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Il manifesto del perdono e della saggia prudenza

Chiunque può essere portatore della voce di Cristo, se il suo cuore si è dissetato alla fonte evangelica, senza più voltare lo sguardo verso un passato che non c’è più

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I farisei sono sempre in prima linea per mettere in serio pericolo la vita di Gesù. Siamo ormai giunti alla quinta domenica di quaresima e il vangelo ci presenta il Dio che ama e vuole un uomo che ami. Un Dio che da spazio al pentimento e vuole un uomo che dia lo stesso spazio al pentimento per i suoi fratelli. La pagina di Giovanni che riporta la straordinariavicenda della peccatrice, pronta per essere lapidata, diventa oggi il manifesto della prudenza e del cuore custode, nella saggezza, della meraviglia del perdono. Il tranello degli uomini del Tempio non ha funzionato. Ognuno si aspettava che Gesù rinnegasse Mosè o il Padre; la vecchia legge o il nuovo cammino nella misericordia di Dio che rida, nella conversione, la luce della redenzione a qualunque peccatore.
Una liberazione totale, per la quale è stato necessario il sacrificio supremo della croce. La risposta suggerita dallo Spirito Santo, Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei, allontana gli ipocriti e i maligni messi in difficoltà e salva, con il perdono, una donna per la quale la religione del tempo aveva già scritto la condanna a morte. La trappola tesa era stata diabolica. Solo la prudenza e la saggezza dello Spirito hanno potuto sconfiggere lassedio preparato al Messia. Le parole di Gesù rivolte alla donna Vae dora in poi non peccare più, diventano così il lasciapassare per una nuova vita, capace di dare frutti copiosi per linedita rotta esistenziale e di riflesso per la comunità e la vigna del Signore.
Già leggendo il profeta Ezechiele, settecento anni dopo Mosè, si scopre come Dio rivoluziona lantica legge, concedendo il perdono a qualsiasi uomo fosse giunto convinto al pentimento. Lesempio più grande di questo sorprendente spazio di carità verso luomo, lo ritroviamo nel perdono di Dio al re Davide, nonostante abbia fatto uccidere Uria lIttita, dopo aver giaciuto con la moglie Betsabea e averlo ripetutamente ingannato, per coprire il suo peccato. Mosè, vissuto mille e duecento anni prima della venuta di Gesù, non era stato la voce del Signore, ma la figura storica del Creatore per un periodo in cui la punizione esemplare serviva da monito al popolo infedele.
I farisei però ignorano Ezechiele e rivalutano Mosè, rifiutando ogni azione misericordiosa che poteva minare il loro potere temporale. Luomo in Cristo deve perciò camminare con il Dio di oggi e non con quello di ieri. Lo deve fare sapendo che il Signore è nel cuore di ognuno, anche di chi sembra fuori dalla Parola. La società odierna spesso offre una immagine perdente del messaggio cristiano, ma è solo il tentativo costante del demonio di vincere sul bene universale. Il credente non si demoralizzi quando le istituzioni, lambiente che gli sta accanto, a volte anche la famiglia stessa, sembrano lontani dai Comandamenti e da ogni riferimento delle Beatitudini o dellinsegnamento quotidiano del vangelo.
Per riportare alla verità il pensiero maggioritario di una comunità, legato al relativismo e al nuovo materialismo, non bisogna invocare eventi straordinari o miracolistici. Si rischia, anche se credenti, di rimanere vecchi dentro e di snaturare il valore sempre attuale del nuovo testamento. C’è invece bisogno del contributo ininterrotto di ogni fedele che confida nella grazia divina e nel bene, capaci si resistere dinanzi a qualsiasi atto malefico. Il Signore necessita di tutti noi per riportare i cuori storditisulla strada maestra.
