Nella consueta rubrica di liturgia, padre Edward McNamara LC, professore di Liturgia e Decano di Teologia presso l’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum di Roma, risponde oggi a un lettore dello Zambia.
Vorrei alcuni chiarimenti circa le liturgie del Triduo Pasquale. Può un diacono presiedere alle liturgie del Giovedì Santo, del Venerdì Santo e della Vigilia di Pasqua, nei casi in cui non vi sia un sacerdote disponibile? Se sì, cosa deve o non deve fare? — R.M., Kitwe, Zambia
La risposta breve e immediata alla domanda è “no”, cioè il diacono non può presiedere ad alcuna di queste funzioni, e qualora non fosse disponibile un sacerdote, esse semplicemente non vengono celebrate.
Va ricordato che le celebrazioni del Triduo Pasquale non costituiscono giorni di precetto, quindi mentre va fatto tutto il possibile per assicurare la loro celebrazione per più fedeli possibile e questo deve avvenire senza minare la natura delle celebrazioni stesse.
Inoltre va ricordato che le celebrazioni sono intimamente connesse l’una con l’altra e col loro profondo significato. La lettera circolare del 1988 della Santa Sede Paschalis Sollemnitatis e le norme del nuovo Messale latino sono nette sul fatto che la Messa dell’Ultima Cena del Signore (Missa in coena Domini) e la liturgia del Venerdì Santo sono correlate in maniera talmente intima che di norma andrebbero celebrate nella stessa chiesa. Nonostante non debbano necessariamente essere celebrate dallo stesso sacerdote, la loro intima unione e la loro natura richiedono la presenza di un sacerdote. Circa la difficoltà di celebrarle per più di una parrocchia, la Paschalis Sollemnitatis stabilisce:
“43. È molto conveniente che le piccole comunità religiose sia clericali sia non clericali e le altre comunità laicali prendano parte alle celebrazioni del Triduo pasquale nelle chiese maggiori. Similmente, qualora in qualche luogo risulti insufficiente il numero dei partecipanti, dei ministranti e dei cantori, le celebrazioni del Triduo pasquale vengano omesse e i fedeli si radunino insieme in qualche chiesa più grande. Anche dove più parrocchie piccole sono affidate a un solo presbiterio è opportuno che, per quanto possibile, i loro fedeli si riuniscano nella chiesa principale per partecipare alle celebrazioni. Per il bene dei fedeli, dove al parroco è affidata la cura pastorale di due o più parrocchie, nelle quali i fedeli partecipano numerosi e possono svolgersi le celebrazioni con la dovuta cura e solennità, gli stessi parroci possono ripetere le celebrazioni del Triduo pasquale, nel rispetto di tutte le norme stabilite”.
Una nota a fondo pagina del primo paragrafo chiarisce il caso delle comunità di clausura: “È bene che nei monasteri femminili la celebrazione del Triduo pasquale si svolga, nella stessa chiesa del monastero, con la maggiore solennità possibile”.
Riguardo l’unione del Giovedì e del Venerdì Santo, lo stesso documento dice:
“46. La Messa nella Cena del Signore si celebra nelle ore vespertine, nel tempo più opportuno per una piena partecipazione di tutta la comunità locale. Tutti i presbiteri possono concelebrarla, anche se hanno già concelebrato in questo giorno la Messa del crisma, oppure se sono tenuti a celebrare un’altra messa per il bene dei fedeli.
“Nei luoghi in cui sia richiesto da motivi pastorali, l’Ordinario del luogo può concedere la celebrazione di un’altra Messa nelle chiese e oratori, nelle ore vespertine e, nel caso di vera necessità, anche al mattino, ma soltanto per i fedeli che non possono in alcun modo prendere parte alla Messa vespertina. Si eviti tuttavia che queste celebrazioni si facciano in favore di persone private o di piccoli gruppi particolari e che non costituiscano un ostacolo per la Messa principale. Secondo un’antichissima tradizione della Chiesa, in questo giorno sono vietate tutte le Messe senza il popolo.
“48. Prima delle celebrazione il tabernacolo deve essere vuoto. Le ostie per la comunione dei fedeli vengano consacrate nella stessa celebrazione della Messa. Si consacri in questa Messa pane in quantità sufficiente per oggi e per il giorno seguente.
“49. Si riservi una cappella per la custodia del Santissimo Sacramento e si orni in modo conveniente, perché possa facilitare l’orazione e la meditazione: si raccomanda il rispetto di quella sobrietà che conviene alla Liturgia di questi giorni, evitando o rimuovendo ogni abuso contrario. Se il tabernacolo è collocato in una cappella separata dalla navata centrale, conviene che in essa venga allestito il luogo per la reposizione e l’adorazione.
“53. Per gli infermi che ricevono la Comunione in casa, è più opportuno che l’Eucaristia, presa dalla mensa dell’altare al momento della Comunione, sia portata a loro dai diaconi o accoliti o ministri straordinari, perché possano così unirsi in maniera più intensa alla Chiesa che celebra.
“54. Terminata l’orazione dopo la Comunione, si forma la processione che, attraverso la Chiesa, accompagna il Santissimo Sacramento al luogo della reposizione. Apre la processione il crocifero; si portano le candele accese e l’incenso. Intanto si canta l’Inno Pange lingua o un altro canto eucaristico. La processione e la reposizione del Santissimo Sacramento non si possono fare in quelle chiese in cui il Venerdì Santo non si celebra la Passione del Signore”.
Quest’ultima norma sottolinea come l’unione dei due riti i quali formi in un qualche modo un’unità e come quindi debba essere disponibile un sacerdote per entrambe le celebrazioni.
Va anche tenuto a mente che, dal momento che le norme del messale permettono la distribuzione dell’Eucarestia al di fuori della Messa, solamente ai malati il Giovedì e il Venerdì Santo e ai moribondi il Sabato Santo, di conseguenza non possono aver luogo Celebrazioni della Parola con distribuzione della comunione in questi giorni.
Questo giorno è il memoriale della prima Messa e non sarebbe appropriato sostituirla con altre celebrazioni.
Tuttavia, laddove la presenza di un sacerdote risulti totalmente impossibile, alcune forme di pio esercizio possono essere organizzate dai catechisti o anche dai diaconi per commemorare questi giorni, escludendo però la distribuzione della Comunione e la riposizione dell’Eucarestia.
La celebrazione della Vigilia di Pasqua non è associata in questo modo e può essere celebrata indipendentemente dalle altre due liturgie. Tuttavia, la vigilia è essenzialmente una Messa e perciò non può essere presidiata da un diacono. L’Eucaristia distribuita in questo giorno dev’essere consacrata nella stessa Messa.
Tuttavia, nelle comunità in cui la domenica di Pasqua non vengono celebrate Messe, si può distribuire la Comunione al di fuori della Messa. Se possibile, è preferibile che in questo rito della Comunione vengano distribuite ostie consacrate durante la Veglia Pasquale.
[Traduzione dall’inglese a cura di Maria Irene De Maeyer]
***
I lettori possono inviare domande all’indirizzo liturgia.zenit@zenit.org. Si chiede gentilmente di menzionare la parola “Liturgia” nel campo dell’oggetto. Il testo dovrebbe includere le iniziali, il nome della città e stato, provincia o nazione. Padre McNamara potrà rispondere solo ad una piccola selezione delle numerosissime domande che ci pervengono.
WIKIMEDIA COMMONS
I diaconi e il Triduo Pasquale
Solo i sacerdoti possono presiedere la liturgia di questi giorni