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L’Epifania del Bene

Meditazione quotidiana sulla Parola di Dio — Gv 3,16-21

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Lettura
Nella lettura continua del capitolo 3 del Vangelo di Giovanni, il maestro Nicodèmo si scopre discepolo del Maestro Gesù, rapito da affermazioni tanto grandi da renderlo bambino. Gesù parla del Padre, come di Colui che ha così a cuore le sorti dell’uomo da fargli dono del Figlio. La presenza del Figlio nel mondo non ha lo scopo di condannare il mondo, ma di salvarlo, di fare in modo che non si perda nulla di quanto è stato creato. Eppure, come capita spesso nei giochi dei chiaroscuri, la Luce che è venuta nel mondo ha reso evidenti le tenebre e molti le hanno preferite ai chiarori della Verità.
Meditazione
Il contrasto luce-tenebre attraversa il Vangelo di Giovanni fin dal Prologo. Infatti: «In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini; la luce splende nelle tenebre e le tenebre non l’hanno vinta» (Gv 1,4-5). Questo eterno conflitto tra luce e tenebra sfocia in un giudizio, cioè nell’espressione di un discernimento tra coloro che hanno aderito a Cristo, luce del mondo, e coloro che lo hanno rifiutato preferendo la notte, il buio, le tenebre, dove le ombre indistinte dell’inganno sono più difficilmente riconoscibili. In ogni uomo, creato a immagine e somiglianza di Dio, risiede un bagliore di questa Luce, un’immagine inattaccabile che va custodita e valorizzata lungo tutta l’esistenza. «Chi fa la verità viene verso la luce» dice Gesù, proprio ad indicare che è possibile attingere da quell’immagine inalterata di bellezza che dimora nella nostra anima e che può orientare la vita e le scelte verso Dio. La condanna che molti temono e cui accenna il Cristo non è un giudizio che precipita dall’Alto con un atto puramente moralista. Gesù spiega che questo giudizio è strettamente legato alla disponibilità ad accoglierlo, a credere in lui come Via, Verità e Vita, ad annunciarlo compromettendosi nel Suo nome. Ma Gesù parla anche di coloro che hanno rifiutato la Luce e che sono riconoscibili dalla malvagità delle loro opere. Si tratta di una corruzione scelta deliberatamente che diventa, a sua volta, pericolosa conduttrice della medesima contaminazione. Opposti a coloro che scelgono questa strada a causa di una radicata mancanza di libertà e di amore, vi sono quelli che “fanno la Verità”, cioè che praticano un percorso luminoso e che attestano, con la loro coerenza, che «le loro opere sono state fatte in Dio».
Preghiera
Signore, da solo non potrei mai distinguere la luce dalle tenebre, la verità dalla menzogna. Fa’ che, in un incessante esercizio di affidamento alla tua Parola e al tuo Santo Spirito, io possa non solo comprendere, ma fare la Verità e compiere opere che siano riconosciute come tue!
Agire
Dio mi ha tanto amato da avermi donato il Figlio suo. La mia coscienza ha consapevolezza di questo dono? Cosa significa, oggi per me, “fare la verità”?
Meditazione del giorno a cura di monsignor Francesco Giovanni Brugnaro, Arcivescovo di Camerino – San Severino Marche, tratta dal mensile “Messa Meditazione”, per gentile concessione di Edizioni ART. Per abbonamenti info@edizioniart.it

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ZENIT Staff

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