Da un lato i macabri appelli dell’imam della Moschea Rossa di Islamabad. Dall’altro l’appello alla preghiera della Chiesa cattolica. Il destino di Asia Bibi, la donna cristiana pachistana in carcere da sette anni con l’accusa di blasfemia, condannata a morte in primo grado nel 2010, è stretto intorno a questi due opposti atteggiamenti.
Nei giorni scorsi Abdul Aziz ha lanciato un sinistro invito alle autorità: “Giustiziate al più presto la blasfema Asia Bibi e non piegatevi alla pressione internazionale”. Contemporaneamente, nelle località di Rawalpindi, Jhelum, Lahore e Sialkot gruppi di cristiani si radunavano per condividere momenti di preghiera a favore della donna.
“Digiuniamo e preghiamo per Asia Bibi – ha detto all’agenzia AsiaNews padre Arshed John, sacerdote di Jhelum, partecipando al momento di preghiera – Preghiamo per tutti coloro che sono in carcere, preghiamo per la loro sicurezza e per la loro liberazione. E preghiamo anche affinché la tolleranza e la pace prevalgano nel nostro Paese”.
Oltre che per Asia Bibi, la giornata di preghiera indetta dalla Chiesa pachistana ha inoltre avuto l’obiettivo di commemorare il terzo anniversario dell’attacco contro il quartiere cristiano di Joseph Colony, vicino Lahore, avvenuto il 9 marzo 2013. Tre anni fa, infatti, un devastante incendio distrusse decine di abitazioni cristiane, lasciando centinaia di famiglie senza casa. A scatenare la violenza, era stata l’accusa di blasfemia nei confronti di un cristiano residente proprio a Joseph Colony.
Pope Francis meets husband and daughter of Asia Bibi - Wikimedia Commons
La Chiesa del Pakistan in preghiera per Asia Bibi
Raccolto l’appello a pregare per la sicurezza e per la liberazione di chi è incarcerato ingiustamente nel Paese. Si commemora inoltre la strage di Lahore del 9 marzo 2013