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India: si aggrava il bilancio dell’esplosione nel tempio Puttingal

112 morti e oltre 350 feriti nell’incendio. I fuochi pirotecnici sarebbero stati avviati nonostante il divieto della Corte Suprema

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Sale a 112 morti e oltre 350 feriti, il bilancio dell’incendio avvenuto nella notte di domenica, nel tempio Puttingal di Paravur, in Kerala. L’esplosione si è verificata quando il tempio era affollato di circa 15mila pellegrini, che stavano festeggiando l’inizio del nuovo anno indù.
Intorno alle 3.10, ora locale, mentre i fedeli assistevano ai fuochi pirotecnici, il Kambapuram ha preso fuoco, finendo in pochi minuti avvolto dalle fiamme e implodendo su stesso: tutte le persone che si trovavano all’interno del capannone, sono quindi rimaste seppellite dal crollo della struttura.
Alcune delle vittime sono risultate completamente sfigurate e soltanto attraverso l’esame del DNA sarà possibile il loro riconoscimento.
Il premier Narendra Modi si è recato prima sul luogo della sciagura, poi in ospedale dai feriti, dove ha commentato: “Tutto questo è straziante e scioccante”.
L’amministrazione del tempio è ora nell’occhio del ciclone, essendo stato, secondo la stampa indiana, a conoscenza dei pericoli legati alla sicurezza della manifestazione. Lo spettacolo pirotecnico era stato infatti avviato nonostante il divieto di fuochi d’artificio sancito dalla Corte Suprema dopo le 10 di sera.
 
 

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ZENIT Staff

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