“Una fede che non è capace di mettersi nelle piaghe del Signore non è fede”

Papa Francesco accoglie in San Pietro gli aderenti al culto della Divina Misericordia, in occasione del loro Giubileo. E al termine della veglia fa una proposta alle diocesi per mantenere vivo il ricordo di questo Anno Santo…

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Una piazza San Pietro gremita fin dalle prime ore del pomeriggio si è preparata ad accogliere papa Francesco. Tra canti, balli, testimonianze striscioni e palloncini la parola “misericordia” campeggia ovunque in tutte le lingue.
In una giornata più calda della media – quasi più estiva che primaverile – nonostante il tempo incerto e i numerosi ombrelli, si sono radunati, provenienti da tutto il mondo per festeggiare il loro Giubileo, gli aderenti al culto della Divina Misericordia, la cui solennità, come da tradizione, si festeggia domani, seconda domenica di Pasqua.
Varie ore di lieta attesa, poi, poco prima delle 18, l’arrivo del Santo Padre, accolto da un coro in latino di particolare solennità.
“Condividiamo con gioia e riconoscenza questo momento di preghiera che ci introduce nella Domenica della Misericordia, tanto desiderata da san Giovanni Paolo II per dare compimento a una richiesta di santa Faustina”, ha esordito il Pontefice nell’omelia, salutando le testimonianze ascoltate come “squarci di luce e di speranza per entrare nel grande oceano della misericordia di Dio”.
Secondo il Papa, i “volti” della misericordia di Dio sono “veramente tanti” ed è “impossibile descriverli tutti, perché la misericordia di Dio è un continuo crescendo. Dio non si stanca mai di esprimerla e noi non dovremmo mai abituarci a riceverla, ricercarla e desiderarla. È qualcosa di sempre nuovo – ha proseguito – che provoca stupore e meraviglia nel vedere la grande fantasia creatrice di Dio quando ci viene incontro con il suo amore”.
La misericordia, ha spiegato Francesco, è “anzitutto la vicinanza di Dio al suo popolo. Una vicinanza che si manifesta principalmente come aiuto e protezione”. Richiamandosi alla metafora del profeta Osea (Os 11,4), che descrive tutta la tenerezza della paternità di Dio, il Pontefice ha confidato di aver “pensato a questa parola del profeta” dopo aver visto “il logo del Giubileo”. Gesù, infatti, “non solo porta sulle sue spalle l’umanità, ma la sua guancia stretta con quella di Adamo, a tal punto che i due volti sembrano fondersi in uno”.
È impossibile, ha aggiunto, concepire un Dio “che non sappia comprendere e compatire le nostre debolezze” ed è in particolare in Gesù che possiamo non solo “toccare con mano la misericordia del Padre, ma siamo spinti a diventare noi stessi strumento della sua misericordia”.
Di misericordia, ha riconosciuto il Papa, è “più facile parlare” che non “diventarne concretamente dei testimoni”: ciò è “un percorso che dura tutta la vita e non dovrebbe conoscere alcuna sosta. Gesù ci ha detto che dobbiamo essere “misericordiosi come il Padre” (cfr Lc 6,36)”.
La misericordia si manifesta poi anche nelle forme della “compassione” e della “condivisione”, come “consolazione e perdono” e “chi più ne riceve, più è chiamato a offrirla, a condividerla; non può essere tenuta nascosta né trattenuta solo per sé stessi”. La misericordia è “qualcosa che brucia il cuore e lo provoca ad amare, riconoscendo il volto di Gesù Cristo soprattutto in chi è più lontano, debole, solo, confuso ed emarginato”.
Come il pastore quando ritrova la pecora perduta ed esprime una “gioia contagiosa”, la misericordia “sa guardare negli occhi ogni persona; ognuna è preziosa per lei, perché ognuna è unica”.
Eppure la misericordia “non può mai lasciarci tranquilli”, perché sgorga dall’amore di Cristo che ci “inquieta” fino a quando non abbiamo raggiunto l’obiettivo di aiutare chiunque ad essere riconciliato con il Padre.
“Non dobbiamo avere timore, è un amore che ci raggiunge e coinvolge a tal punto da andare oltre noi stessi, per permetterci di riconoscere il suo volto in quello dei fratelli. Lasciamoci condurre docilmente da questo amore e diventeremo misericordiosi come il Padre”, ha detto Bergoglio, concludendo poi a braccio: “Una fede che non è capace di mettersi nelle piaghe del Signore non è fede”.
A seguito dell’omelia, il Pontefice ha formulato un’idea maturata nei giorni scorsi, in occasione dell’incontro con i gestori di un’opera caritativa: “Che bello sarebbe se in ogni diocesi ci fosse un’opera strutturale di misericordia: un ospedale, una scuola…”. Ha quindi proposto che ogni diocesi e vescovo ragioni su cosa offrire come eredità del proprio Giubileo, come “opere di misericordia vivente”.
 
 
 
 
 
 
 
 

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Luca Marcolivio

Roma, Italia Laurea in Scienze Politiche. Diploma di Specializzazione in Giornalismo. La Provincia Pavese. Radiocor - Il Sole 24 Ore. Il Giornale di Ostia. Ostia Oggi. Ostia Città (direttore). Eur Oggi. Messa e Meditazione. Sacerdos. Destra Italiana. Corrispondenza Romana. Radici Cristiane. Agenzia Sanitaria Italiana. L'Ottimista (direttore). Santini da Collezione (Hachette). I Santini della Madonna di Lourdes (McKay). Contro Garibaldi. Quello che a scuola non vi hanno raccontato (Vallecchi).

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