Christian women in Kurdistan - Acs Italia

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Violenze dell'Isis: gli Usa riconoscono il "genocidio"

Acs Italia spera che all’annuncio del segretario di Stato Usa seguano i fatti. Caustico l’Arcivescovo siro-cattolico: “Mossa di facciata da chi ha sostenuto i terroristi”

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Il Dipartimento di Stato americano ha recepito la richiesta che da tempo giungeva da tutto il mondo. Con una dichiarazione del segretario John Kerry, ha infatti riconosciuto i massacri commessi dall’Isis ai danni delle minoranze religiose in Iraq e Siria come un genocidio.
“Daesh (l’acronimo arabo con cui viene chiamato l’Isis, ndr) è genocida per sua stessa ammissione, ideologia e azioni, in quello che dice, crede e fa” ha detto Kerry, accusando il Califfato di genocidio, crimini contro l’umanità e pulizia etnica. Il segretario di Stato americano ha poi aggiunto che gli Usa sono pronti a intervenire sul territorio per liberare le zone in mano ai terroristi islamici. L’Isis è stata cacciata finora dal 40% del territorio che controllava in Iraq e dal 20% di quello in Siria.
Il riconoscimento da parte statunitense è stato accolto in modo ambivalente. Aiuto alla Chiesa che Soffre Italia, per bocca del suo presidente Alfredo Mantovano e del direttore Alessandro Monteduro, hanno definito “fondamentale” che la comunità internazionale parli di pulizia etnica e di crimini contro l’umanità per descrivere le azioni dell’Isis. “Si accende una speranza che va alimentata – dicono – affinché il mondo non lasci sole le Chiese locali, solitarie protagoniste nell’aiuto a chi fugge dalla persecuzione”.
Acs Italia ha reso noti i numeri sulla situazione dei cristiani in Iraq: nel 2002 erano un milione e 250 mila, da quando l’Isis ha occupato Mosul e i villaggi della Piana di Ninive il loro numero è sceso drasticamente a 300mila. Oggi ne restano appena 250mila. Se si prosegue di questo passo, la comunità cristiana rischia di sparire da quei territori.
“I cristiani di Iraq e Siria, così come le altre minoranze religiose vittime di Isis, chiedono oggi un sostegno concreto da parte dell’Occidente – continua la nota di Acs Italia -. Per troppo tempo la Chiesa è stata lasciata sola a fronteggiare questa immane tragedia, sostenendo nella maggior parte dei casi non soltanto la comunità cristiana ma l’intera popolazione”. Ora è il momento – conclude – “che la comunità internazionale dia alle affermazioni un seguito tangibile”.
Meno fiducioso appare l’arcivescovo siro-cattolico Jacques Behnan Hindo, alla guida dell’arcieparchia siro cattolica di Hassakè-Nisibi. Egli afferma all’agenzia Fides che “la proclamazione del genocidio viene compiuta puntando i riflettori sul Daesh e censurando tutte le complicità e i processi storico-politici che hanno portato alla creazione del mostro jihadista, a partire dalla guerra fatta in Afghanistan contro i sovietici attraverso il sostegno ai gruppi armati islamisti. Si vuole cancellare con un colpo di spugna tutti gli strani fattori che hanno portato all’emersione repentina e anomala di Daesh. Mentre solo fino a poco tempo fa, c’erano addirittura pressioni turche e saudite – fatte quindi da Paesi alleati degli Usa – affinchè i jihadisti di al-Nusra prendessero le distanze dalla rete di al Qaida, in modo da poter essere classificati e magari aiutati anche dall’Occidente come ‘ribelli moderati'”.
Hindo ritiene quella americana una mossa squisitamente di convenienza politica. Rileva che la Russia sta assumendo molta autorevolezza presso i popoli mediorientali, a seguito dell’intervento aereo contro l’Isis. “Circoli potenti negli Usa temono questo, e allora adesso giocano la carta della protezione dei cristiani”, il commento dell’arcivescovo siro-cattolico.

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ZENIT Staff

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