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Uk: una montagna di soldi pubblici per cambiare sesso ai bambini

In soli nove mesi spesi 2,6 milioni di sterline per somministrare farmaci che bloccano la pubertà a bimbi con presunti disturbi dell’identità sessuale. Ma qualcuno lancia l’allarme: “Orribile”

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La diffusione dell’ideologia gender sembra aver innescato in Gran Bretagna un vero e proprio corto circuito. Tra aprile e dicembre dello scorso anno lo Stato ha speso 2,6 milioni di sterline per sottoporre oltre mille bambini a trattamenti finalizzati al cambio di sesso. Una violazione dell’infanzia che assume i contorni di una vera e propria campagna di Stato.
Tutto ha avuto inizio nel 2014, quando Londra ha deciso di aprire alla somministrazione di farmaci per ritardare la pubertà a bambini di nove anni, come primo passo verso un intervento chirurgico. Trattamento offerto dal Servizio sanitario britannico, dunque per mezzo dei soldi pubblici.
La notizia suscitò diverse polemiche. In tanti, Oltremanica, etichettarono l’iniziativa come “orribile”. Alcune associazioni che si occupano dell’infanzia chiesero anche di aprire un’indagine, rilevando che è quantomeno imprudente fare incursioni farmacologiche così gravi sul corpo di un bambino, col solo pretesto che quest’ultimo potrebbe avere disturbi dell’identità sessuale. In età infantile – provarono a spiegare queste associazioni – è difficile riconoscere una reale “disforia di genere” da disagi psicologici di altro tipo, risolvibili con metodi meno invasivi e non irrevocabili.
Ma a nulla valsero queste ragioni che appaiono di buon senso. Il Servizio sanitario britannico andò avanti con l’elargizione di questi farmaci ai bambini. Noti come ipotalamici, bloccano lo sviluppo degli organi sessuali, mettono a freno la produzione di testosterone ed estrogeni, riducendo così al minimo l’impatto del futuro intervento chirurgico, previsto nel corso dell’adolescenza. Nei maschi si evita che la voce diventi più profonda e neutralizza la nascita dei peli, mentre nelle femmine impedisce il ciclo e lo sviluppo dei seni.
La scelta di procedere con questo programma è avvenuta dopo un periodo di prova triennale su bambini comunque più grandi, dai 12 ai 14 anni. Il test è stato affidato ai medici della Fondazione Tavistock and Portman, cui è legato un curioso aneddoto: diversi libri e articoli coinvolgono la Tavistock al progetto clandestino della Cia denominato Mk-Ultra, che ebbe inizio negli anni ’50 per influenzare e controllare il comportamento delle persone.
La correlazione tra quel programma clandestino e la somministrazione di farmaci ipotalamici ai bambini appare inquietante. Come inquietante, del resto, appare l’impennata di casi di “disforia di genere” che tra il 2010 e il 2015 è avvenuta in Gran Bretagna. Di fronte ai 97 casi registrati nel 2010, fa venire le vertigini che in soli nove mesi nello scorso anno i bambini sottoposti a questo trattamento sono stati 1.013.
Un aumento del mille per cento, coinciso – guarda caso – con la decisione del Servizio sanitario nazionale di attuare questo controverso programma. La crescita esponenziale preoccupa molti medici britannici, ma non per il sospetto abuso che si va compiendo sulla pelle dei bambini, bensì per mere ragioni economiche. Se il numero di bambini sottoposti a questi farmaci dovesse aumentare ancora, si avrebbe – lamentano – “un sovraccarico del Servizio sanitario nazionale”.
Bernard Reed, di un istituto ad hoc sui cosiddetti “studi di genere”, persino lancia un monito al Servizio sanitario nazionale, il quale attualmente “non è in grado di contribuire a soddisfare questa crescente esigenza di cure mediche”. Come a dire: se i soldi per bombardare di farmaci che bloccano la crescita dei bambini non ci sono, bisognerà trovarli.
Ma qualche voce decisa a predicare nel deserto dell’ideologia gender ancora c’è. Come quella di Robert Lefever. In un’intervista al Sun – il giornale da cui è partita l’inchiesta – lo psichiatra sottolinea che alla luce di questi enormi aumenti vale la pena chiedersi se il disturbo di genere non sia diventato “di moda”.
Egli spiega che “le diagnosi psicologiche sono questioni di opinione” e dunque “dobbiamo essere sicuri che stiamo trattando il bambino e non un problema psicologico di un genitore invadente”. Va detto che solo 8 bambini dei 32 sottoposti al test della Tavistock and Portman hanno proseguito il processo per cambiare sesso. Forse, gli scrupoli del dr. Lefever dovrebbero farseli anche altri medici britannici, prima che si compiano danni irreparabili sui bambini e sulla società tutta.

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Federico Cenci

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