Negli Stati Uniti, la lobby gay è tornata a far sentire il suo peso e il suo potere di ricatto. L’ultimo episodio riguarda la Georgia, che pure è uno degli stati del Sud più legati ai valori tradizionali.
L’assemblea parlamentare georgiana aveva votato nelle scorse settimane una legge a tutela della libertà religiosa e dell’obiezione di coscienza: ogni ministro del culto sarebbe stato esonerato dall’obbligo a celebrare matrimoni tra persone dello stesso sesso, così come le organizzazioni e i privati cittadini sarebbero stati svincolati dall’obbligo a fornire servizi ai gay, per tutelare le proprie convinzioni religiose o etiche.
Il governatore repubblicano Nathan Deal ha però posto il veto sulla normativa. “Non credo che dovremmo discriminare alcuna persona per proteggere la fede della comunità della Georgia di cui io e la mia famiglia abbiamo fatto parte per tutta la nostra vita”, ha dichiarato Deal.
“La Georgia è uno Stato accogliente, fatto di persone gentili – ha aggiunto il governatore – la nostra gente lavora ogni giorno fianco a fianco senza guardare alla religione o al colore della pelle, cercando di rendere la vita migliore per le loro famiglie e per la comunità. Io intendo fare la mia parte per mantenere questo carattere della Georgia”.
Sulla decisione hanno pesato le pressioni da parte dei poteri forti, a livello industriale, imprenditoriale, sportivo e culturale. Multinazionali come Disney, Marvel e Warner Bros avevano minacciato di non girare più alcun film nello stato di Via col Vento, mentre la National Football League aveva paventato la possibilità che Atlanta non ospitasse più il Superbowl.
Nel frattempo, una campagna simile si sta avviando nel vicino North Carolina, dove i movimenti lgbt stanno contestando una bozza di legge – sostenuta sia dal parlamento che dal governatore Pat McCrory – che vieterebbe protezioni speciali in base all’orientamento sessuale e all’identità di genere.
Il conflitto, in questo caso, potrebbe ricalibrarsi tra le autorità del North Carolina e la Corte Suprema USA, che, specie dopo la sentenza che la scorsa estate ha legalizzato il matrimonio omosessuale su tutto il territorio nazionale, sta premendo per tutela dei diritti dei gay e transgender in tutte le forme possibili.
Nel frattempo, i comuni delle città più liberal degli Stati Uniti stanno adottando regolamenti particolarmente permissivi, consentendo tra le altre cose, la scelta dei bagni pubblici sulla base dell’identità gender, mentre ai datori di lavoro è stato vietato licenziare i dipendenti perché gay.
Proprio in North Carolina, il Comune di Charlotte ha approvato le toelette pubbliche “gay friendly”, suscitando l’opposizione di quanti – come il senatore repubblicano Andrew Brock – sostengono che la presenza di uomini travestiti da donne nei bagni femminili potrebbe rappresentare una potenziale minaccia pedofila per le bambine.
USA: le lobby gay dettano legge anche in Georgia
Il governatore pone il veto alla normativa che avrebbe tutelato le convinzioni religiose. Decisive le pressioni della Disney e di altre multinazionali