare. E con questa preghiera chiediamo la grazia della docilità allo Spirito Santo”.

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Salvatore Cernuzio

Crotone, Italia Laurea triennale in Scienze della comunicazione, informazione e marketing e Laurea specialistica in Editoria e Giornalismo presso l'Università LUMSA di Roma. Radio Vaticana. Roma Sette. "Ecclesia in Urbe". Ufficio Comunicazioni sociali del Vicariato di Roma. Secondo classificato nella categoria Giovani della II edizione del Premio Giuseppe De Carli per l'informazione religiosa

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