Ci chiede perciò di mettere a disposizione i nostri piedi, perché lo Spirito Santo possa camminare tra la gente; tra i nostri colleghi di lavoro; in mezzo alle associazioni; i movimenti laici e religiosi; i parenti e gli amici di ognuno; i luoghi apparentemente avversi alla Parola, sia in ambito culturale, sociale, che in quello economico, politico, ecc. Chiunque può essere portatore della voce di Cristo, se il suo cuore si è dissetato alla fonte evangelica, senza più voltare lo sguardo verso un passato che non c’è più.
Qualsiasi forma di potere organizzato, anche se religioso, pur di tutelare una certa supremazia materiale e spirituale sugli altri, come era al tempo dei farisei, non ammette la messa in discussione di ciò che è stato; né si rende disponibile ad annullare qualsiasi mezzo punitivo, necessario al controllo del singolo e del popolo. Interessante la riflessione del teologo mons. Costantino di Bruno: Chi legge il Vangelo, scopre che vi è una novità assoluta rispetto a tutto lAntico Testamento. Gesù annunzia la Legge, ma non dona alcuna sanzione, alcuna pena per i trasgressori. La pena è lamara conseguenza del peccato che va vissuta sulla terra. La pena è poi quella eterna.
Lunica pena prevista dal vangelo è solo lespulsione della comunità in vista del pentimento, come ampiamente descritto nelle parole di Matteo. Gesù quindi non può applicare la pena comminata da Dio ai tempi di Mosè. Questa pena è stata da Lui stesso abrogata. Ne sono testimoni tutti i profeti. La donna infatti non viene condannata, ma nello stesso tempo viene invitata a non peccare più. Nessuno comunque può abusare della misericordia del Padre. Il perdono è dato perché non si pecchi più, non certo perché si ritorni sugli stessi errori, sapendo che in ogni caso ci sarà il perdono.
Lintenzione di non peccare più deve essere forte nel cuore assieme al pentimento e alla preghiera. Il peccato è un atto di pura avversione nei confronti del Signore. La misericordia è sicuramente per tutti, ma non per chi riporti volontariamente la sua vita nel peccato. In questo caso si rifiuta, per scelta personale, qualsiasi forma di compassione e di carità e si va verso la non vita. Quando qualcuno disprezza la clemenza altrui è chiaramente proiettato a negare la propria  generosità a chiunque si trovi a cercarla, per rimodellare il suo rapporto con se stesso e con tutti coloro che lo circondano.
Ogni cristiano ed ogni uomo di buona volontà, fosse ancora alla ricerca di Dio, dovrebbero sottoscrivere il manifesto del perdono e della saggia prudenza. Il suo testo, dopo duemila anni, è rimasto così come Gesù lo ha consegnato al mondo il giorno in cui, vincendo la perfidia dei farisei, lasciò andare la prostituta già condannata alla lapidazione, invitandola a non peccare più.
Chi volesse contattare l’autore può scrivere al seguente indirizzo email: egidiochiarella@gmail.com. Sito personale: www.egidiochiarella.it. Per seguire la sua rubrica su Tele Padre Pio: https://www.facebook.com/troppaterraepococielo

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Egidio Chiarella

Egidio Chiarella, pubblicista-giornalista, ha fatto parte dell'Ufficio Legislativo e rapporti con il Parlamento del Ministero dell'Istruzione, a Roma. E’ stato docente di ruolo di Lettere presso vari istituti secondari di I e II grado a Lamezia Terme (Calabria). Dal 1999 al 2010 è stato anche Consigliere della Regione Calabria. Ha conseguito la laurea in Materie Letterarie con una tesi sulla Storia delle Tradizioni popolari presso l’Università degli Studi di Messina (Sicilia). E’ autore del romanzo "La nuova primavera dei giovani" e del saggio “Sui Sentieri del vecchio Gesù”, nato su ZENIT e base ideale per incontri e dibattiti in ambienti laici e religiosi. L'ultimo suo lavoro editoriale si intitola "Luci di verità In rete" Editrice Tau - Analisi di tweet sapienziali del teologo mons. Costantino Di Bruno. Conduce su Tele Padre Pio la rubrica culturale - religiosa "Troppa terra e poco cielo".

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